Uomini di Dio
Titolo originale: Des hommes et des dieux
Francia: 2010. Regia di: Xavier Beauvois
Genere: Drammatico
Durata: 110'
Interpreti: Lambert Wilson, Michael Lonsdale, Olivier Rabourdin, Philippe Laudenbach, Jacques Herlin, Loïc Pichon, Xavier Maly, Jean-Marie Frin, Sabrina Ouazani, Adel Bencherif, Abdelhafid Metalsi, Abdellah Moundy, Farid Larbi, Benhaïssa Ahouari, Idriss Karimi, Abdellah Chakiri, Farid Bouslam, Maria Bouslam, Soukaïna Bouslam, Hamid Aboutaieb, Saïd Naciri, Rabii Ben Johail, Fadia Assal, Zhour Laamri, Olivier Perrier
Sito web ufficiale:
Sito web italiano: www.luckyred.it/uominididio
Nelle sale
dal: 22/10/2010
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Daria Castelfranchi
L'aggettivo ideale: Coinvolgente
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Uomini di Dio, candidato per la Francia all’Oscar come Miglior Film Straniero, è un film intenso e commovente, che scorre lento come la vita dei monaci protagonisti della vicenda. Con venti minuti in meno, il film di Xavier Beauvois sarebbe stato perfetto: in ogni caso è un’opera di grande interesse in quanto accomuna una fotografia malinconica e suggestiva, una sceneggiatura toccante, personaggi forti e una storia tristemente vera.
La poesia di alcune sequenze è estremamente coinvolgente: i semplici gesti e riti quotidiani sono incorniciati dai raggi che filtrano attraverso le finestre o le fronde degli alberi. Albe e tramonti catturano l’immensità dei paesaggi brulli e sconfinati in cui si svolgono gli eventi.
Macchina da presa fissa e silenzi carichi di significato: Uomini di Dio è un film impegnativo che fa riflettere sullo scontro perenne tra religioni, sulla fede, sulla forza e la volontà d’animo.
Ed è anche un film che fa montare la rabbia nei confronti di chi uccide in nome della religione, ma sarebbe inopportuno parlarne in questa sede. La storia è quella di un gruppo di monaci francesi che si riunisce in un monastero sulle montagne dell’Algeria ai cui piedi sorge un piccolo villaggio, interamente abitato da musulmani, con cui i monaci convivono serenamente, scambiando cibi al mercato ed offrendo cure grazie alla presenza di padre Luc, medico che arriva a curare ogni giorno fino a centocinquanta persone.
L’armonia dell’inconsueto nucleo di abitanti viene interrotta dall’arrivo di un gruppo di terroristi della GIA (Gruppo Islamico Armato) che dapprima sgozza un gruppo di operai croati nei pressi del villaggio, per poi penetrare armato nel monastero durante la notte di Natale. I monaci non cedono alle loro minacce, non accettano di curare il loro uomo al di fuori del monastero. Dopo poco tempo, i terroristi tornano portando con sé il ferito.
Ed ecco che la situazione precipita: le cure fornite a chi semina il terrore non sono viste di buon occhio. Ma dopo aver rifiutato la protezione dell’esercito, i monaci rifiutano anche di abbandonare il monastero e di proseguire la loro attività. Il lieto fine non c’è, perché questo film è liberamente ispirato alla tragedia di Tibhirine, avvenuta nel 1996.
Una tragedia di cui pochi forse hanno memoria ma che Uomini di Dio riporta prepotentemente a galla. Dopo un primo momento di sconforto misto al desiderio di ritorno in patria, i monaci capiscono che rimanere è la cosa giusta da fare. Non possono abbandonare il villaggio che conta sulla loro presenza: “noi siamo gli uccelli, voi i rami. Se ve ne andate, dove ci poggeremo?”
Di grande intensità drammatica la sequenza finale che simboleggia l’ultima cena prima del martirio. I primi piani dei monaci che ad uno ad uno mostrano il proprio stato d’animo è di grande impatto emotivo. “Perché si è martiri?” si chiede ad un certo punto Christophe. “Per amore e fedeltà, non per essere degli eroi. Perché l’amore supera e sopporta tutto”.
Il messaggio che volevano dare i monaci era un messaggio di pace che hanno voluto portare avanti non abbandonando i fratelli musulmani.
Un messaggio che dovrebbe essere preso ad esempio soprattutto ora che, dopo anni, ci sono paesi che ancora combattono e provocano morte e dolore per motivi esclusivamente religiosi. Emotivamente ed esteticamente coinvolgente, quasi straziante.
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