La terra
Italia: 2005. Regia di: Sergio Rubini Genere: Drammatico Durata: 112'
Interpreti: Fabrizio Bentivoglio, Paolo Briguglia, Massimo Venturiello, Emilio Solfrizzi, Claudia Gerini, Sergio Rubini
Recensione di: Battista Passiatore
Dopo i buoni successi di pubblico e critica (L’amore ritorna, L’anima
gemella, Amnèsia) il regista di Grumo Appula Sergio Rubini, ormai una
conferma del cinema italiano di qualità, torna presentando il suo nuovo
film dal titolo semplice e forte “La terra”; Nella luce abbacinante,
“messicana” del Salento dove si sono svolte le riprese, la storia
strizza l’occhio al “giallo”, ma è soprattutto un dramma etico, il
“mezzogiorno di fuoco” di un quarantacinquenne tornato a casa di
lontano. E’ un film che ambisce al romanzesco nel porre e governare il
dilemma della distanza/vicinanza rispetto alle radici, in fondo la
magnifica ossessione della filmografia del Rubini regista: otto film,
sei dei quali girati nella sua Puglia o alla Puglia legati per lingua e
provenienza del protagonista. La storia ruota attorno a quattro
fratelli: Luigi (Fabrizio Bentivoglio), da anni trasferitosi al Nord,
professore di filosofia a Milano; Michele (Emilio Solfrizzi), titolare
di un mobilificio in paese e desideroso di lanciarsi in politica: Mario
(Paolo Briguglia), poco più che un ragazzo, impegnato principalmente
nel volontariato, e infine Aldo (Massimo Venturiello), il fratello
bastardo, figlio dl un’altra donna, l’unico che vive sulla terra e la
lavora. Durante le vacanze di Pasqua Luigi torna al paese, convinto di
sbrigare in pochi giorni le trattative per la vendita della proprietà.
Invece si ritrova coinvolto nei litigi familiari e si scontra con Aldo,
che non ha alcuna intenzione di vendere. Infastidito dalla situazione,
Luigi è sul punto di lasciar perdere e tornare a Milano, ma l’omicidio
di un amico di famiglia Io costringe a restare, anche perché ognuno dei
fratelli è un potenziale sospettato. Il risultato è una commedia che
sterza progressivamente verso il giallo, pur mantenendo un tono
leggero. A proposito del suo film, Sergio Rubini, che vi partecipa
anche come attore, interpretando la parte di un usuraio, parla di
suggestioni omeriche, azzardando un paragone fra il ritorno di Ulisse a
Itaca e quello di Luigi alla sua terra.
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