Quella sera dorata
Titolo originale: The City of Your Final Destination
USA: 2009. Regia di: James Ivory
Genere: Drammatico
Durata: 118'
Interpreti: Anthony Hopkins, Omar Metwally, Laura Linney, Charlotte
Gainsbourg, Hiroyuki Sanada, Norma Aleandro, Alexandra Maria Lara, Kate
Burton
Sito web ufficiale: www.screenmediafilms.net/coyfd
Sito web italiano:
Nelle sale
dal: 08/10/2010
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Letterario
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Il trio indissolubile più longevo della storia del cinema, quello formato da Ismail Merchant, produttore, Ruth Prawer Jhabvala, sceneggiatrice e scrittrice, e James Ivory, regista, vede per quest’ultima fatica la mancanza del compianto Merchant. Questa premiata ditta, è proprio il caso di dirlo, ha fondato nel 1961 la casa di produzione indipendente, la Merchant Ivory, che ha mietuto per quasi 50 anni un numero notevole di successi e ha raccolto un numero considerevole di premi in tutto il mondo.
L’intento della Merchant Ivory è sempre stato quello di attuare, nei loro progetti, una continua esplorazione di nuovi luoghi e nuovi metodi di lavoro. Se “La contessa bianca” (2005) è stato girato interamente in esterni in Cina, “Quella sera dorata” l’ho è stato in Uruguay.
Omar Razaghi vuole ottenere una borsa di studio all’Università del Colorado per proseguire il suo percorso formativo e fare carriera. La borsa di studio la potrà avere se pubblicherà la biografia di Jules Gund, scrittore sudamericano, ma gli eredi (Caroline, la moglie, Arden, l’amante e Adam, il fratello)sono contrari. La fidanzata di Omar lo spinge a recarsi da loro per cercare di convincerli, rassicurandoli delle sue buone intenzioni. Giunto in Uruguay, Omar fa la conoscenza di tre persone un po’ bizzarre e insolite, con le quali instaurerà un rapporto ancora più singolare. Si innamorerà di Arden, l’amante di Gund, e scoprirà lentamente i piccoli segreti della casa e un cambiamento in lui, che non credeva possibile. “Quella sera dorata” è tratto dal romanzo omonimo di Peter Cameron, pubblicato in Italia da Adelphi, che ha venduto 100 mila copie. Il film è molto fedele allo spirito del romanzo, è un misto di fedeltà e invenzione, che gli ha conferito il regista.
Ciò che è piaciuto di più ad Ivory è la leggerezza che ha la storia, “è una storia felice dentro”.
È un racconto che parla di cambiamenti e di luoghi tutti da scoprire e da conoscere e questi temi piacciono molto al cineasta. Tutti i personaggi delineati da Ivory subiscono un cambiamento personale e nello scorrere delle proprie vite, da quello totale di Omar alle piccole alterazioni a cui va incontro Adam.
Le figure delineate da Ivory nascondono tutte una parte di se stesse non solo al mondo esterno, ma la negano anche a loro.
Fino a quando Omar non entra nella quotidianità di questi tre individui, così diversi eppure simili in molti atteggiamenti, vige lo status quo. Si vuole con fermezza che tutto rimanga inalterato, è un modo come un altro per sentirsi protetti, al sicuro.
È più facile andare avanti in situazioni che si conoscono come le proprie tasche e non riservano sorprese, che aprirsi al nuovo e andare incontro all’ignoto.
Omar è un uomo che non sa dire di no, che si lascia “guidare” dalla fidanzata, che decide ciò che è meglio per lui. È un uomo che lascia decidere gli altri, non assumendosi mai la responsabilità di imporre il proprio punto di vista e le relative conseguenze. Nel momento in cui si immerge in una realtà nuova e conosce la spontaneità di Arden, la testardaggine di Caroline e il cinismo di Adam, le sue valutazioni iniziano lentamente a cambiare e capisce che c’è tutto un mondo là fuori da poter vivere in modo diverso: a suo modo.
Ogni singolo dettaglio tecnico è curato e ponderato. Ivory ha trasposto sullo schermo pura letteratura, di quella che oramai si scorge poco. La musica, che Jorge Drexler ha creato, possiede un gusto europeo, un po’ datato, ed è questa la sensazione che il cineasta voleva conferire per sottolineare come, soprattutto nella casa di Caroline, il tempo sia stato volutamente fermato dalla padrona di casa.
La fotografia di Javier Aguirresarobe conferisce al film un aura particolare, in cui si è al di fuori dello scorrere normale del tempo, contribuendo ad accentuare il tema di fondo, che pervade l’arco narrativo, ovvero il desiderio che il tempo si fermi.
È riuscito a creare un’atmosfera atemporale, umida, con una luminosità non ostentata e i colori predominanti sono quelli della natura come il verde e il marrone.
“Quella sera dorata” è un film raffinato e acuto, in cui l’umorismo strizza l’occhio quando meno lo si aspetta.
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