The Doors
Titolo originale: The Doors
USA: 1991. Regia di: Oliver Stone Genere: Drammatico Durata: 136'
Interpreti: Kathleen Quinlan, Val Kilmer, Michael Wincott, Michael Madsen, Josh Evans, Dennis Burkley, Meg Ryan, Oliver Stone
Sito web:
Nelle sale dal: 1992
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Francesco Manca
Rappresentare sul grande schermo la vita di un’icona, musicale o cinematografica che sia, è un’impresa assai ardua, soprattutto se la medesima ha vissuto un’esistenza turbolenta, contrassegnata da eccessi, ascese e cadute, e porta il nome di Jim Morrison, una delle figure più rappresentative della musica Rock anni ’60 e ’70 (Morrison è deceduto nel ’71).
Il regista Oliver Stone, due volte vincitore del premio Oscar alla miglior regia per i suoi “Platoon” (1986) e “Nato il 4 Luglio” (1989), ha deciso, nel 1991, di imbattersi in questo impetuoso percorso.
E’ bene mettere subito in evidenza il fatto che, come tutti i fan di Morrison e dei rispettivi Doors (il sottoscritto è tra questi) avranno sicuramente notato, il lavoro di Stone è criticabile, oltre che per molteplici altri aspetti, fin dal titolo: “The Doors”.
I Doors erano una band composta da quattro membri: Jim Morrison (voce), Ray Manzarek (tastiera), John Densmore (batteria) e Robby Krieger (chitarra), i quali vengono impersonati da Val Kilmer (Morrison), Kyle Maclachlan (Manzarek), Kevin Dillon (Densmore) e Frank Whaley (Krieger), ma, nonostante ciò, nella pellicola viene declinata quasi esclusivamente la descrizione del personaggio di Jim Morrison, riservando agli altri tre soltanto un ruolo di contorno.
Un’altra nota di demerito va attribuita senza dubbio a Come venga delineata la figura di Morrison, che appare (qui) solo come un individuo fanatico del Satanismo, dedito più che altro all’abuso di droghe, alcool ed altri generi di eccessi piuttosto che alla musica e alla poesia, tant’è vero che, non è difficile accorgersi della totale mancanza di scene in cui Kilmer sia realmente sobrio.
Questa è stata una delle ragioni che hanno spinto Manzarek a rivolgere pesanti critiche riguardo il lavoro di Stone, rifiutandosi inoltre di porgere alcun contributo alla realizzazione del film.
Di negativo vi è anche una scarsa e piuttosto approssimativa rappresentazione dei concerti dei Doors, infatti, i pochi live a cui viene dedicato (un comunque marginale) spazio sono quelli, celeberrimi, di New Haven nel 1968, nell’ambito del quale Morrison fu arrestato per aver rivolto, durante il concerto, pesanti insulti verso le autorità che, come vediamo nel film, gli avevano procurato noie, e di Miami nel 1969, dove il cantante fu nuovamente arrestato e processato, questa volta per (presunte) “oscenità in luogo pubblico” (pare abbia mostrato il pene alla folla simulando una fellatio).
Ma dove sono i famosissimi live dell’ Hollywood Bowl nel Luglio del ’68, dell’ Isola di Wight nell’Agosto del ’70 (ultima apparizione ufficiale dei Doors), di Detroit e di Boston e del famoso tour europeo con i Jefferson Airplane? D’accordo, in un solo film si fa quello che si può, ma qui, tantissimi fatti tutt’altro che significativi potevano benissimo lasciare spazio a questi appena citati, di ben maggiore importanza.
Risente di ben poca considerazione anche quella che fu, tra le tante, la Vera compagna di vita di Jim, ovvero, Pamela Courson, anch’essa deceduta pochi anni dopo la morte di Morrison, qui interpretata da Meg Ryan.
A parte queste numerose lacune, Stone realizza comunque un film visibilmente potente, dotato di un buon phatos e di un forte impatto psicologico in alcune frazioni. Si può dire che il regista, per rappresentare e trasmettere al pubblico la sua (personale) idea della figura del Re Lucertola, abbia voluto evidenziare e rimarcare la parte più mistica, spirituale, Sacra e Divina del Jim Morrison che quarant’anni fa era deciso a conquistare il mondo. Che forse Morrison sia Dio? E’ un’affermazione certamente azzardata ma per Stone pare non lo sia più di tanto…
Una Persona costantemente alla ricerca della conferma di un’irraggiungibile verità, che segue un cammino (forse) già predestinato, concedendosi il giusto tempo alla folla urlante per poi scomparire misteriosamente e andare chissà in quale luogo: Gesù Cristo e Jim Morrison sono state (forse) due Persone abbastanza simili…
Stone ci lascia nel bel mezzo di un oceano sconfinato e costellato da enigmi, che prendono forma nell’acqua tiepida ed innocente dove il cuore di Morrison si fermò in seguito ad un arresto cardiaco.
Anche (e soprattutto) la sua morte, è, ancora oggi, avvolta nel più fitto mistero: per alcuni è avvenuta in circostanza ben poco chiare e del tutto differenti da quella appena riportata, mentre per altri (il sottoscritto si avvale del diritto di non esprimersi) non è mai avvenuta…
Complessivamente, l’opera di Stone riesce ad essere solo in parte convincente, che si dimostra comunque in grado di trascinare lo spettatore in un universo parallelo e surreale, facendoci sentire, anche solo per un istante, degli individui eclettici e romantici come lo era Jim Morrison.
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