Titolo: Marilyn
Titolo originale: My Week with Marilyn
Gran Bretagna: 2011. Regia di: Simon Curtis Genere: Drammatico Durata: 99'
Interpreti: Michelle Williams, Kenneth Branagh, Eddie Redmayne, Judi Dench, Zoë Wanamaker, Philip Jackson, Emma Watson, Dominic Cooper, Derek Jacobi, Miranda Raison, Julia Ormond, Dougray Scott, Pete Noakes
Sito web ufficiale: www.myweekwithmarilynmovie.com
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 01/06/2012
Voto: 8,5
Trailer
Recensione di: Daria Castefrachi
L'aggettivo ideale: Rivelatore
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Davvero bello Marilyn. Tratto dal romanzo My week with Marilyn, di Colin Clark, il film di Simon Curtis è un omaggio all’icona degli anni ’50, Marilyn Monroe.
Marilyn però non parla della vita della grande attrice, dei suoi matrimoni o del suo cinema: tutto è concentrato in un’unica settimana, durante la lavorazione dell’indimenticabile Il principe e la ballerina, al fianco di Sir Laurence Olivier.
E tutto è narrato con gli occhi del giovane Colin Clark, terzo assistente alla regia che, senza volerlo, si ritrova ad essere amico intimo e confidente di Marilyn.
Una Marilyn malinconica, scontenta, schiva e capricciosa, insicura. Ed è proprio questo che colpisce e commuove nel film di Curtis: che la diva avesse problemi di alcool e facesse uso di farmaci è cosa nota ma il ritratto che si evince da questa storia, è quello di una donna che semplicemente aveva un disperato bisogno di amore e di fiducia.
Fa tenerezza la scena in cui Colin osserva le foto sul comodino dell’attrice: una è della madre di Marilyn, quella naturale – successivamente infatti è stata cresciuta da numerose famiglie adottive - e l’altra è di Abramo Lincoln: “Non so chi è il mio vero padre, potrebbe essere anche lui, no?”.
Marilyn: una persona sola, con le sue paure e le sue insicurezze, che soltanto Colin riesce a capire. Mentre Laurence Olivier sbraita per i suoi continui ritardi, non tollera la sua dipendenza dal metodo Stanislavskij e invidia il suo essere una stella incontrastata, Colin la fa sorridere, le dona quel pizzico di libertà di cui lei tanto ha bisogno.
Libertà di essere semplicemente una donna, di poter correre a piedi nudi su un prato, di fare il bagno in un lago.
Splendida a questo proposito la sequenza girata nel parco di Windsor Castle, all’ombra degli alberi le cui foglie ingiallite ricoprono l’erba.
E’ qui, e nei primi piani di Michelle Williams, che la fotografia di Ben Smithard dà il meglio di sé: catturando lo sguardo triste della protagonista e i raggi del sole che filtrano attraverso le fronde degli alberi.
E che dire di Michelle Williams? Meryl Streep ha avuto in lei una degna concorrente al Premio Oscar come Migliore Attrice Protagonista. La sua interpretazione è da brivido e fa rivivere Marilyn Monroe anche nelle movenze: l’attrice ha infatti guardato a più riprese non solo Il principe e la ballerina ma anche altri film della Monroe, restituendo la sua camminata - con quell’ancheggiare così caratteristico - e gesticolando come faceva la vera Marilyn. Una bella sfida, che Michelle Williams ha decisamente vinto, regalando una performance di grande spessore e umanità e riesumando, senza deturparla, una stella intramontabile di Hollywood.
Ottimo anche Kenneth Branagh nei panni di Sir Laurence Olivier: conservatore, attore di teatro che alla novità del metodo Stanislavskij non vuole proprio cedere. Al suo fianco Julia Ormond, che interpreta sua moglie, l’attrice Vivien Leigh, invidiosa del fascino suscitato dalla bella Marilyn.
Completano il cast Eddie Redmayne, nel ruolo di Colin, un giovane di bell’aspetto alla sua prima esperienza nel cinema, Emma Watson, nel ruolo della costumista con cui Colin avvia una relazione, poi interrotta a causa del suo debole per Marilyn e Judi Dench, anziana attrice che lavora sul set con Marilyn e che, a differenza di Sir Laurence Olivier, incoraggia la giovane donna e le offre il suo sostegno.
Un meraviglioso esempio di cinema nel cinema, in cui il dietro le quinte del Principe e la ballerina viene mostrato in maniera fortemente realistica, grazie anche all’ambientazione negli stessi Pinewood Studios nei quali fu effettivamente girato il film di Olivier.
Bello, commovente, nostalgico, malinconico. Impeccabile dal punto di vista prettamente tecnico. Da non perdere.
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