Secondo tempo
Titolo originale: Secondo tempo
Italia: 2010. Regia di: Fabio Bastianello
Genere: Drammatico
Durata: 105'
Interpreti: Yan Augusto, Bruce Ketta, Beppe Convertini, Lisa Mastroianni, Elena Doronina, Davide Colavini, Riccardo Bocor, Massimo Pieriboni, Natale Ciravolo, Roberto De Marchi, Gianluca Beretta, Thomas Incontri, Samuel Brocherio, Davide Messina, Giacomo Occhi, Jean Paul Dal Monte, Carlotta Comello
Sito web: www.secondotempo.com
Nelle sale
dal: 23/04/2010
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Gabriele Niola
L'aggettivo ideale: Coraggioso
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Il personaggio principale, Nick, è un poliziotto infiltrato dotato di telecamera nascosta.
Sta svolgendo un'indagine a carico di un gruppo di tifosi, accompagnando lo spettatore in viaggio attraverso le dinamiche che animano la curva e le scintille che scatenano la violenza durante una partita di calcio, in questo caso un errore arbitrale allo scadere del secondo tempo (da cui il titolo del film).
In campo si fronteggiano due squadre fittizie (composte da giocatori professionisti) volutamente prive di nome e riferimenti a squadre realmente militanti nei campionati italiani: i blu, che giocano in casa, e i granata, nella cui tifoseria si muovono i personaggi principali.
Bastianello gira allo stadio Olimpico di Torino utilizzando un centinaio di veri ultras nonché una trentina di attori abituati all'improvvisazione. Che poi improvvisazione essenzialmente non è perché per girare 105 minuti di piano sequenza è indispensabile un'organizzazione ferrea che ha richiesto un mese di prove. Chi teme di trovarsi dinanzi a un film troppo ‘pesante' si rassicuri: il piano sequenza c'è ma la tecnica dello split screen (moltiplicazione delle immagini sullo schermo) dinamizza l'effetto complessivo. Semmai si può dire che la regia non lascia mai un attimo di tregua allo spettatore immettendolo in questa sorta di girone in cui ci si danna per una partita a cui, di fatto, quasi non si assiste.
Perché quello che accade sul campo da gioco (che sembra infinitamente lontano e 'altro') non è che un corollario alle dinamiche del gruppo al cui interno si ritrova un microcosmo che porta allo stadio aspettative e frustrazioni del mondo ‘di fuori' convertendole in una rabbia che sembra non avere limiti.
La camera di Bastianello riesce a offrirci uno sguardo inusuale. Nel passato solo Ultrà di Ricky Tognazzi aveva tentato un'impresa simile con altrettanta forza. Qui però si compie un passo ulteriore. Si libera innanzitutto il campo dalla romanità fotografando il fenomeno come presente a tutte le latitudini poi si cerca, magari con qualche forzatura ma comunque con efficacia, di allargare il discorso alla violenza che si esercita non solo negli stadi ma che, in maniera talvolta eclatante e talaltra subdola, ma nella società nel suo complesso.
È bello trovare un regista che alla sua opera prima non si rifugi in temi scontati ma affronti con coraggio e rigore stilistico un tema complesso come questo.
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