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Scritto da Dario Carta   
venerdì 19 agosto 2011

Conviction
Titolo originale: Conviction
USA: 2010. Regia di: Tony Goldwyn Genere: Drammatico Durata: 107'
Interpreti: Sam Rockwell, Hilary Swank, Minnie Driver, Bailee Madison, Rachel Scott, Michael Liu, Matt Hollerbach, Zachary Borromeo, J. David Moeller, Melissa Leo, Juliette Lewis, Clea Duvall, Ari Graynor, Peter Gallagher, Loren Dean, John Pyper Ferguson, Karen Young, Marc Macaulay, Conor Donovan, Ele Bardha, Linda Boston, Gordon Michaels, Frank Zieger, Sarab Kamoo, Owen Campbell, Peter Carey, Tobias Campbell, Michele Messmer, Janet Ulrich Brooks, Wallace Bridges, Doug Hamilton, Jennifer G. Roberts, Talia Balsam, Annabel Armour, Jane Alderman
Sito web ufficiale: www.foxsearchlight.com/conviction
Sito web italiano:
Nelle sale dal: Inedito in dvd
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Caparbio
Scarica il Pressbook del film
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ConvictionIl cinema della tenacia femminile allarga la piazza del prevedibile spettacolo a soggetto maschile,target abituale delle produzioni omogenee di una Hollywood standardizzata all'ossequio alla virilità. La messa ai margini del protagonismo femminile,se si eccettuano pochi titoli di un catalogo comunque rarefatto,è la contestualizzazione di un cinema addormentato nella consuetudine abulica del servilismo alle formule canoniche dello spettacolo oggi forse troppo sessista,nonostante i fermenti che animano questa nuova società.

Il ricorso alle graphic novels e alle pagine a fumetti da parte di settori di produzione sempre più avari di inventiva,conferma un'audience interessata al protagonismo maschile,lasciando a Catwoman,Elektra e altre eroine,un' esigua porzione del massiccio pubblico affascinato dalla fisicità muscolare. A chi si è lasciato ipnotizzare dalla caparbietà della Bergman in "Io ti salverò" o dalla determinazione di Erin Brockovich,non sarà sfuggito come il senso della giustizia o l'ideale nella visione femminile,fermenti un'empatia viscerale che,se colta e raccontata nella sua realtà più profonda,abbia il respiro organico di una schiusa ad un livello emotivo tanto irrazionale quanto vibrante e intenso.

Di questa forza interiore Tony Goldwyn innerva "Conviction",film ispirato ad un fatto di cronaca nel Massachusets degli anni '80,quando le pagine dei giornali parlarono a lungo di quanto una donna di una cittadina dello Stato possa essere risoluta a dimostrare l'innocenza del fratello accusato di omicidio,stravolgendo la propria vita e arrivando a mettere in discussione l'unità della sua stessa famiglia pur di raggiungere lo scopo prefisso. Kenny Waters (Sam Rockwell),uomo violento e dotato del carattere borderline di chi si caccia spesso nei guai per le sue esplosioni d'ira,viene arrestato con l'accusa di omicidio.
Sua sorella Betty Anne (Hilary Swank),moglie e madre in una famiglia della classe operaia di provincia,non si convince della colpevolezza del fratello.
I due erano cresciuti insieme nel vuoto di un padre inesistente e di una madre altrettanto assente in persona e spirito,ed il legame che li unisce è quello di un sincero giuramento di reciproca fedeltà.
Una testimone (Juliette Lewis) e una ostinata agente della polizia locale (Melissa Leo),venuta ad un diverbio con Kenny,sono sufficienti alla giustizia per assicurare al ragazzo il processo con accusa di omicidio,con tutte le prove che confortano i sospetti. Betty Anne conosce il fratello e le sue manifestazioni violente,ma sa che non è colpevole.
In questo quadro Dickensiano di innocenza e temperamento,il regista narra la storia di una donna che si reiventa stravolgendo le sicurezze della propria vita,per entrare nella facoltà di Legge,dove acquisisce una laurea in giurisprudenza della quale si serve per difendere il fratello in tribunale. Il prezzo da pagare sarà il suo matrimonio ed il lungo cammino verso una giustizia riconosciuta.
Goldwyn dipana una narrazione pregna della sofferta urgenza che si genera dal tagliente conflitto fra presunzione di colpa e dimostrazione d'innocenza.

Quello che il regista fa,è tratteggiare con efficienza il rapporto fra i due protagonisti,nei giorni degli accadimenti,ma con ricorsi a frequenti flashback in un'infanzia vissuta in giochi senza genitori ma con il sorriso eterno della condivisione anche nella cattiva sorte. Quello che il regista non fa,è generare un racconto nella retorica e nei paradigmi dell'apologia di costume.
La narrazione non presenta picchi o guizzi particolari,ma si snoda discreta nelle luci ed ombre diffuse in un racconto che coglie in flagrante l'ansia per il riscatto sociale,mettendolo al centro di un'attenzione che non legge atti di accusa,ma un solido e caparbio impegno a favore di giustizia e famiglia.
Goldwyn imbastisce nel mantra ossessivo dell'ostinazione di Betty Anne,un viaggio negli ampi spazi di una realtà sociale della provincia americana,sezionandola nel vivo della classe lavoratrice extraurbana,fatta palcoscenico di un fatto di cronaca dipinto con i colori e il respiro della comunità di quei luoghi.
Goldwyn cattura lo spirito che agita un dramma ordinario e violento e lo libera in un racconto che esplora vincoli e affetti,ignorando moti d'accusa al sistema e componenti legalistiche,a beneficio dei ritratti umani scolpiti con energia. Nulla è superfluo o vanificato da iperboli allegoriche.

La narrazione è scandita dal ritmo prudente e calibrato di una raffinata parabola sulla solidità di una fede al femminile,determinata oltre ogni speranza concessa dalle circostanze ("North Country - Storia di Josey","Dead Man Walking","Case 39").
Hilary Swank e Sam Rockwell incarnano con lo scrupolo professionale che li contraddistingue la contraddizione fra due caratteri opposti e l'affetto che lega un fratello e una sorella così diversi,ma figli entrambi di una stessa esistenza sofferta all'ombra dell'abbandono e dell'emarginazione.
Melissa Leo ("Frozen River","The Fighter"),appare in brevi sequenze,come la poliziotta rinchiusa nel proprio rigore,ma la brevità delle sue comparse non è ostacolo per chi è capace comunque di riempire la scena.
"Conviction" è un film essenziale e nello stesso tempo complesso,intenso nelle righe di una lettura senza fronzoli e ricami e ricco di quelle sfumature che ne fanno espressione migliore della notizia e della comunicazione,dove il messaggio è forte e l'immagine è quella del cinema importante.

 
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