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Titolo: Le vite degli altri
Titolo originale: Das Leben der Anderen
Germania: 2006. Regia di: Florian Henckel von Donnersmarck Genere: Drammatico Durata: 137'
Interpreti: Martina Gedeck, Ulrich Mühe, Sebastian Koch, Ulrich Tukur, Thomas Thieme, Hans-Uwe Bauer, Volkmar Kleinert, Matthias Brenner, Charly Hübner, Herbert Knaup, Bastian Trost, Marie Gruber, Zack Volker Michalowski, Werner Daehn, Martin Brambach, Hubertus Hartmann, Thomas Arnold, Hinnerk Schönemann, Paul Faßnacht, Ludwig Blochberger, Paul Maximilian Schüller, Susanna Kraus, Gabi Fleming, Michael Gerber
Sito web ufficiale: www.sonyclassics.com/thelivesofothers
Sito web italiano:
Nelle sale dal:06/04/2007
Voto: 9
Recensione di: Ciro Andreotti
L'aggettivo ideale: Accattivante
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DDR 1984: Gerd Wiesler, agente della Stasi dedito a spietati e interminabili interrogatori e all'addestramento delle nuove reclute, decide di porre sotto controllo la vita di Georg Dreyman, unico drammaturgo della Germania Democratica a essere apprezzato sia all’estero che dal potere. Wiesler vede nello scrittore un cospiratore e per questo decide di proporre al suo superiore e amico, Anton Grubitz, di pedinare e intercettare Dreyman ventiquattro ore al giorno.
L'opera prima di Florian Henckel è diventata, nel breve volgere di una stagione un vero e indiscusso successo sia al botteghino che fra gli addetti ai lavori, quale vestigia di un’epoca buia, tetra e recente di una nazione ora più che mai all’avanguardia per qualunque evento. Premiata in patria da un pubblico che ha regolarmente affollato le sale e contestualmente apprezzata da tutti i critici in maniera totale; al punto di essere premiata alla notte degli Oscar 2007 con il titolo di “miglior film straniero”.
La pellicola, che solamente in un secondo momento è finalmente giunta in Italia, riesce, avvalendosi di una trama accattivante e priva di fronzoli, a catturare l’attenzione sia degli appassionati della storia recente della ormai defunta DDR, che di coloro che attraverso la vita piatta e programmata di Gerd Wiesler intravedono non solo la gabbia di una nazione stritolata da una fra le più tetre, moderne e Orwelliane dittature della storia (il 1984 anno in cui è ambientato il film è di certo non scelto casualmente) ma anche la loro stessa vita: routinizzata, frullata e risputata pronta per essere indossata senza bisogno, né possibilità, o voglia, d’essere discussa.
Gerd Wiesler, superbamente interpretato da Mühe, da li a poco prematuramente scomparso, altri non è quindi che un piccolo ingranaggio pieno di convinzioni preconfezionate e a cui l'attore tedesco non concede nulla in termini di caratterizzazione del personaggio: né sbavature, né voli al di sopra delle righe.
Facendo suoi atteggiamenti Kafkiani da gerarca del ventennio, solamente meno datato e più tecnologico, per cui nulla è più importante della difesa della nazione da parte di nemici del popolo.
Il processo catartico in cui lentamente scenderà Wiesler sarà al fine quello di una presa di coscienza non repentina ma lenta e senza ritorno a cui un finale delicato e misurato saprà aggiungere una nota di speranza senza scivolare nel più banale politically correct da blockbuster made in USA.
Consigliato a chi crede che non sempre la spuntino necessariamente i buoni ma che spesso ci si possa anche accorgere che la vita è fatta di piccole vittorie personali.
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