Titolo: Come un tuono
Titolo originale: The Place Beyond the Pines
USA: 2012. Regia di: Derek Cianfrance Genere: Drammatico Durata: 140'
Interpreti: Ryan Gosling, Bradley Cooper, Rose Byrne, Eva Mendes, Dane DeHaan, Ray Liotta, Ben Mendelsohn, Bruce Greenwood
Sito web ufficiale: www.focusfeatures.com
Sito web italiano: www.comeuntuono.it
Nelle sale dal: 04/04/2013
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Domenico Astuti
L'aggettivo ideale: Discontinuo
Come un tuono su Facebook
Cianfrance è un regista non ancora quarantenne, con un talentaccio
indiscutibile ma che solo adesso è riuscito ad essere notato dalla
distribuzione e dal pubblico.
A soli ventitre anni ha giraro il suo primo film
“ Brother Tied “, un bianco e nero dai rimandi al grande John Cassavetes; è
stato visto in molti festival, tra cui il Sundance, ha ottenuto molti premi ma
non è mai stato distribuito nelle sale. Il suo secondo film, “ Blue Valentine
“ ha tenuto impiegato il regista quasi dodici anni per poterlo girare, e solo a
ridosso di “ Come un tuono “ è uscito nelle nostre sale.
Adesso esce in Italia
il suo terzo film che riprende le tematiche a lui care ( solitudine,
romanticismo noir, furie silenziose ) girando un film che può essere inserito
nel genere noir-realistico ma che non disdegna vari registri mescolando il
gangster story, il poliziesco e il melò.
Un film diviso in tre parti e lungo
oltre 140 minuti, con tre storie legate l’una all’altra indissolubilmente ma
che non vede i due protagonisti incontrarsi mai se non per prendersi una
pallottola a testa, mentre quindici anni dopo i loro figli si scontreranno
nuovamente come onde del destino che si vanno ad infrangere, per concludere
qualcosa che è rimasto sospeso e che in realtà chiuderà il cerchio.
Dicevamo un film diviso in tre parti, per noi non proprio omogenee, anzi
diseguali ( qualcuno con ironia ha scritto tre film al prezzo di uno ). Una
prima parte coinvolgente che colpisce al cuore nonostante i protagonisti (
Luke, Romina e Kofi ) vadano per sottrazione e per incomprensioni di destino;
è il blocco diretto con più modernità e affetto, priva di manierismi e provoca
nello spettatore una forte empatia; la seconda parte invece è assai più
convenzionale e lineare che si inserisce nel più classico dei noir-
poliziotteschi americani; invece il film si tira su bene nel blocco finale in
cui i protagonisti sono i due figli, quindici anni dopo; mentre il finale è
meno scontato del previsto e si inserisce nell’anima del cinema indipendente
americano.
Il film probabilmente guadagna molto dalle interpretazioni dei due
nuovi divi americani il bravo e simpatico Ryan Goslin ( “ Blue Valentine “, “
Drive “, “ Le idi di Marzo ) e il quasi Oscar Bradley Cooper ( “ Una notte da
leoni “ 1-2-3, “ Il lato positivo “ ) e va sicuramente menzionata la brava e
molto bella Eva Mendes ( “ Il cattivo tenente “ versione Herzog, “ Holy Motors
“ ), da segnalare anche i due ragazzi che sicuramente rivedremo presto Dane
DeHaan ( Jason ) e Empry Cohen ( Aj ).
Il film inizia con Luke, un pilota fantastico di motociclette, lavora in uno
spettacolo ambulante, guadagna bene ed è quasi un divo di periferia con
annessi autografi. Sta per ripartire con il “ circo “ per una nuova città di
provincia, ma lo viene a trovare Romina, una vecchia fiamma, che si fa solo
riaccompagnare a casa. Ma lui è ancora attratto da lei e il giorno dopo torna
a cercarla e scopre di avere avuto con lei un figlio, Jason, concepito durante
una loro brevissima relazione.
Decide allora di licenziarsi e di restare lì
per provvedere al bambino e per comporre quella famiglia che lui non ha mai
avuto: suo figlio deve crescere con un padre. Ma Romina vive già con un altro
uomo che le da una sicurezza economica.
Luke trova un lavoro, riallaccia i
rapporti con Romina e il loro bambino ma i guadagni che ha servono appena per
lui e lei rimane con il suo nuovo compagno.
A Luke non restano che le rapine
in banca con relativa fuga in moto per poter sperare di unirsi alla compagna e
al loro bambino, ma ” chi corre come un fulmine, si schianta come un tuono ”
gli dice il suo amico e complice.
Rimasto solo, decide di fare un’altra rapina
ma gli va tutto storto e una recluta di polizia Avery Cross, anch’egli padre da
poco, lo colpisce quasi involontariamente e si becca un proiettile.
Uno muore, l’altro diviene un eroe. Inizia così il secondo blocco con Avery
che fa carriera, vive sempre con il suo senso di colpa per aver ucciso l’altro
e si trova invischiato nella corruzione nel suo distretto, ma grazie a suo
padre riesce a diventare vice procuratore. Quindici anni dopo, Jason, il
figlio di Luke, e Aj, il figlio di Avery, si conoscono casualmente al liceo e
diventano quasi amici, ma il loro è un rapporto nevrotico tra il figlio di un
ricco e affermato giudice e un ragazzo proletario che vive quasi ai margini
della società. Il passato che li lega non riaffiora se non verso la fine e la
violenza del destino rinfocola altra violenza.
Un film girato con grande talento, anche se in alcuni passaggi è discontinuo,
mente la sceneggiatura cerca di colpire troppo in alto nonostante resti nel
solco del genere, senza tuttavia esplicitare con chiarezza il senso della vita,
le onde del destino; mostrandoci alcuni toni e registri narrativi non sempre
coerenti e non sempre con il giusto equilibrio ( per esempio Avery ci sembra in
alcuni passaggi un po’ tontolone e poi un attimo dopo un vero figlio di buona
donna; Avery non riesce ad abbracciare suo figlio perché in colpa con il figlio
dell’uomo che lui ha ucciso.
Oppure c’è un determinismo quasi ideologico, in
cui le ferite non possono rimarginarsi ma tornano immancabilmente a sanguinare,
ed anche l’idea speculare che un uomo corrotto generi un figlio dal cuore puro
e un uomo che ha lottato contro la corruzione invece un figlio violento e
oscuro nell’anima conferma questa nostra sensazione ).
Ottima è la fotografia
come più che notevole è la colonna sonora.
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