Il re dei re
Titolo originale: King of kings
USA: 1961. Regia di: Nicholas Ray Genere: Drammatico Durata: 168'
Interpreti: Viveca Lindfors, Robert Ryan, Harry Guardino, Hurd Hatfield, Jeffrey Hunter, Carmen Sevilla
Sito web:
Nelle sale dal:
1961
Voto: 8
Trailer
Recensione di: Samuele Pasquino
Si narra la vita di Gesù di Nazareth (Jeffrey Hunter), il Messia atteso da anni dal popolo di Giudea, dalla nascita a Betlemme ai primi miracoli, dalla predicazione all’entrata a Gerusalemme, fino alla crocifissione e alla resurrezione.
Nel 1961 la Metro Goldwyn Meyer ha prodotto un film che è entrato nella storia della cinematografia e che si è contraddistinto come uno dei migliori colossal concernenti la vita di Gesù.
Nicholas Ray ha imposto uno stile austero e molto rigoroso, scegliendo più temi contenutistici e operando una selezione temporale consona alla durata di un peplum religioso. “Il re dei re” tratta la più importante biografia religiosa della religione cristiana e ne illustra alcuni dogmi che ancora permangono.
Ray, regista pragmatico e meticoloso, racconta nella prima parte le fasi salienti della dominazione della Giudea da parte dei Romani, a partire dall’entrata prepotente e spregiudicata di Pompeo a Gerusalemme. Il condottiero viola il sacrario e una voce narrante, che accompagna lo spettatore nell’arco di tutta la storia, ne inasprisce i toni con severo disaccordo. Le scene di massa vengono costruite con saggezza narrativa e ponderate con cognizione di causa notevole, lasciando principalmente spazio alla figura di Gesù, che si fa largo con la sua predicazione nel dedalo angusto e travagliato di una terra dominata con pugno duro.
Lo sfondo sociale nel quale il Messia si muove si pregna di una politica fondante i principi dell’impero romano. Sfilano le più alte cariche, da Ponzio Pilato e sua moglie Claudia al tribuno Lucio, da Erode Antipa ed Erodiade. Il sinedrio trova nel sommo sacerdote Caifa l’anima di un’antica tradizione religiosa ebraica legata ad una visione ostinata delle Sacre Scritture. Tale conservatorismo trova in Gesù e nella sua predicazione una minaccia inspiegabile e tale intento viene denunciato e punito.
Ray tocca molti punti essenziali, ma non tutti, si concentra su pochi miracoli, esalta le figure di Maria, degli apostoli e di Giovanni Battista, trovando persino conversioni in seno all’impero: il tribuno Lucio e Claudia Procula abbandonano la visione politeista per affermare la loro volontà di credere in un unico Dio, descritto con vigore e saggezza da Gesù stesso. Religione e politica sono qui destinate ad intrecciarsi in più occasioni, specialmente nella persona di Barabba, promulgatore di una logica contraddistinta dalla violenza e dalla ribellione più aspra. La gentilezza e l’intensità della predicazione cristiana si contrappongono quindi alla guerra promossa da Barabba, fino alle inevitabili conseguenze che vedranno in Gesù il martire annunciato.
Questo film è obiettivamente molto bello e ben fatto, tuttavia la sintesi operata da Nicolas Ray proprio nelle fasi conclusive della vita terrena di Gesù lascia qualche riserva.
La passione e le sofferenze subite dal Messia sono descritte attraverso poche scene e in maniera assai leggera, ciò lascia francamente un pò perplessi, considerando la condotta del regista ottimale fino agli ultimi venti minuti della storia.
La scena finale, comunque, si presenta interessante e significativa e sugella un racconto profondo e coinvolgente.
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