Pranzo di ferragosto
Titolo originale: Pranzo di ferragosto
Italia: 2008 Regia di: Gianni Di Gregorio Genere: Drammatico Durata: 75'
Interpreti: Valeria de Franciscis, Marina Cacciotti, Maria Cali, Grazia Cesarini Sforza, Alfonso Santagata, Gianni Di Gregorio, Luigi Marchetti, Marcello Ottolenghi, Petre Rosu
Sito web: www.pranzodiferragosto.it
Nelle sale dal: 05/09/2008
Voto: 5
Trailer
Recensione di: Francesco Manca
L'aggettivo ideale: Asciutto
Che cosa ci abbia visto la critica italiana (e non) di tanto speciale nell’opera prima dello sceneggiatore e aiuto regista Gianni Di Gregorio resta un mistero irrisolto, almeno secondo chi scrive.
Incentrato su una vicenda, in base a quanto dice lo stesso regista, in parte realmente accaduta, il film si sviluppa secondo una trama che sembra più uno smilzo e misero appunto messo giù alla buona, tanto perché non si ha di meglio da fare: Gianni è un uomo di mezza età che condivide con l’anziana madre un piccolo e modesto appartamento di un altrettanto modesto quartiere di Roma.
Visti i numerosi debiti accumulati da Gianni, Alfonso, l’amministratore, si offre di estinguere parte di essi proponendogli di ospitare sua madre e sua zia per un paio di giorni.
Gianni, anche se mal volentieri, accetta, e ben presto, anche il suo medico gli chiederà un favore dello stesso genere, ritrovandosi così a confronto con i difficili caratteri di quattro allegre vecchiette nelle afose giornate che precedono Ferragosto.
La sceneggiatura è poco più di un abbozzo, tanto che la recitazione di tutti gli interpreti è dichiaratamente frutto di improvvisazioni, e in effetti, l’atmosfera ‘artigianale’ e di estremo realismo si avverte facilmente, ma è davvero troppo poco per stupire. Non che l’intento del film sia questo, viste le pochissime pretese e il ridottissimo budget, ma oltre ad una vaga e neanche troppo sentita simpatia per le quattro vecchiette, allo spettatore non resta in mano null’altro, se non la sensazione di trovarsi di fronte ad una pellicola piuttosto furba che utilizza la sua modestia come unica arma di intrattenimento per il pubblico.
Davvero difficile risulta anche catalogare il film in un preciso genere cinematografico, dal momento che una serie di scenette costruite praticamente sul nulla della durata di neanche un’ora e dieci minuti non costituiscono neanche un film, ma soltanto un tentativo, (c’è da dirlo) per altro riuscito, di fare fortuna.
E se è davvero questo il miglior metodo per fare fortuna in Italia, almeno in ambito cinematografico, allora seguiremo tutti le orme di Gianni Di Gregorio…
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