Misure straordinarie
Titolo originale: Extraordinary Measures
USA: 2010. Regia di: Tom Vaughan
Genere: Drammatico
Durata: 105'
Interpreti: Brendan Fraser, Harrison Ford, Keri Russell, Jared Harris,
Courtney B. Vance, Meredith Droeger, Diego Velázquez, Sam Hall, Patrick
Bauchau, Lily Mariye, P.J. Byrne, Jeanine Jackson, Ayanna Berkshire,
Gavin Bristol, Robert Blanche, G.J. Echternkamp, Jana Lee Hamblin,
Brennan Claire, Landon Brooks, Dee Wallace, Jeanette McMahon, Sharonlee
McLean, Peter Young, Alan Ruck, David Clennon, Andrea White
Sito web: www.extraordinarymeasuresthemovie.com
Nelle sale
dal: 23/04/2010
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Asfittico
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il Pressbook del film
Cinema e patologie mediche in "Misure straordinarie",rarefatto esame di una condizione sociale sacrificata ai processi di ricerca delle multinazionali farmaceutiche condotti a beneficio del reddito e sovente a scapito del servizio alla terapia.
La sindrome di Pompe è una forma di distrofia muscolare che conduce al deterioramento della struttura motoria dell'uomo e che colpisce giovani e bambini,in forma letale o di paralisi.
"Misure straordinarie" è ispirato alla vera storia di John Crowley,(Brendan Fraser) uomo chiave nello sviluppo di una grande azienda americana.
Sposato a Aileen (Keri Russell), John è padre di tre ragazzini,dei quali i due più piccoli sono affetti dal morbo di Pompe e,aiutato dalla moglie,dà il meglio di sè per poter trovare la cura alla malattia.
Sfidando la logica del buon senso e persino rinunciando al proprio lavoro,in una corsa contro il tempo John si rivolge al dott. Robert Stonehill (Harrison Ford),scienziato fuori dai riflettori ma brillante e geniale,per promuovere una ricerca affinata all'isolamento e l'utilizzo di un enzima grazie al quale poter sconfiggere il male.
In un clima che vede l'opinione pubblica americana prendere posizione di fronte agli interventi di Obama nei confronti della struttura sanitaria del Paese,è possibile che "Misure straordinarie" possa reclamare per sè un indice di attenzione altrimenti ignorato in assenza di un argomento oggi di scottante attualità e non solo nelle riforme americane.
La denuncia alle stutture sanitarie inclusi i monopoli arrogati dalle organizzazioni farmaceutiche,non sono temi nuovi nel cinema ("Coma profondo","Anestesia cosciente","The Constant Gardnerer") e posseggono la proprietà di aprire negli animi spiragli di inquietudine ed irrequietezza di fronte alla oscura gestione degli istituti di cura della salute e delle aziende di produzione dei medicinali.
Il film si innesta in questa corrente,aggiungendo la componente emotiva di una condizione famigliare fortemente provata da situazioni ove il dolore sembra travalicare ogni altra realtà.
"L'olio di Lorenzo" ha lasciato negli occhi le lacrime di una afflizione inguaribile,come la pena del bambino,vittima del male oscuro.
Il candore colpito è il segno del dolore,luogo dell'eterno dilemma sul rapporto fra innocenza e sofferenza.
Nel film di Vaughan,la sceneggiatura di Robert Nelson Jacobs si ispira ad una storia realmente accaduta,modificandone i contorni ambientali e cronologici e racconta la tragedia di una famiglia colpita nella sua più profonda realtà.
Purtroppo alle buone intenzioni segue una serie di argomenti fictionali ed esagerati movimenti narrativi più simili ad enfatiche ampollosità che al racconto di un dramma. Alla narrazione manca il respiro di una sorpresa artistica o di una vera pièce umana.
Nulla di ciò cui si assiste pare veritiero ed ogni elemento sembra usurpato da un senso di prevedibile contraffazione.
Ogni aspetto della narrazione abbandona il senso del realismo e non abbraccia il dramma,tracciando una trama intessuta di più sottotesti,ma non maturandone alcuno fino in fondo.
La collaborazione fra i due protagonisti,due età diverse e due mentalità divergenti non approfondisce e non umanizza le rispettive più intime motivazioni,quelle di un padre e di uno scienziato e il rapporto fra i due pare esaurirsi in un sodalizio fra ricerca e conduzione aziendale.
Vaughan draga nelle torbide acque del businness farmaceutico americano,denunciando la secondarietà delle necessità e dei bisogni dei malati rispetto all'interesse che muove le promozioni dei medicinali.
E' il tema del boicottaggio commerciale,ove il valore della vita è subordinato al reddito ed al profitto.
Quando l'interesse speculativo prevarica la dignità umana,i dottori chiedono "quale tasso di mortalità possa definirsi una perdita accettabile",cioè l'incidenza delle perdite delle vite umane rapportato al margine di guadagno su cui poter lucrare.
E' la denuncia ad un organismo amorale che il regista filtra attraverso lo stimolo alla compassione verso i bambini vittime delle sperequazioni commerciali.
Ma ne esce un processo inerte,privo di pathos e sentimento e quanto resta è un piatto resoconto di cronaca,privata di ogni senso di commozione.
La corsa contro il tempo di Fraser,il conflitto fra la ricerca di una soluzione per i figli ed il tempo passato con loro,non innerva alcuna tensione emotiva e non lascia spazio ad alcuna forma di partecipazione.
I temi dell'impegno sociale e dell'affetto si amalgamano,ma lasciano una struttura irrisolta e insoddisfacente.
Poca empatia in questo scarno dramma con il target demografico evidentemente rivolto alle madri di famiglia,disposte a lasciarsi commuovere da una storia ispirata ad un evento realmente accaduto ma che,conclusosi il racconto,porta con sè ogni possibile lacrimuccia semmai versata.
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