Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti
Titolo originale: Lung Boonmee Raluek Chat
UK, Thailandia, Germania, Francia, Spagna : 2010. Regia di: Apichatpong Weerasethakul
Genere: Drammatico
Durata: 113'
Interpreti: Natthakarn Aphaiwonk, Sakda Kaewbuadee, Geerasak Kulhong, Jenjira Pongpas, Thanapat Saisaymar
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Nelle sale
dal: 15/10/2010
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Introspettivo
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L’ultimo lavoro di Apichatpong Weerasethakul ha vinto la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2010, portando l’autore all’ennesimo riconoscimento per la sua opera, che è molto più ampia, infatti il regista non si dedica solo al cinema, ma all’arte in senso lato (ha allestito mostre e installazioni in molti paesi, a partire dal 1998).
La storia narrata ha delle linee guida prese dal reale come il suo protagonista.
Lo zio Boonmee è ammalato di insufficienza renale.
Sente che il suo tempo su questa terra sta per scadere, così chiede a Jen di trasferirsi in campagna e occuparsi della tenuta quando lui non ci sarà più. Una sera, mentre sono a cena, lo zio Boonmee riceve la visita del fantasma della moglie e quella del figlio in forma animale. Sarà l’inizio di un cammino spirituale, oltre che fisico, che lo porterà a riflettere sulla vita.
Negli intenti dell’autore c’è stato quello di raccontare il rapporto uomo-animale, cancellando la linea di demarcazione che li separa. Apichatpong Weerasethakul ha voluto delineare la trasmigrazione dell’anima tra esseri umani, piante e animali, fondamento delle credenze locali. Il film va letto in un ottica diversa da come gli occidentali sono soliti fare. È un viaggio spirituale che porta alla conoscenza, o al rispolvero, di una cultura altra molto affascinante e ricca di mistero, e che impone il credere o meno, come qualsiasi altra credenza.
Boonmee, per il regista, raffigura qualcosa che sta scomparendo: un certo tipo di cultura, le tradizioni e lo stesso cinema, come lo si conosceva fino a poco tempo fa. Il nuovo non è detto che sia migliore o peggiore, ma è sicuramente diverso e l’approccio che si ha è molto ingurgitativo. Oggi sempre più spesso domina la filosofia del cotto e mangiato, la gente va di corsa, non soffermandosi più su quei valori, quelle tradizioni e quella cultura che, solo fino a pochi anni fa, avevano un peso essenziale e reverenziale. Apichatpong Weerasethakul ha voluto soffermarsi su questi valori, facendo un omaggio al suo paese, che diventa, attraverso il cinema, un omaggio a tutti i paesi. Spinge lo spettatore alla riflessione, costringendolo all’osservazione, all’ascolto e, in alcuni momenti, alla decifrazione di codici che non sempre si conoscono.
L’idea del film prende spunto da un libretto intitolato Un uomo che ricorda le sue vite passate, scritto da un monaco che ha raccolto i racconti di un anziano signore, lo zio Boonmee appunto.
Per Apichatpong Weerasethakul il soggetto principale del film non è, però, lo zio Boonmee, ma è l’idea di reincarnazione e delle anime vaganti. Il tema centrale del film è la credenza negli elementi soprannaturali e di come queste facciano parte della vita di ognuno.
Il fantasma della moglie di Boonmee compare per accompagnare l’uomo nel suo ultimo viaggio e prepararlo a ciò che gli sarebbe accaduto. Il regista non specifica quali siano le vite precedenti del titolo, ha voluto lasciare libera l’interpretazione dello spettatore. Gli spiriti dei boschi sono in forma animale e sono circondati da un alone di mistero, soprattutto, all’inizio.
Le figure scure, delle quali si scorge solo la luce rossa degli occhi, immergono lo spettatore in un universo che convive in concomitanza con l’uomo, e col quale può entrare in contatto e unirsi. La bellezza del cinema è anche questa, permette di conoscere infinitamente di più delle altre culture, in un modo immediato.
Il film è molto particolare, il soprannaturale e il quotidiano coesistono con naturalezza, si sviluppa su più livelli, che permettono più chiavi di lettura, lasciando allo spettatore la scelta.
È un film semplice, ma non immediato, con un ritmo disteso, che porta al pensarci su dopo averlo visto.
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