Milk
Titolo originale: Milk
USA: 2008. Regia di: Gus Van Sant Genere: Drammatico Durata: 128'
Interpreti: Sean Penn, Emile Hirsch, Josh Brolin, Diego Luna, James Franco, Alison Pill,Victor Garber, Denis O'Hare, Joseph Cross, Stephen Spinella, Lucas Grabeel, , Brandon Boyce, Howard Rosenman, Kelvin Yu, Jeff Koons
Sito USA: www.filminfocus.com
Sito UK: www.milkmovie.co.uk
Nelle sale dal: 23/01/2009
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Anna Maria Pelella
La vera storia di Harvey Milk, consigliere comunale a San Francisco negli anni settanta e militante per i diritti civili degli omosessuali, ucciso da un rivale politico insieme al sindaco della città.
Harvey Milk è stato il primo uomo politico americano a dichiarare la propria omosessualità e a lottare per i diritti civili del gay. Questo nei lontani anni settanta, quando bandiere e cortei erano all'ordine del giorno e quando gli idealisti potevano ancora sognare, finchè qualcuno non ha cominciato a svegliare tutti a colpi di arma da fuoco.
In America, si sa, le armi da fuoco sono un diritto garantito dalla costituzione, e quindi chiunque ne può possedere una. Ma quello che chiunque non dovrebbe poter fare è, invece, usarle contro chi non la pensa come lui.
Ma questo in America non pare garantito, in realtà, da nessuno.
Così Van Sant ci porta per mano in un'epoca storica in cui i pionieri spesso finivano martirizzati sull'altare di una normalità invocata a gran voce dal popolo americano o dai custodi della sua morale, e ci racconta una delle mille storie di cui l'America è piena: quella di un altro idealista ucciso da un bigotto reazionario. Vi dice nulla? Come dite? Addirittura adesso in America i bigotti reazionari sono al governo e tirano bombe in nome della democrazia? Dev'essere una deriva recente, perchè negli anni settanta si limitavano ad ammazzare prevalentemente tra le pareti di casa e in genere uccidevano tutti quelli che si prendevano la briga di avviare il motore di un quasiasi cambiamento.
Abbiamo così molte storie di persone ammazzate per aver difeso i diritti dei neri, o quelli uccisi per aver tentato di dare dignità ai gay, alle donne, e via così. Ci sarebbe materiale per girare milioni di film. Ed è infatti un altro di questi milioni di racconti che Van Sant ci regala con il suo stile inconfondibile e la sua estetica superiore.
L'atmosfera che si respira è quella possibilista del momento storico, e le bandiere e i piccoli cortei danno un tocco nostalgico al racconto.
I protagonisti sono terribilmente credibili e poeticamente presi dal loro contagioso fervore. E mentre assistiamo all'ascesa politica, raccontata da Milk al suo registratore, vediamo coi suoi occhi tutte le possibilità a disposizione di chi è desideroso di affermare i propri diritti in una nazione che, almeno a parole, si dichiara libera.
Harvey vive sulla propria pelle tutte le contraddizioni di questo spacco tra la realtà e la sua definizione da parte dei media. E se tutto gli sarà sembrato possibile, è certo che la follia, di cui egli trascura i segnali, era appostata sulla sua strada fin dall'inizio.
La sua storia è raccontata in maniera semplice, senza neanche un'ombra del compiacimento guardone che si suppone debba accompagnare certe tematiche.
Quella che vediamo è un'altra storia di persone sacrificate sull'altare di una normalità imposta al punto tale che finisce per soffocare ogni afflato di diversità. E se in alcuni passaggi il racconto appare un tantino didascalico, come ad esempio nelle scene finali e nell'accostamento tra Harvey e il sacrificio di Tosca, che si getta dagli spalti di Castel Sant'Angelo nella rappresentazione teatrale che fa da sottofondo agli ultimi minuti, è solo perchè di certo un'esteta come Van Sant non può non cedere al fascino di un'accostamento sacrilego, anche se leggermente scontato.
Sean Penn si conferma attore di razza, e regala al suo personaggio un'ingenuità velata di quell'idealismo che spesso è il motore dei cambiamenti, i quali spinti a velocità supersonica dal momento storico, vengono a volte arrestati di colpo dalla paura di un singolo.
Mentre Josh Brolin recita con misurata ambiguità la follia che si nasconde dietro la facciata di normalità perbenista e puritana. Ed è in effetti insieme la nemesi di Milk e la rappresentazione del conflitto che anima tuttora l'America, una nazione che prima impone ai suoi figli chi e in che modo amare e poi si spinge fino a prescrivere ad ogni cittadino chi dovrà odiare.
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