Titolo: Still Life
Titolo originale: Still Life
Gran Bretagna, Italia. 2013. Regia di: Uberto Pasolini Genere: Drammatico Durata: 187'
Interpreti: Eddie Marsan, Joanne Froggatt, Karen Drury, Andrew Buchan, Ciaran McIntyre, Neil D'Souza, Paul Anderson, Tim Potter
Sito web ufficiale: www.mymovies.it/stilllife
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 12/12/2013
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Domenico Astuti
L'aggettivo ideale: Rigoroso
Scarica il Pressbook del film
Still Life su Facebook
Personaggio fuori dagli schemi Uberto Pasolini, ( discendente non di Pasolini
ma a quanto pare di Luchino Visconti ), ex banchiere, apprendista nella
produzione internazionale degli anni ottanta ( “ Urla del silenzio “ ),
produttore televisivo negli anni novanta, ma anche di piccoli film notevoli e
molto interessanti come “ Palookaville “ di Alan Taylor ( tipica commedia all’
italiana tra Monicelli e quel qualcosa di Italo Calvino ) e soprattutto “ Full
Monty “ diretto da Peter Cattaneo, successo mondiale. Dopo qualche altra
produzione è passato alla regia con “ Machan – La vera storia di una falsa
squadra “, film ambientato in Sri Lanka e giunto in Italia nel 2008.
Adesso
giunge “ Still life ( Premio per la migliore regia nella sezione Orizzonti
della 70esima edizione della Mostra del cinema di Venezia ) un piccolo film
delicato, prezioso, in controtendenza, rigorosissimo ma anche un po’ lento e
compiaciuto.
Con un attore eccellente che parla poco, si muove tra silenzi e
solitudine eppure non ha un attimo di inutile psicologismo
La storia nasce da una figura che realmente esiste a Londra: un impiegato
comunale addetto a rintracciare i parenti delle persone morte in solitudine e
che quindi hanno perso i contatti con i familiari.
"La traduzione
dell'espressione inglese“ Still Life “ è natura morta - spiega il regista -
ma il mio film non è sulla morte, è sulla vita. Preferisco altre
interpretazioni del titolo: una vita ferma, che non si muove, sempre uguale
come è quella del mio protagonista all'inizio del film, ma si può tradurre
anche con " una vita per immagini " oppure " ancora in vita " che poi è il
senso profondo del film. Ogni vita va valorizzata per quello che è...
L'idea
per il film è nata dalla lettura di un'intervista su un quotidiano inglese a
uno di questi funzionari comunali e mi è venuta la curiosità di capire di più
del loro lavoro. Per sei mesi li ho affiancati nelle loro mansioni, sono stato
con loro nelle case dei defunti, ho presenziato alla cremazione o ai funerali
di tante persone dove spesso io ero l'unico, a parte l'officiante, perché
talvolta neppure i funzionari che hanno organizzato il funerale posso essere
presenti, per i loro impegni di lavoro.
Quasi tutto quello che si vede nel film
l'ho tratto dalla realtà, la signora che scriveva i biglietti di auguri al
proprio gatto è stata la mia prima visita ".
John May ( Eddie Marsan, visto inpiccoli ruoli in “ Gangs of New York “, “ 21
grammi “, “ L’illusionista “ e soprattutto “ Il segreto di Vera Drake “ )
trascorre la sua vita lavorativa tra un ufficio desolato e grigio, la sala
mortuaria e le case delle persone appena morte ( neanche fosse un ornitologo
osserva le collane delle signore morte, un rossetto, delle mutande stese ad
asciugare sul riscaldamento, le solite bottigie di liquore ormai vuote ).
E’
una persona sola e precisa e quindi lavora con cura, con calma e ricostruisce
le vite dei defunti per rintracciare qualche parente e poi farlo partecipare al
funerale. Spesso non ci riesce e allora cerca di ricostruire la personalità
dei defunti e scrive brevi discorsi di commiato da consegnare all'officiante di
un rito di cui lui è l'unico partecipante.
E‘ un uomo metodico, solitario e
mette tutte le sue energie nell'intuire il tipo di cerimonia funebre che i
morti avrebbero gradito.
E spesso, alla funzione funebre, come dietro al
feretro che va al cimitero c’è solo lui presente e puntuale. Forse vuol bene
a tutte quelle persone sole perché lui è solo e si immedesima su quando
toccherà a lui fare l’ultimo viaggio. Ma un giorno il comune ha deciso che
deve risparmiare e May viene licenziato non prima però dell’ultimo decesso, e
allora si impegna e si sforza per risolvere quest’ultimo funerale. Inizia la
ricerca dei parenti di un certo Billy Stoke morto solo e alcolizzato ma dalla
vita passata ricca di avvenimenti e soddisfazioni.
Rintraccia una figlia e
con lei instaura un rapporto fatto di gentilezza e attenzione, ma è anche
affascinato dalla vita dell’uomo e, come gesto spontaneo, gli cede la sua tomba
posta in un bel posto arioso e panoramico. Il finale – probabilmente in
coerenza con la storia – spiazza lo spettatore e toglie qualsiasi happy end
facile al film anche se il tono gentile di Pasolini è poetico come poteva
esserlo solo Zavattini nel neorealismo.
Una storia con un cast non glamour, in fondo malinconico se non triste, ma che
ci lascia un sapore di retrogusto sul nostro modo di vivere e di come
dimentichiamo gli altri.
|