Stephane, una moglie infedele
Titolo
originale: La Femme infidèle
Francia: 1968. Regia di: Claude Chabrol Genere:
Drammatico Durata: 98'
Interpreti: Michel Bouquet, Maurice Ronet, Stéphane Audran, Michel Duchaussoy, Donatella Turri.
Sito web:
Nelle sale dal:
1968
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Roberto Fedeli
Claude Chabrol, critico dei Cahiers du Cinéma e regista di successo, torna al “giallo” con questa pellicola essenziale ma stimolante. Il regista, più esaltato dalla critica che dal pubblico, tenta di emulare il suo maestro Alfred Hitchcock attraverso una sottile tensione irrequieta che pervade l’intera durata dell’opera. La quiete iniziale degli sposi viene distrutta quando Charles scopre l’adulterio della moglie, attraverso le prove inconfutabili di un ispettore privato.
Il marito tradito si vendica conoscendo ed uccidendo l’amante e facendone sparire il corpo. Mentre la polizia indaga sulla moglie Helene, Charles la colpisce con severe allusioni che ne esacerbano il sospetto.
L’arresto finale viene commentato solo dagli sguardi intensi tra moglie e marito.Il silenzio ed il sospetto dipingono un plot scarno con tinte ansiogene di grande impatto. Il piacere voyeuristico dello spettatore viene assiduamente mutato dal clima drammatico della pellicola.
Non vi è nulla di eccessivo, ma tutto si struttura in maniera spaventosamente calma.
Anche l’uccisione dell’amante segue un lungo scambio di battute tra “i due nemici”.
Il vero climax drammatico non si raggiunge con la rimozione del cadavere, ma bensì con i giochi allusivi dei quali i due sposi sono perfetti interpreti. Il protagonista viene presentato come l’elemento debole della coppia; l’uomo femminilizzato freudianamente parlando.
Ma quando viene tradito dalla donna amata, usa il suo paradossale equilibrio per punire l’oggetto della sua infedeltà. Da agiato assicuratore, ad indomito giustiziere. Come nei capolavori di Hitchcock, l’azione dinamica del noir viene sostituita dalla quotidianità degli spazi claustrofobici.
Tra il buon Michel Bouquet e la discreta Stephane Audran, si inserisce un magnifico Maurice Ronet. Quest’ultimo, ignaro dell’imminente morte, tinge di tranquillità il potenziale acme teatrale dell’intera pellicola.
L’orchestrazione efficace di Claude Chabrol implode troppo a lungo nella prima parte della pellicola, per poi convincere attraverso l’emersione ansiogena delle tensioni finali.
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