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Titolo: Woman in Gold
Titolo originale: Woman in Gold
USA, Regno Unito 2015 Regia di: Simon Curtis Genere: Drammatico Durata: 109'
Interpreti: Ryan Reynolds, Helen Mirren, Katie Holmes, Tatiana Maslany, Max Irons, Charles Dance, Elizabeth McGovern, Antje Traue, Daniel Brühl, Neve Gachev, Frances Fisher
Sito web ufficiale: www.womaningoldmovie.com
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 15/10/2015
Voto: 7
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Conoscitivo
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“Woman in Gold” esce nelle sale italiane il 15 ottobre, facendo compagnia ad altre attesissime pellicole: “Lo stagista inaspettato” e il secondo capitolo di “Maze Runner”.
Per raccontare questa storia di riscatto sono stati scelti Helen Mirren e Ryan Reynolds diretti da Simon Curtis.
Vi si racconta la vera storia di Maria Altmann, che decide di intraprendere un viaggio, per rientrare in possesso dei beni sottratti alla sua famiglia durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver chiesto l’aiuto del giovane e volenteroso avvocato Randy Schoenberg, la donna si impegna in una battaglia legale per recuperare tra gli altri il dipinto di sua zia “La dama in oro” di Gustave Klimt. Lo scontro tra le due parti sarà aspro e tornare a Vienna le farà rivivere quanto accaduto alla sua famiglia.
Il film realizzato da Simon Curtis dà modo allo spettatore di conoscere un altro pezzetto di Storia e quanto sia difficile per un cittadino recuperare i beni e – in particolare – le opere d’arte sottrattegli dai nazisti. Alcune opere sono andate drammaticamente perdute o distrutte, altre tenute nascoste dai nuovi ‘proprietari’ e altre ancora – come il dipinto del titolo – considerate un bene acquisito da terzi.
L’idea di mettere in scena le vicissitudini della famiglia Altmann, di mostrare come vive Maria oggi, di raccontare la storia del ritratto e la battaglia legale per riaverlo possiede una grande forza narrativa.
Peccato solo che nel passaggio tra il passato e il presente ci sia poca fluidità filmica, si avverte la sensazione che manchi una liaison più appropriata, che non faccia percepire il taglio netto - e brusco a volte – tra le due sfere temporali.
La narrazione tuttavia cattura l’attenzione e finita la visione si ha voglia di saperne di più sugli aspetti poco conosciuti dei tantissimi dipinti depredati, nascosti, ritrovati o mai ritrovati in quegli anni di orrore.
È un film sulla memoria e sull’essere determinati a ottenere giustizia in una società in cui sempre più spesso è il più forte e non il più giusto a spuntarla. Fa riflettere su quanto a lungo bisogna lottare.
Helen Mirren e Ryan Reynolds sono adeguati ai rispettivi ruoli: in Maria si avverte un certo distacco nell’affrontare l’intera faccenda, solo nella parte conclusiva abbassa le difese e si ammorbidisce, lasciandosi leggere dentro. Nelle mani di Helen Mirren questo passaggio è reso in modo autentico e spontaneo, arrivando al momento giusto e con le giuste dinamiche.
“La sua generazione ha dovuto fare i conti con un sentimento di rabbia forte ma necessariamente represso. Sono stati coraggiosi quegli uomini e quelle donne, perché hanno saputo rifarsi una vita e ricominciare tutto daccapo in un altro Paese” dice la Mirren. “So queste cose da mio padre, che era figlio di un immigrato.
Nato in Russia in una famiglia benestante, ha dovuto tagliare i ponti con tutto e tutti, lasciare la Russia e ricominciare in un altro Paese. Maria ha vissuto tutto ciò da giovane e in lei è maturata una rabbia profonda e ancora inespressa.
La rabbia, però, traspare dai suoi occhi”.
Piccola osservazione: si sarebbe potuto lasciar contemplare allo spettatore un po’ di più il dipinto, che passa fugace davanti ai suoi occhi.
Si è creata ad arte l’attesa, e poi la si è sfumata velocemente. Sembra lo si voglia far vedere con parsimonia, nonostante sia al centro di tutti i discorsi.
“Woman in Gold” è e rimane un film che merita di esser visto e apprezzato.
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