Titolo: Lincoln
Titolo originale: Lincoln
USA, India: 2012. Regia di: Steven Spielberg Genere: Drammatico Durata: 150'
Interpreti: Daniel Day-Lewis, Sally Field, David Strathairn, Joseph Gordon-Levitt, James Spader, Hal Holbrook, Tommy Lee Jones, Lee Pace, David Oyelowo, Jackie Earle Haley, Bruce McGill, Tim Blake Nelson, Joseph Cross, Jared Harris, Peter McRobbie, Gulliver McGrath, Gloria Reuben, Jeremy Strong, Michael Stuhlbarg, Boris McGiver, David Costabile, Stephen Spinella, Walton Goggins, David Warshofsky, Colman Domingo, Lukas Haas, Dane DeHaan, Carlos Thompson, Bill Camp, Elizabeth Marvel, Byron Jennings, Julie White
Sito web ufficiale: www.thelincolnmovie.com
Sito web italiano: www..foxinternational.com/it/260_lincoln
Nelle sale dal: 24/01/2013
Voto: 8
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Il cinema
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Così ragiona tra sè lo spettatore qualsiasi che ha visto il "Lincoln" di Spielberg :
"Bentornato al cinema di Ford,ai suoi acquarelli nostalgici e forti,ai suoi inni alla Storia Americana,alle poesie e ai meravigliosi affreschi messi in cinema".
Fin dall'incipit ricorda un po' quel cantore d'America e di popolo,il lavoro di Spielberg,intensa pagina sugli ultimi mesi del sedicesimo presidente degli Stati Uniti,frammento di splendido cinema e libro aperto sullo spettacolo più vero sull'uomo e le sue realtà.
Qui l'uomo è Lincoln (Daniel Day Lewis),raccontato nel breve tratto della sua carriera politica che vede la sua lotta per il riconoscimento dei diritti dell'uomo,la ratifica del Tredicesimo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America,che sancì l'abolizione della schiavitù in tutti gli Stati.
Nel suo lavoro,uno screenplay di Tony Kushner dal romanzo di Doris Kearns Goodwin "Team of Rivals:The Political Genius of Abraham Lincoln",Spielberg fissa lo sguardo sul politico,sui suoi sforzi per risolvere una guerra civile che mieteva centinaia di migliaia di vittime e per superare la crisi epocale che affliggeva un Paese spezzato in due e sul braccio di ferro con i Democratici antiabolizionisti nella Camera dei Rappresentanti,ma allarga anche l'attenzione al'uomo di famiglia,ai suoi connotati interiori,alla relazione profonda e fragile con la moglie Mary Todd (Sally Field) e al rapporto con l'inquieto figlio Robert (Joseph Gordon-Levitt).
Il racconto che ne deriva è un intenso ritratto interiore,a volte sofferto e malinconico,ricco di umanità,denso e fecondo del caldo fascino della fedeltà.
Il film apre con il presidente a colloquio con due soldati al fronte,due uomini dal diverso colore della pelle,ma nelle stesse misere e sporche divise dell'Unione,nel fango e nel rumore secco degli spari dei moschetti,ma il film è più un racconto di dialoghi e fotografie di uomini,un quaderno fitto di appunti sul passaggio dell'America fra due epoche raccontato in un'analisi forte e mai retorica degli avvenimenti politici che l'hanno portato a maturazione.
La narrazione è scandita dal tono quieto di Lincoln,politico,marito,padre e affascinante narratore di storie e parabole.
Daniel Day Lewis traduce in prosa una sensibilità gentile e decisa,impersonificando un uomo di grazie,umorismo e anima.
Fiducioso e realistico,Lincoln ottiene l'approvazione del Tredicesimo Emendamento con la collaborazione e la guida di William Seward (David Strathairn) e di Thaddeus Stevens (Tommy Lee Jones),la voce abolizionista più potente nella Camera dei Rappresentanti.
Istrionico e geniale,Tommy Lee Jones raccoglie i Stevens tutto il suo fascino rugoso e ironico,disegnando una figura che ricorda il magnetismo sornione di Charles Laughton.
A fianco di Lincoln,la moglie Mary soffre la perdita prematura del figlio Willie,morto a undici anni,di cui non si dà pace e teme per l'altro figlio Robert,che rifiuta i privilegi della famiglia.
Spesso Spielberg ricorda Ford e il suo modo di narrare l'uomo e il suo ambiente,nei dibattimenti nella Camera,dove il crescendo e i duelli verbali ricordano l'accesso del senatore Stoddard di "L'uomo che uccise Liberty Valance" alla carriera politica e nelle sequenze domestiche,dove il senso del focolare riporta all'intimità di "Com'era verde la mia valle".
Nella versione originale,i dialoghi intrecciati nei diversi accenti del Nord e del Sud conferiscono un valore aggiunto perso con il doppiaggio,ma nota fondamentale per una migliore comprensione della realtà sociale e politica che fa da sfondo alla storia.
Nel film nessuno è comprimario.
Da W. N. Bilbo (James Spader) a Preston Blair (Hal Holbrook),da James Ashley (David Costable) a Mary Todd,tutti i protagonisti partecipano all'unisono a veicolare un linguaggio di cinema suggestivo e sincero,denso della migliore comunicazione che lo spettacolo possa promettere.
Le splendide luci,i connubi di colore,i giochi d'ombra,le inquadrature,il montaggio e i suoni si fondono con i dialoghi,i timbri vocali e le ambientazioni,in una formula di vero spettacolo e ineccepibile senso della narrazione per raccontare un frammento di storia d'America con la voce calda del cinema migliore.
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Commenti
Duna parte Tarantino con uno dei suoi capolavori ci mostra "di che lacrime gronda e di che sangue" lo schiavismo del profondo sud. E, agli schiocchi di frusta che si abbattono sulle schiene dei raccoglitori di cotone, fanno eco nel film di Spielberg, le parole con le quali un magnifico Daniel D.Lewis cerca di far capire ai suoi collaboratori e al mondo intero che in quel momento si sta "facendo la storia" e niente sarà più come prima. E proprio in questo stanno la grandezza ma anche i limiti del film.
In una America fotografata con rara maestria(con colri che richiamano i dipinti del primo Rembrandt), si gioca la partita che cambierà i destini di milioni di uomini. In una visione quasi claustrofobica (ben poche sono le riprese in esterno), sua Maestà la parola assume il significato più profondo del termine. La parola che con la sua forza è capace di mutare il corso della storia e di dimostrare come l'uomo al di là dei meri rapporti di forza può incidere profondamente sulla storia con un "semplice " movimento delle sue corde vocali. Film sicuramente denso, profondo,
ma nello steso tempo con una intrinseca forza rivoluzionaria nelle sue tesi, ci mostra un Lincoln che, molto distante dalle posizioni più radicali degli abolizionisti del Nord, comprende che la via della pace deve passare attraverso l'abolizione dello schiavismo, e non esita a gettare sula tavolo della trattativa questo elemento,che in uno dei più celebri discorsi della Storia degli Stati Uniti,srà una dellchiavi di volta del mutamento epocale. Ma, nonostante l'indubbio valore del film, manca a mio avviso qualcosa che lo farà ricordare come un film grande ma non come un grande film. Manca l'emozione; manca l'afflato lirico di un momento indimenticabile nella Storia dell'umanità;manca il"colpo di frusta" del film di Tarantino che ti colpisce i sensi ma che serve a farti pensare e riflettere. Grandi tutti gli interpreti,sple ndide la fotografia e la colonna sonora di un film che sicuramente farà discutere anche perchè "mutatis mutandis" in un periodo
storico come il nostro, ci ricorda che l'eloquio calmo e riflessivo di Lincoln vale cento volte di più di parole urlate davanti ai microfoni di mille TV.
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