La classe - Entre les murs
Titolo originale: Entre les murs
Francia: 2008. Regia di: Laurent Cantet Genere: Drammatico Durata: 128'
Interpreti: François Bégaudeau, Nassim Amrabt, Laura Baquela, Cherif Bounaïdja Rachedi, Juliette Demaille, Dalla Doucouré
Sito web: www.hautetcourt.com
Nelle sale dal: 10/10/2008
Voto: 9
Trailer
Recensione di: Denis Zordan
Le fatiche quotidiane di un giovane professore di francese in una classe turbolenta e variegata: dalle poche soddisfazioni alle battaglie con alcuni ragazzi difficili al rapporto con un preside normativo e con colleghi più o meno comprensivi.
Dove conduce un film come Entre Les Murs? Forse nel centro delle contraddizioni contemporanee. Dopo aver visto il lavoro precedente di Cantet (Verse le Sud, 2005), la mia sensazione fu che la ricerca del regista e del suo cosceneggiatore Robin Campillo (quest’ultimo autore di quel Les Revenants, inedito in Italia, sul quale prima o poi bisognerà pur tornare a ragionare) avesse imboccato una strada feconda, foriera di possibili esiti importanti. La conferma viene da questo lavoro, vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes. Un vero capolavoro, un film bello come il sole, che dura oltre due ore ma non fa avvertire la minima fatica, che si mantiene teso come una corda di violino per tutto il tempo, che non concede nemmeno un minuto di distrazione allo spettatore, un film che vive della sua verità e della sua umanità più reali del reale. Un film che lascia commossi e stupiti, dove i piccoli eventi della vita quotidiana di una classe di scuola media (un mondo dentro il mondo) assurgono ad eventi di capitale importanza, vissuti a fior di pelle e di nervi.
La parola, con la sua forza e la sua durezza, imperversa per tutto il film, costringendo all’impegno e all’intervento (un po’ come nell’ultimo lavoro di Kechiche, Cous Cous). Un tour de force di punti di vista, di sfide verbali che mettono in gioco visioni del mondo, ansie, pregiudizi. Non dovete credere a chi vi dirà che Entre Les Murs è un film sulla scuola girato con molto realismo. No, il film di Cantet, tratto da un libro di François Bégaudeau (insegnante e scrittore, che interpreta in modo straordinario la parte del protagonista) ha a che fare con l’inafferrabile, con l’oscuro che c’è nelle persone e che nessuna metodologia, razionalità e ideologia (per progressista che sia), sono in grado di afferrare.
Cosa si muove dentro Souleymane, il ragazzo di colore che, espulso dalla scuola da un burocratico quanto dovuto Consiglio di Disciplina, segna la sconfitta dell’educazione di fronte all’imprevedibilità delle emozioni? Perché la ragazzina di colore, alla fine dell’anno scolastico, sostiene di non aver capito né imparato nulla, quando tutto sembrerebbe indicare il contrario, persino per un basito professore?
Entre les Murs, girato come un thriller, non è nemmeno un film sulle difficoltà della società multiculturale e multirazziale, anche se lo sembra. Racconta invece dell’esistenza di muri invisibili dentro e fuori di noi, pareti da spostare o da infrangere, contro le quali ci si può fare male, arrabbiarsi, indignarsi, fino a rimanere sconsolati di fronte alla loro resistenza e alla loro opacità. Quando il professore apostrofa le due ragazzine che hanno ridacchiato durante tutto il consiglio di classe chiamandole “petasses” (“sgallettate” nella versione italiana) finisce con lo sperimentare la straordinaria violenza della parola, anche al di là delle sue intenzioni e dei suoi autentici significati.
Il cuore del film è qui, nello sguardo attonito dell’insegnante che intuisce il suo fallimento ma non si rassegna, combatte per giungere ad una verità che sfugge da ogni parte, che si nega alla comunicazione e al contatto umano, ma sembra sempre lì presente, così vicina da poterla prima o poi afferrare.
Forse pochissimi film come questo toccano da presso l’estrema difficoltà di agire giustamente, facendo intravedere il confine sottilissimo che separa fratellanza e guerra, vita e violenza.
Entre les Murs rimane sospeso, in attesa di scoprire qualcosa che forse si è smarrito, che forse si potrà presto o tardi cogliere e identificare.
Qualcosa che ci aiuti a capirci, a parlare, a vivere sereni, senza sentirci come navi sballottate dalle onde di un mare in tempesta.
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