L'uomo in più
Titolo originale: L'uomo in più
Italia: 2001 Regia di: Paolo Sorrentino Genere: Drammatico Durata: 100'
Interpreti: Toni Servillo, Andrea Renzi, Nello Mascia, Ninni Bruschetta, Angela Goodwin, Italo Celoro
Sito web:
Nelle sale dal: 2001
Voto: 7,5
Recensione di: Ginevra Foderà
“Che posso dire? Che è meglio aver amato e perso piuttosto che mettere linoleum nei vostri salotti”
E ancora, “Il pareggio non esiste”.
Queste i primi elementi che abbiamo a disposizione per emozionarci di fronte a un Paolo Sorrentino particolarmente inspirato: l’uomo in più, nel gioco del calcio, come nella vita, quello che risolve le situazioni, la soluzione nuova a una vita che sta andando a rotoli, o, forse, “solo” una partita di calcio che stiamo perdendo.
Un uomo in più in attacco, perché pareggiare non interessa a nessuno.
Le sublimi e strazianti musiche danno il ritmo all’acqua del mare che costituisce la cornice dorata della storia, sin dalle prime inquadrature. L’acqua che scorre ci racconta parallelamente due tragedie, attraverso quadri disarmanti per la bellezza; mentre la musica italiana crea un sottofondo speciale, le traiettorie tracciate dall’incubo delle ballerine di uno dei due protagonisti, così come dagli aerei che simboleggiano i forti alti e bassi della vita vissuta, ci raccontano due cammini diversi e uguali, mentre “I will survive” quasi ci fa sorridere, quando, dopo la tempesta, sembra farsi strada, tra le nuvole, un pallido sole, mentre i contrasti visivi si sprecano sul nostro video, tra i bassifondi di Napoli, e ristoranti costosi e le feste in giacca e cravatta.
Ancora, schemi teorici, arte del canto e del ballo, la bellezza nelle immagini di un’Italia tutta italiana, fatta di musica, calcio, mare e balletti. La pellicola è perfettamente suddivisa in due: due storie, le storie di due perdenti che hanno il nome di Antonio Pisapia, che di sicuro ricorderemo bene, guardando “Le conseguenze dell’amore”.
Due personaggi che necessitano di un pubblico per brillare di luce propria, che sanno bene cosa vuol dire far piangere di felicità chi li sta osservando. Due storie attraversate da un concentrato di vita all’apice del successo e, contemporaneamente, di uomini messi fuori gioco e relegati nelle cantine più buie della disperazione.
Solo al finale avverrà l’atteso contatto, anche se solo tramite uno sguardo. Uno sguardo di cui solo Toni Servillo è capace, e, paradossalmente, i due personaggi non si conosceranno mai.
E affrontare il mare su una barchetta, sempre cantando, sembra quasi l’unica soluzione per conseguire una forma di libertà, e poco importa se libertà vuol dire solo cucinare il pesce meglio di chiunque altro, in carcere.
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