Million dollar baby
USA: 2004. Regia di: Clint Eastwood Genere: Drammatico Durata: 132'
Interpreti: Clint Eastwood, Hilary Swank, Morgan Freeman, Jay Baruchel
Recensione di: Raffaella Perri
Una folla scalpitante ad un incontro di boxe. Una giovane ragazza con un mantello verde. Un solo urlo che si solleva dalla tribuna: WOKUSHA!! WOKUSHA!!! Wokusha: è questo il nome da pugile di Maggie (Hilary Swank), con il quale l’ha ribattezzata l’anziano allenatore Frankie. Wokusha significa “Mio tesoro”, “mio sangue”.. Ed è anche il termine che più può rappresentare questo secondo capolavoro di Clint Eastwood, “Million Dollar Baby”, tratto dai racconti della raccolta Rope Burns di F.X. Toole: apparentemente un film incentrato sul mondo della boxe, dove in realtà quest’ultima fa soltanto da sfondo, perché i veri protagonisti sono i sentimenti, qualcosa che non è necessariamente collegato all’avere lo stesso “sangue”… Così come c’insegna la storia di Maggie e Frankie.
Maggie è una ragazza “non più giovanissima” per iniziare uno sport (ha poco più di 30 anni), ma è intenzionata a farsi allenare a tutti i costi da Frankie, anziano allenatore che gestisce una palestra di pugilato a Los Angeles, apparentemente non interessato ad allenare una ragazza, finché, dopo le dimostrazioni di tenacia da parte di quest’ultima e i suggerimenti di Scrap (Morgan Freeman), ex pugile ed ex allievo di Frankie, decide di prenderla sotto la sua ala. Maggie non delude le sue promesse: s’impegna al massimo e riesce a raggiungere livelli elevatissimi… E comincia a nascere un legame fortissimo fra lei e Frankie perché hanno qualcosa che li accomuna: sono entrambi soli. Ed entrambi vivono per la boxe. Maggie, orfana di padre (l’unico che davvero la capiva) ha in realtà una famiglia, ma è semplicemente sbeffeggiata e sfruttata da quest’ultima; Frankie, invece, ha una figlia, ma non ha più rapporti con lei da anni a causa di antichi rancori… Inizialmente distante nei confronti di Maggie, Frankie poco poco comincia a provare un affetto sincero e disinteressato sempre più forte nei confronti di Maggie, che si tramuta presto, e si rafforza, dopo un tragico episodio che colpisce la ragazza, in un vero e proprio rapporto padre-figlia… Ed è qui che emerge un’altra caratteristica in comune fra Frankie e Maggie: una purezza d’animo che si tramuta quasi in tenerezza, quella di un padre verso la figlia per quanto riguarda Frankie e quella di una ragazza capace di sorridere per le piccole cose della vita nel caso di Maggie; due personaggi letteralmente “candidi” e simili, per quanto possano sembrare distanti all’inizio del film. “Million Dollar Baby” ha fatto incetta di oscar nel 2005 (miglior film, miglior regia, miglior attrice protagonista e miglior attore non protagonista), e mai premi furono così meritati come in questo caso: nel corso della pellicola, si ha una vera e propria escalation di emozioni, da quelle più “tiepide” dell’inizio a quelle fortissime e struggenti della fine; una escalation che procede di pari passo con lo stringersi sempre più forte del rapporto fra Maggie e Frankie. Grande spessore da parte degli attori principali: una Hilary Swank che riesce a doppiare la perfetta performance (che le valse il primo Oscar) offerta in “Boys don’t cry”; un Cilnt Eastwood sempre più convincente e un grande Morgan Freeman, nella parte dell’unico amico di Frankie, l'unico capace di saperlo "prendere" e di non "prendersela" quando il suo vecchio allenatore alla fine lo incolperà della sorte di Maggie, pur ravvedendosi poco dopo...
Perché un padre, si sa, vorrebbe proteggere i figli da ogni pericolo, ed evitare che commettano degli errori… Ma lo stesso Frankie sa che quando un sogno è talmente forte, nessun pericolo, nessun ostacolo può fermare chi lo rincorre…
Sogni. Speranze. Sconfitte. Vittorie. Vita. Morte. Million Dollar Baby è tutto questo. Ed è per questo che è assolutamente da vedere: se un film si può definire capolavoro quando va al di là delle preferenze di genere e mette tutti d’accordo, allora Million Dollar Baby è sicuramente il più grande capolavoro degli ultimi anni.
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