Another Earth
Titolo originale: Another Earth
USA: 2010. Regia di: Mike Cahill Genere: Drammatico Durata: 92'
Interpreti: William Mapother, Brit Marling, Jordan Baker, Flint Beverage, Robin Taylor, Joseph A. Bove, Natalie Carter, Diane Ciesla, Jeff Clyburn, Bruce Colbert, Matthew-Lee Erlbach, Ari Gold, Jeffrey Goldenberg, Ana Kayne
Sito web ufficiale: www.foxsearchlight.com/anotherearth
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 18/05/2012
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Allegorico
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Cinema visionario e ricco di spunti fecondi,quello di "Another Earth" allarga considerazioni e significati oltre l'immagine virtuale di un pianeta-simbolo e del cielo vicino che lo accoglie.
L'apparizione di un'altra Terra vicina a questa,forse anche sua proiezione posta come elemento osservatore e a sua volta osservato,non è la componente di un film di fantascienza ma il segnale di un'indagine dentro l'uomo.
"Another Earth" traduce una percezione visiva della scoperta graduale di una protagonista che,indagando su di sè,si guarda e si analizza usando una prospettiva esterna,scoprendosi nuova e inaspettata,come in un altro mondo,identico ma diverso,un universo alternativo ma equivalente,di cui scopre l'esistenza.
Promossa al programma astrofisico del MIT,Rhoda Williams (Brit Marling),giovane ricercatrice,durante i festeggiamenti esagera con l'alcool e durante il suo ritorno a casa,mentre si spinge fuori dal finestrino dell'auto per osservare lo strano pianeta simile alla Terra che occhieggia dal cielo,va a scontrarsi con una vettura,uccidendo una madre con il figlio e mandando il marito in coma.
Passati quattro anni,uscita di prigione,Rhoda viene a conoscenza che l'uomo,il musicista John Burroughs (William Mapother),è uscito dal coma e conduce una vita disperata,in uno stato di depressione e trascuratezza,semirecluso nella sua casa devastata dall'abbandono.
Preda del senso di colpa,la donna bussa alla porta di John,non rivelandosi come responsabile della tragedia,ma cercando di fare ammenda adducendo il pretesto di far parte di un progetto di assistenza sanitaria.
Con l'andar del tempo la chimica fra i due infelici si accende,nonostante uno dei due non conosca affatto la verità sull'altro.
La forza di "Another Earth" è quella che genera i larghi spazi da esplorare,spazi intimi,cieli e pianeti interiori,immensità nascoste e messe a nudo in una realtà sorprendente quanto un nuovo mondo.
L'aspetto visivo dell'elemento cosmico non chiede plausibilità o credibilità.
La narrazione è una parola appena mormorata e l'allegoria è sottile e raffinata,segnata da un intenso cammino umano,non spaziale ma silenzioso e discreto,come un guardiano taciturno messo a vigilare sulla tormentata quiete di un passaggio di stato interiore.
I dialoghi rarefatti ritmano il lento cammino intimo di Rhoda nel suo percorso verso una conoscenza nuova,un'esplorazione nei territori sconosciuti dell'anima,una meditazione sulle infinite possibilità offerte alla vita.
L'altra Terra ne porta l'immagine scritta nel blu del cielo,quieto testimone degli accadimenti umani,assistente di un mondo che non sa di appartenere ad un universo di interminabili variabili parallele.
Ogni singolo attimo di Rhoda nella notte della tragedia è il seme di una infinita serie di possibilità e conseguenze:la promozione,il festeggiamento,l'esagerazione nel bere,la strada percorsa,la coincidenza precisa nel tempo e nello spazio nell'imbattersi con l'auto di John.
L'incidente fatale è la soluzione finale delle variabili coinvolte nelle pagine di vita della donna e dell'uomo.
L'occhio silenzioso di un pianeta messo ad assistere agli eventi umani,non immagine di divinità,ma "mondo speculare",è l'elemento pretestuale che induce a meditare sulla provvisorietà delle certezze e sull'arbitrarietà dei destini.
Il ritmo del racconto è lento e misurato,quasi ossessivo nello studio dei protagonisti.
Le inquadrature ravvicinate e calcolate richiamano a volte il documentario sull'uomo,in zoomate di primi piani e voli sulle espressioni dei volti,i suoni e i rumori sono le eco discrete della sofferenza e,in John,della rassegnazione,i colori sono tenui e desaturati,la fotografia è parsimoniosa e pensosa.
Tutto si compone in un quadro interiore che diffonde i bagliori soffusi del delicato ricamo di una pietà baciata dalla malinconia e dalla trepidazione.
In filigrana il film riprende il sogno umano di un altro io,un individuo alternativo vivente in spazi e dimensioni differenti.
Qui Mike Cahill,coautore dello script con la Marling,innesta una componente che si allarga all'indagine sull'altro io,elemento complementare e affascinante e pone l'accento sul rapporto duale fra i due sè stessi e su cosa potrebbe scaturire dall'incontro dei due uguali ("...se tu incontrassi l'altro,cosa gli diresti?").
Si fa largo l'idea della paura e del desiderio di vedersi dal di fuori,con una prospettiva diversa dalla soggettiva,come due mondi che si osservano in reciprocità.
Allora la conoscenza di sè stessi passa attraverso la conoscenza dell'altro (qui John),in un cammino di condivisione e di evasione dalla propria "caverna" di dolore,come una scoperta galileiana sotto un cielo nuovo e una luce diversa.
L'epilogo del film canta l'eterna parabola della conoscenza.
La vita raccoglie le informazioni più preziose:i biologi cercano di osservare le cose sempre più piccole e gli astronomi scrutano sempre più lontano,nell'oscurità del cielo,fuori del tempo e dello spazio,ma il mistero più profondo non è nè il più piccolo,nè il più grande.E' il mistero dell'uomo sotto la lente.
Un'umanità che si interroga se può o potrà mai accettarsi e si tormenta con l'interrogativo su cosa potrà imparare da sè stessa.
Cosa potrebbe vedere l'uomo,se portato fuori da sè stesso e posto osservatore delle proprie azioni?
"Another Earth" è cinema dell'intuizione,dove ogni verbo è metafora in un' allegoria di parole e pensieri appena accennati in un sussurro di idee poste a guardare.
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Commenti
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