Ivan il Terribile
Titolo originale: Ivan Groznyi
URSS: 1945 Regia di: Sergej M. Ejzenstejn Genere: Drammatico Durata: 96 '
Interpreti: Nicolaj Cerkasov, Lyudmila Tselikovskaya, Serafina Birman, Andrei Abrikosov, Amvrosi Buchma, Pavel Kadochnikov, Mikhail Kuznetsov, Aleksandr Mgebrov, Mikhail Zharov, Mikhail Nazvanov, Maksim Mikhajlov, Vsevolod I. Pudovkin, Lyudmila Tselikovskaya
Sito web:
Nelle sale dal:
1947
Voto: 7,5
Trailer
Recensione di: Roberto Fedeli
Il grande regista narra la storia del primo grande zar di Russia, dalla sua incoronazione all’imposizione del proprio potere a scapito dei Boiari.
Ivan, come Aleksander Nevski, deve guardarsi più dai complotti intestini, che dai numerosi attacchi esterni. I Boiari non riescono ad accettare la riunificazione del potere russo e ne boicottano gli ordini per farlo desistere da un progetto così ambizioso. Il principe ne insidia la moglie e non accetta di dovergli cedere sempre il successo in battaglia.
La pellicola non gode dell’epicità di “Aleksander Nevski”, ma ne riprende il carattere teatrale.
Le scene d’azione sono quasi assenti, in luogo di profondi ritratti psicologici dei personaggi.
I volti degli attori si ergono a specchio di tutte le inflessioni interiori che ne dominano la personalità.
La regia fa molti primi piani dei protagonisti ed indugia sulla teatralità della loro recitazione. Nella scena iniziale dell’investitura dello zar, la macchina da presa riprende i particolari dello scettro e della corona. Inoltre tergiversa sulle espressioni invidiose degli astanti. Eisenstein riesce attraverso un numero di immagini esigue, a restituirci la totalità della situazione controversa che regna a corte.
La platealità vive il suo acme nella scena delle suppliche dello zar, in fin di vita, verso i sudditi avvoltoi.
Egli strepita, si contorce di dolore, ed impreca affinchè il suo potere venga trasferito ad un successore legittimo; ma nessuno giura fedeltà alle sue implorazioni.
Il potere dello zar viene palesato nella scena del suo discorso sul commercio, quando l’ombra imponente del sovrano viene proiettata sul muro, schiacciando la presenza di un suo funzionario. Questa dinamica minacciosa ricorda da vicino le ombre esaltate dalla chiarezza dei fondali, in “Vampyr” di Dreyer.
Il film perde la dinamicità cinematografica dei precedenti lavori del regista russo, acquistando tuttavia un ethos teatrale degno del miglior Laurence Olivier.
Anche in questo film non manca l’ideale socialista di ricostruzione. Infatti la legittimità del potere dello zar viene ricostituita attraverso l’appoggio essenziale del popolo.
È una riedificazione che deve partire dal basso, per mirare a traguardi sconfinati in altezza.
L’immagine finale è una summa dell’intero discorso filmico. Il primissimo piano dello zar sulla destra con l’intero popolo inchinato in suo onore sulla sinistra del frame, anticipa il futuro glorioso della Russia unificata.
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