La rivincita di Natale
Titolo originale: La rivincita di Natale
Italia: 2003. Regia di: Pupi Avati
Genere: Drammatico
Durata: 99'
Interpreti: Diego Abatantuono, Carlo Delle Piane, Alessandro Haber, Gianni Cavina, George Eastman
Sito web ufficiale:
Sito web italiano:
Nelle sale
dal: 30/01/2004
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Ciro Andreotti
L'aggettivo ideale: Nostalgico
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Durante una serata in casa di un amico: Franco Mattioli, impresario di una trentina di sale cinematografiche della Lombardia, viene a conoscenza che un suo vecchio amico, Lele Bagnoli, versa in gravi condizioni di salute. Franco raggiunta Bologna e riconcialiatosi con Lele gli comunica che a distanza di diciassette anni vuole rigiocare la partita a poker dalla quale uscì rovinato.
Riuniti tutti gli altri componenti di quella partita Franco si ritroverà sempre la sera di Natale a rigiocare una rivincita attesa da molti anni.
Franco Mattioli, Ugo Cavara, l’avvocato Santelia , Gabriele 'Lele' Bagnoli e Stefano Bertoni hanno nuovamente preso scuse dai rispettivi impegni natalizi per passare assieme la serata della vigilia.
Non li guida oggi come allora, il senso di un’amicizia già agonizzante diciassette anni prima, ma bensì la vendetta covata da Franco (Abatantuono) che ingannato dai suoi ex amici rimase rovinato ma che con grande fatica riuscì a risollevarsi. Gli anni passati e i segni del tempo inesorabile sembrano non aver risparmiato nessuno: Santelia (Dalle Piane) è forse il meno segnato sia nello spirito che nell’aspetto, tutt’ora è un ricco industriale di Lamezia Terme che si diletta fra lezioni di danza e serate passate a giocare a poker per puro divertimento. Ugo (Gianni Cavina) ha passato più anni dietro le sbarre che a proseguire il suo lavoro di “teleimbonitore”, del quale ormai conserva solamente un pallido ricordo, e ora è ridotto a lavorare come cameriere in un ristorante etnico: “……. come uno dei pochi bianchi che in questo paese si ritrova a lavorare per i neri”.
Lele (Haber) affetto da una grave malattia, per il poco tempo che gli resta da vivere, lavora all’archivio della cineteca comunale. Stefano (Eastman) ha scelto di vivere, e diventare socio, di un antiquario d’arte. Chi meglio, e chi peggio, tutti hanno “tirato avanti” uno solo però accecato dalla vendetta, che lo ha reso insonne, non si è accontentato del denaro accumulato negli ultimi tre lustri. Franco venuto a conoscenza delle gravi condizioni di Lele parte alla volta di Bologna per capire quanto tempo può restargli per portare a compimento la sua personalissima vendetta. Riorganizza il medesimo tavolo e ovviamente vuole rifarsi di una vita piena di astio. Dopo “Il Cuore Altrove” Avati mette a segno un piccolo capolavoro della sua ormai trentennale carriera, spinto dalle richieste degli attori di un suo vecchio successo a rievocare i personalissimi fantasmi di un Abatantuono che mai si sarebbe dato pace se non dopo aver portato a conclusione questa nuova partita.
Avati sforna un sequel che anche se non all’altezza del primo film comunque non sfigura minimamente e anzi con la medesima cattiveria che si viene a ricreare ci fa capire che la vendetta in alcuni frangenti può anche far star meglio.
I richiami al film datato 1986 sono continui, la pellicola si apre con un flash back della vecchia partita, i ricordi invadono la vita di Franco che pare ormai vivere in uno stallo temporale e che addirittura la sera della partita ricorda lo scoccare dell’orologio alla mezzanotte del 25 dicembre di diciassette anni prima.
Abatantuono, Haber e Cavina svolgono bene il loro compito, non va dimenticato che grazie a questo film Abatantuono riuscì ad entrare trionfalmente nel cinema che conta affrancandosi dai suoi precedenti personaggi.
Eastman abbandonata la recitazione da tempo, per seguire esclusivamente il suo lavoro di sceneggiatore, è tornato sugli schermi solamente come cortesia nei confronti di un progetto che sentiva anche suo, da li in poi va detto che l’attore di origine genovese ha ripreso a collaborare in qualità di attore di fiction.
Dalle Piane si staglia su tutti e pare sicuramente il giocatore più convincente e attore solido cui un “fisique” non proprio “du role” ha impedito ben altro tipo di carriera. Un nuovo colpo di scena finale modifica ora come nel 1986 le carte in tavola facendo capire che il vero bluff non è quello fra coloro che si trovano al tavolo da gioco ma fra spettatore e pellicola.
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