Lezione 21
Titolo originale: Lezione 21
Italia: 2008. Regia di: Alessandro Baricco Genere: Drammatico Durata: 98'
Interpreti: John Hurt, Clive Riche, Matthew T. Reynolds, Noah Taylor, Clive Russell, Tim Barlow, Michael Jibson, James Payton, Leonor Watling, Natalia Tena, Andy Gathergood, Daniel Tuite
Sito web:
Nelle sale dal: 17/10/2008
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Mirko Di Nella
Un Baricco inedito in una lezione di stile e di cultura.
Il titolo si riferisce ad una delle lezioni bizzarre dell’eccentrico e geniale professor Mondrian Killroy in cui si diverte ad esaminare e distruggere le opere d’arte sopravvalutate, in questo caso rappresentata dalla celebre Nona sinfonia di Beethoven, ed in particolare soffermandosi sulla vera storia della sera in cui la presentò per la prima volta al mondo a Vienna nel 1824.
Lezione 21 è la ricostruzione di quella lezione, così come l’hanno tramandata gli appunti e i ricordi dei suoi studenti, una lezione che partiva da una storia che narrava la morte di un giovane musicista austriaco nel 1824, Hann Peters, il cui corpo fu trovato assiderato al centro di un lago ghiacciato, seduto su di una valigia e con un violino in mano, che cingeva così stretto che non fu possibile aprirgliela e quindi furono costretti a seppellirlo con il suo strumento.
Lo scrittore torinese Alessandro Baricco esordisce dietro la macchina da presa, dopo aver concesso la trasposizione del suo monologo teatrale Novecento a Tornatore per il suo eccessivo La leggenda del pianista sull’oceano e il romanzo Seta a Girard per l’omonimo e poco apprezzato film, e lo fa con originalità e personalità, dirigendo un film dal sapore ottocentesco tutto europeo a partire dal sontuoso cast a disposizione. Sceglie un linguaggio “barocco” per certi versi, ispirandosi a Peter Greenaway in alcune scelte stilistiche vertendo la narrazione su più piani che inizialmente può confondere o spiazzare lo spettatore per poi sedurlo più con le parole che con le immagini. Baricco è certamente un abile narratore che riesce ad affascinare con le sue storie ma non a sapersi districare e gestire con la macchina da presa il pathos con cui riesce ad ammaliare nei suoi libri; non riesce ad incrementare il suo potenziale se non sul finale, ed è qui che cogliamo qualche limite nella pellicola che sfrutta poco il linguaggio cinematografico risultando quasi teatrale nell’impostazione, ma ciò risulta comprensibile sia per lo script che ha prevalenza sulle immagini, che per la poca esperienza del romanziere.
Ciononostante rimane un progetto demistificatorio di un’opera maestosa originale, che appassiona con intuizioni argute e felicemente coniugate con la narrazione, un film eccentrico, autocompiacente, esageratamente narrativo e ricco di riferimenti musicali e culturali, irritante o magnificente a differenza del parere che si ha con il celebre narratore torinese, certamente un film colto e raffinato che ha nelle parole più che nelle immagini la sua forza e la sua bellezza.
|