Titolo: Nymphomaniac vol. 2
Titolo originale: Nymphomaniac vol. 2
Danimarca: 2013. Regia di: Lars von Trier Genere: Drammatico Durata: 123'
Interpreti: Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Stacy Martin, Shia
LaBeouf, Christian Slater, Jamie Bell, Uma Thurman, Willem Dafoe, Jens
Albinus, Connie Nielsen
Sito web ufficiale: www.nymphomaniacthemovie.com
Sito web italiano: www.nymphomaniacilfilm.it
Nelle sale dal: 24/04/2014
Voto: 7,5
Trailer
Recensione di: Domenico Astuti
L'aggettivo ideale: Intellettuale
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In questa seconda parte la storia diventa più intellettuale ( nel senso più
alto ma anche più approssimativo ) e anche noiosa se non ci si mette con
pazienza alla visione.
Con un salto di circa vent’anni dalla prima parte e con
una circolarità parmenidea, Von Trier spiega le ragioni della ninfomania di Joe
( Charlotte Gainsbourg ).
E’ sempre la stessa notte ( come una novella Ulisse
al femminile, in senso joicyano ), ha sempre lo stesso pigiama che ricorda le
prigioniere dei Campi di Concentramento e lei racconta e svela le sue ragioni
al filosofo-psicologo-vergine Seligman ( Seligman, in realtà, esiste per
davvero ed è considerato il fondatore della psicologia positiva ).
Si inizia,
più o meno, da una scena alla Bunuel, in cui sdraiata su un prato, forse
dodicenne, vede due donne in cielo che la osservano e subisce il primo e ultimo
orgasmo di piacere della sua vita: lei ritiene che una delle due possa essere
la Madonna mentre per il professore Seligman non è altro che Messalina.
Poco
dopo l’uomo commenta, un racconto di lei, citando il paradosso di Zenone e
dice: " Tu sei Achille e l'orgasmo è la tartaruga ". Il racconto si svolge in
modo ondulatorio ma diventa mano mano ciò che effettivamente risulta: un saggio
malinconico e pessimista sulla sessualità e sui rapporti personali e sociali,
in un clima tetro che ci mostra il sesso non come spinta vitale ma come
pulsione verso la morte. Oltre Bunuel ( religione e peccato ) ci sono omaggi e
riferimenti al Cinema alto di Godard, a quello dell’ultimo Pasolini, a
Tarkovkij ma anche a Fleming, l’autore di 007 e alla pistola Walther PPK ( come
simbolo fallico ? ) e le citazioni si sprecano fino a quelle musicali da Wagner
a Bach a Beethoven, passando per citazioni da Thomas Mann, al nodo di Prusik.
(appartiene alla categoria dei nodi "autobloccanti" ).
Naturalmente tanta
cultura inserita in un film di due ore su un tema malinconico come la
sofferenza e l’incomunicabilità attraverso la sessualità rende tutto troppo
rigoroso e a volte noioso, al punto che il primo volume ( uscito in questo
stesso mese ) risulta più fruibile, leggero, ‘ cinematografico ‘, perchè
questi ultimi tre capitoli si fanno più crepuscolari e tetri rispetto al primo
volume. Naturalmente stiamo parlando di Von Trier, uno dei maestri del Cinema
di oggi, e quindi non c’è nulla di quella pacchiana esibizione di cultura e di
sapere ma indiscutibilmente coniugare Cinema, Cultura alta della più varia,
pessimismo della ragione e psicanalisi non è un compito semplice nemmeno per lo
spettatore che è quasi costretto suo malgrado ad ‘un lavoro-visione
intellettuale‘.
Tuttavia gli elementi metanarrativi ( scritte in
sovrimpressione, digressioni… ) diminuiscono nel confronto con la prima parte.
Nel primo capitolo Joe si sposa con Jerome ( Shia LeBeouf ) e fanno anche un
figlio ma lei sembra non essere mai soddisfatta sessualmente e allora il marito
per amore la invita a cercare nuovi partner e lei lo fa alla ricerca costante
di sesso, fino a degradarsi nel fisico e nell’anima ( più che erotico sul
genere di “ Le Età di Lulu “ di Bigas Luna, l’accoppiamento con due neri in uno
squallido albergo sembra una pantomima clinica ), poi c’è l'incontro con K (
Jamie Bell ) in cui lei si sottomette completamente aspettando in un locale
fetido di ricevere da lui pugni, vergate, soffocamenti e naturalmente nessun
bacio o carezza. E pur di frequentare questo luogo e quest’uomo mette a
rischio la vita del suo bambino lasciato da solo in casa di notte e a perdere
suo marito. Ma nutre dei sensi di colpa e frequenta un gruppo d'ascolto
borghese per i sessodipendenti, ma è il tutto così ipocrita e asettico che l’
abbandona dopo alcune riunioni.
Il secondo capitolo ( per certi versi il più interessante e forse più
originale ) è quando alla ricerca di lavoro incontra L ( Willem Dafoe ) che le
propone di fare una recupero crediti. E lei diventa bravissima nel suo lavoro,
perché riesce a far cedere i creditori non con la violenza fisica bensì
svelandoli sessualmente. Un cliente così ‘ scopre ‘ il suo desiderio inconscio
della pedofilia attraverso la sua erezione per un racconto che lei fa ben
dettagliato.
Poi nell'ultimo capitolo, Joe ha un rapporto lesbico con una ragazzina che
dovrà prendere il suo posto di lavoro giacchè gli anni passano e anche da
questa giovanissima ragazza verrà tradita e abbandonata. E allora prende a
bazzicare il mondo del crimine e progetta un omicidio.
Omicidio che tuttavia
lei compirà contro l’unica persona che sembra averla accettata per ciò che
rappresenta.
Nymphomaniac ( forse aspetteremo la versione completa di oltre 5 ore ) è un
film che non ha nulla di erotico nel senso del termine e lo spettatore potrebbe
risentirsi del battage pubblicitario e di alcuni critici che sembrano essere
cascati nell’idea di un film alla Brass o alla Bigas Luna.
E’ un film-saggio,
che senza alcuna morbosità ( si potrebbe provare eccitazione per un corpo di
donna disteso in un obitorio ? ), analizza la patologia di una donna attraverso
istinti sessuali, natura malata, morale sociale e ragione intellettuale.
Se
volessimo terminare con una frase banale ma efficace, pottemmo aggiungere: è la
storia di una donna che non si ama e quindi soffre.
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