The Artist
Titolo originale: The Artist
Francia: 2011. Regia di: Michel Hazanavicius Genere: Drammatico Durata: 100'
Interpreti: John Goodman, Missi Pyle, Penelope Ann Miller, James
Cromwell, Beth Grant, Ben Kurland, Joel Murray, Jen Lilley, Beau Nelson,
Jean Dujardin
Sito web ufficiale: www.warnerbros.fr/the-artist.html
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 09/12/2011
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Domenico Astuti
L'aggettivo ideale: Coraggioso
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Probabilmente quest’anno Hollywood premierà con gli Oscar due film che con
stili differenti raccontano la magia del Cinema, soprattutto quello che fu.
Con
il film di Martin Scorsese, Hugo Cabret, ambientato a Parigi e con l'omaggio al
magico Maries-Georges-Jean Méliès, un regista e illusionista francese che ha
diretto più di 1500 film tra il 1896 e il 1914 e con The
Artist diretto dal regista dal cognome quasi impronunciabile Hazanavicius. Un autore sconosciuto in Italia, ma che in Francia, dopo vari lavori
televisivi, ha realizzato già cinque film (l’ultimo, un film collettivo, uscirà
nel 2012 con il titolo Les Infidèles).
The Artist è una superproduzione franco-
americana, con un cast tecnico francese, un cast artistico a metà, ma girato
completamente a Los Angeles, e che il potente produttore americano Harvey
Weinstein ha lanciato nella corsa agli Oscar (preferendogli il film di
Sorrentino This Must Be The Place).
Il regista deve avere avuto una gran fede
in sé e nel progetto, per aver proposto – trovando anche dei no – un film
costoso, in bianco e nero e muto, fatta eccezione per una colonna sonora
fondamentale anche se un po’ ridondante in alcuni passaggi.
Ma forse il grande
amore per il Cinema mitologico del muto e la leggerezza del tratto hanno
permesso questa operazione sulla carta abbastanza folle per i parametri di
oggi.
Hazanavicius volendo fare un omaggio al Cinema, ha immaginato uno dei grandi
divi degli Anni ’20, un incrocio tra Douglas Fairbanks, Max Linder e John
Gilbert, un attore fisico, egocentrico e col sorriso sulle labbra (un sorriso
alla Clarke Gable, anche se lui è della generazione successiva) e lo ha
chiamato George Valentin; gli ha messo accanto un cagnetto simpatico che lo
segue sempre nei film e nella vita (un omaggio alla famosa cagnetta fox terrier
“Asta” della serie cinematografica con William Powell e Mirna Loy: L'uomo ombra
(1934) di W.S. Van Dyke è il primo film della serie); gli ha dato una moglie
odiosa quasi identica alla diva del muto Mae Bush; e una carinissima giovane
comparsa che col sonoro diventerà una diva anche grazie a lui (un po’ Jean
Simmons un po’ Norma Shearer) e le ha dato il nome di Peppy Miller.
La storia
prevedibile l’ha poi presa dal divo John Gilbert e dal suo innamoramento per
Greta Garbo. Gilbert, negli anni '20 era l'artista più pagato a Hollywood, ma
un po’ il litigio con produttore Mayer, un po’ il non adeguarsi al nuovo cinema
sonoro lo porteranno all’alcolismo e alla povertà, quando la Garbo prova ad
aiutarlo e a imporlo nel film Regina Cristina non riuscirà a fermare la caduta
del divo che morirà a 38 anni, invece in Artist la giovane diva Peppy Miller
innamorata di George lo salva prima dal suicidio, poi lo impone in un film e
‘inventa’ la coppia Ginger Roger e Fred Astaire, anche se poi il rimando sia
per i passi di danza che per la fisicità dell’attore ricordano più Ballando
sotto la pioggia e Gene Kelly.
Il film inizia nel 1927, anno del sonoro, e
termina nel 1934; lo stesso anno in cui Ginger Roger e Fred Astaire
debutteranno assieme nel musical Cerco il mio amore.
Con questo prezioso e raro film più filologico (con licenze poetiche storiche)
che innovativo, Hazanavicius dimostra di conoscere profondamente il Cinema
degli Anni Venti e di amarlo e di volercelo fare amare, senza tuttavia avere la
spocchia del cinefilo malinconico.
In cento minuti di film, si ride, si prende
parte alla vita e al dramma raccontati, ci si può anche commuovere e
soprattutto dimostra che anche storie lontanissime e ‘mute’ possono coinvolgere
lo spettatore e deliziarlo.
Due piccolissime pecche – ma forse solo per chi
scrive – in quegli anni c’è stato il crollo della Borsa di Wall street, la più
grave crisi economica americana, con milioni di disoccupati e centinaia di
suicidi, un breve accenno, anche in sottofondo poteva essere aggiunto.
Seconda
piccola pecca, il film poteva essere dedicato a tutti quei registi e attori
anche immensi che non sopravvissero al sonoro, come Buster Keaton, Erich von
Stroheim e tanti altri.
In un cast riuscito, segnaliamo l’attore feticcio del regista Jean Dujardin
(comico francese non ancora quarantenne, Ah, se fossi ricco, il suo primo film)
che ha ottenuto per questa interpretazione il premio come miglior attore all’
ultimo Festival di Cannes; Bérénice Bejo, una convincente e solare Peppy Miller
e un perfetto John Goodman nel ruolo del produttore Al Zimmer.
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