Meduse
Titolo originale: Meduse
Israele, Francia: 2007. Regia di: Etgar Keret, Shira Geffen Genere: Drammatico Durata: 78'
Interpreti: Sarah Adler, Nikol Leidman, Gera Sandler, Noa Knoller, Ma-nenita De Latorre, Zaharia Harifai, Ilanit Ben Yaakov
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Voto: 7,5
Recensione di: Alessandro Grieco
L’ opera prima degli scrittori prestati (ed auspichiamo acquisiti) al cinema, Etgar Karet e Shira Geffen, regala agli spettatori una storia toccante e poetica.
Vincitore della Camera D’Or alla 46.ma settimana internazionale della critica al Festival di Cannes 2007, il film si sviluppa in virtù di un intreccio articolato e suggestivo in cui le vite dei protagonisti, muovendosi in un elegiaco disordine, cercano “il loro posto, l’ amore, l’ oblio o il ricordo”, in una dolce e malinconica Tel Aviv.
Così, mentre una giovane nubenda si rompe una gamba durante il proprio ricevimento di nozze ed è costretta a rinunciare alla luna di miele ai Caraibi, una ragazza incontra sulla spiaggia una bambina strana che, come se fosse magicamente uscita dai flutti, le cambierà la vita drasticamente.
Infine, un’immigrata filippina che tenta di non perdere i legami con la propria famiglia natale, riuscirà, senza accorgersene, a rinforzare il vincolo affettivo tra un’ anziana donna e la figlia. La visionaria messa in scena dei coniugi scrittori è esaltata dalla struggente fotografia e dalle musiche implosive e suadenti di C. Bowen (segnaliamo in particolare, la sublime interpretazione de “La vie en rose” di Corinne Allal).
L’acqua avvolge come in una ragnatela i protagonisti del film, sia che si presenti sotto forma di pioggia salvifica, sia che si manifesti come un mare pieno di insidie. E noi siamo le barche alla ricerca di un soffio di vento, di un anelito di vita che ci permetta di riprendere il cammino interrotto!
Questo rapporto onfalico con il mare rappresenta forse il parossismo poietico degli autori: mare come sineddoche della vita, elemento che, come afferma lo stesso Karet, “è una zona neutrale che cancella le differenze, anche tra i soldati”.
Un suggestivo e coinvolgente universo creativo, insomma, che riflette uno dei rari approcci davvero innovativi al cinema contemporaneo.
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