In memoria di me
Italia: 2006. Regia di: Saverio Costanzo Genere: Drammatico Durata: 115'
Interpreti: Christo Jivkov, André Hennicke, Marco Baliani, Fausto Russo
Alesi, Filippo Timi, Stefano Antonucci, Rocco Andrea Barone
Recensione di: Battista Passiatore
Dopo uno strepitoso successo di critica e pubblico
ottenuto con la sua opera prima "Private", il giovane cineasta
Saverio Costanzo torna dietro la macchina da presa e con "In memoria di
me" cavalca la sottile linea di confine tra laici e cattolici, tra
spiritualità e materialità. Il regista costruisce il suo nuovo lavoro
interamente all'interno di un seminario, raccontando di vocazioni, di
turbamenti, del mondo rigido e severo dei gesuiti, che pur non vengono mai
direttamente nominati. Ne esce fuori una pellicola sofferta, non definita né
definitiva, alla quale, per stessa ammissione del regista, chiunque può
attribuire il senso che gli è più consono, più corrispondente alle proprie
corde. Costanzo si muove morbidamente tra i corridoi di S. Giorgio Maggiore a
Venezia, seguendo le sorde e chiuse peregrinazioni di un giovane novizio
dell'ordine da poco arrivato, muovendo con garbo e grazia la macchina da presa
con lunghe carrellate o dolly accennati, giocando sui raccordi di montaggio, e
su una fotografia che mettesse in risalto il chiaroscuro. Tecnicamente, dunque,
un notevole passo avanti rispetto a Private,
per un film che spara molto in alto, pur non avendo la pretesa di avere la
soluzione in tasca, ma che mette sul piatto temi scomodi e controversi.
Costanzo si muove ambiziosamente tra Dreyer e Bresson, conservandone quel
toccante, lucido sentimento di ambiguità, ma perdendo in rigore morale, non
avendo la barra del timone dritta su una rotta. Per sua stessa ammissione tante
direzioni, tante sfumature che prende il film sono emerse quasi
inconsapevolmente in sede di lavorazione. In
memoria di me rappresenta comunque un tentativo coraggioso di parlare di un
argomento a prima vista così poco cinematografico, raccontandone con passione e
senza cedere a tentativi di spettacolarizzazione un mondo troppo spesso in
balia di stereotipi e di vulgate con poco fondamento, fallendo complessivamente
l'obiettivo, ma segnando una strada che ci auguriamo venga sempre più spesso
percorsa.
Giudizio:
Buono
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