Luce dei miei occhi
Titolo originale: Luce dei miei occhi
Italia: 2001 Regia di: Giuseppe Piccioni Genere: Drammatico Durata: 120'
Interpreti: Luigi Lo Cascio, Sandra Ceccarelli, Silvio Orlando
Sito web:
Nelle sale dal: 7 Settembre 2001
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Samuele Pasquino
L'aggettivo ideale: Emblematico
Antonio (Luigi Lo Cascio) è un autista con clienti importanti, appassionato di fantascienza e single. Maria (Sandra Ceccarelli) gestisce un negozio di surgelati, è divorziata e ha una figlia, Lisa.
Una sera i due si incontrano per una circostanza fortuita, trascorrono la notte insieme, ma la donna, a causa della difficile situazione familiare e oberata dai debiti, respinge l’amore di Antonio.
Quest’ultimo decide di aiutarla prendendo in carico un secondo lavoro al soldo di un estorsore, Saverio (Silvio Orlando), implicato in affari clandestini.
Il film di Giuseppe Piccioni, considerato da molti un piccolo capolavoro dal notevole valore culturale, è in tutto e per tutto da interpretare come un profondo dramma della solitudine che affonda le sue radici nel passato di chi lo vive. L’occhio della cinepresa scruta discretamente nelle esistenze che si mostrano estremamente diverse fra loro, ma simili in termini emotivi e sostanzialmente confrontabili.
Antonio è una persona sola, instancabile lavoratore, che ama film e romanzi di fantascienza assumendo un tono e un atteggiamento pacati ma un po’ fuori dal mondo, sopiti entro una coltre di lieve timidezza.
Piccioni dedica la prima parte del film proprio a lui, accompagnando le sue gesta e il suo girovagare con la sua stessa voce fuori campo, che narra la storia di un terrestre in terra aliena, l’esatta descrizione della sua vita con una connotazione moderna evidentemente edulcorata.
Vediamo Antonio compensare la solitudine nella ricerca di luoghi affollati, traendo una sorta di beneficio laconico dalla convivialità e dalla tendenza alla collettività delle persone che gli stanno intorno. L’incontro con Maria e sua figlia Lisa gli forniscono una motivazione esistenziale che infrange la monotonia opprimente ed imperante fino a quel fatidico evento personale.
Anche la donna, tuttavia, porta i pesanti fardelli di scelte sbagliate: il negozio di surgelati che gestisce rappresenta metaforicamente la sua esistenza triste, relegata in un limbo stantio, una situazione drammatica e intimamente sconcertante. “Luce dei miei occhi” appare come un titolo emblematico, dal quale può emergere soltanto un sentimento, l’amore, di cui Maria ha una paura latente, causata dalla perdita di fiducia nei confronti dell’universo maschile, che le ha riservato solo delusioni.
Quello di Piccioni è un film d’introspezione, un’indagine sull’importanza del passato raccontata con propensione al futuro. Morgan, personaggio del romanzo fantascientifico letto da Antonio, non è che una proiezione astratta del protagonista.
Da questo assunto si alternano sequenze quasi trascendentali ma impregnate di realtà, dove in una gita in barca si configura un’immagine ideale, un accenno di stabilità familiare, e nel pianto sotto la pioggia una sottomissione al destino avverso.
La dicotomia di situazioni si riassume nella scena in cui ha un impeto improvviso il dialogo fra Antonio e Maria in macchina, dialogo che sprigiona lo stato d’animo della donna e l’esasperazione silenziosa dell’uomo.
Saverio rappresenta l’incognita, la mina vagante della vicenda, che trascina Antonio nei suoi affari illeciti. Lisa è in tutto ciò vittima delle frustrazioni e dei fallimenti degli adulti, a tal punto da considerare sua madre un’estranea in alcuni momenti.
Piccioni indovina il contenuto, che non è speciale ma nel suo percorso inflazionato trova lo stile e la sceneggiatura consona ad una storia di grande impatto emotivo, poiché trattata con dolcezza e realismo doveroso.
Luigi Lo Cascio, Sandra Ceccarelli e Silvio Orlando, senza dimenticare la piccola Barbara Valente, costituiscono un cast raffinato ed incisivo, capace di un’interpretazione sottovoce che sa ispessire i toni facendo riflettere su una storia ordinaria dall’epilogo significativo.
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