Quella sera
dorata
Titolo originale: The City of Your Final
Destination
USA: 2009. Regia di: James Ivory Genere: Drammatico Durata:
118'
Interpreti: Anthony Hopkins, Omar Metwally, Laura Linney, Charlotte
Gainsbourg, Hiroyuki Sanada, Norma Aleandro, Alexandra Maria Lara, Kate
Burton
Sito web ufficiale: www.screenmediafilms.net
Sito web italiano:
Nelle sale dal:
08/10/2010
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Stefano Priori
L'aggettivo ideale: Affascinante
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Una casa immersa nella foresta, in un luogo sperduto in Uruguay. Qui si svolge il film di James Ivory, “Quella sera dorata”, tratto dal libro di Peter Cameron. Le immagini iniziali dei viali alberati che accompagnano i titoli di testa, sono indecifrabili, tanto da suonare preludio angosciante nello stile, che poi nel film non ha peso. Jules Gunda scrittore famoso si è suicidato.
Omar, giovane professore americano, vuole scrivere una biografia su di lui. Una lettera degli eredi, gli nega l’autorizzazione. La famiglia Gund composta da , “Adam”, fratello di Jules (Anthony Hopkins), “Caroline”, la moglie di Jules (Laura Linney) e “Arden”, l’ amante” di Jules (Charlotte Gainsbourg), vivono tutti in questa casa immersa nella foresta, soli. C’è anche “Pete”, l’amante omosessuale di Adam, adottato quando aveva 14 anni e fin da allora, suo stabile amante.
Omar è in Uruguay cerca di convincere gli eredi a dargli l’autorizzazione. Entra in coma per una puntura d’ape. Arden lo cura e i due si innamorano. La fidanzata di Omar, si infilerà anch'essa in questo intreccio, cercando di convincere Caroline a dare il suo assenso. La coppia americana tornerà nel Kansas con l'autorizzazione. Omar però volando nuovamente in Uruguay raggiungerà Arden e avrà un figlio da lei. Un finale “mieloso”, che sembra disegnare aspetti da soap opera. In "Quella sera dorata" gli attori sembrano disposti in modo letterario. Allineati cioè con i tempi del romanzo, svelandosi inizialmente nel poco, per poi delinearsi man mano.
Come se i ruoli dei personaggi non fossero collocabili in una dimensione stabile.
Vuoi perché nella storia inizialmente si desume troppo poco, a scapito dell’identificazione dei personaggi, vuoi perché le circostanze in cui vivono sembrano irreali e astratte. I personaggi emergono solo con l’intreccio della storia, ben diretti, con buone capacità attoriali. In molta parte del film sembra comunque che tutto accada in un regime attoriale già pianificato.
Dove anche i dialoghi mostrano una certa piattezza.
Si fatica insomma ad entrare nel film, come disattenti per la mancanza di una sua attendibilità. Poi il film a distanza rivela le sue qualità e quelle cioè del regista, capacità di destare attenzione e comunque una sorta di piacevole misura introspettiva. Il tema del film è di per sé banale e ripetitivo. Il doppiaggio seppur ben fatto non aiuta la comprensione dei dialoghi. Jvory sembra volerci dare atto della sua bravura.
E infine ci riesce, più per la delicatezza dell’ uso delle luci che della regia. Dal punto di vista fotografico infatti , l’uso della macchina da presa e l’illuminazione delle scene, portano il film attraverso il lavoro di "Pierre Mignot "verso un alto livello. Nonostante la pellicola abbia dominanti verdi o color terra monocrome, tali da renderla illeggibile, il film è girato bene.
Un film girato in condizioni estreme di luce, a cui non mancano cadute di stile, causate dalle scene in cui si scende sotto il compromesso della sottoesposizione. Resta impresso però l’uso delle tinte calde degli interni, molto misurato.
Citando una scena come esempio di buon uso della luce, viene alla mente la scena nel finale in cui la fidanzata di Omar spostando un quadro a terra, si siede di fronte a Caroline a parlare con lei del permesso da ottenere.
La vera protagonista del film sembra essere Arden per bellezza e bravura. In realtà il film non arriva da nessuna parte e forse questo è il suo unico merito. Perchè non costringe a mutamenti eccezionali.
Il film non convince, per la sua "leggerezza" che lo estranea da una connotazione drammaticamente reale, rimanendo comunque un film affascinante.
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