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Scritto da Dario Carta   
venerdì 20 novembre 2009

2012
Titolo originale: 2012
USA: 2009 Regia di: Roland Emmerich Genere: Fantascienza Durata: 158'
Interpreti: John Cusack, Chiwetel Ejiofor, Amanda Peet, Oliver Platt, Thandie Newton, Danny Glover, Woody Harrelson, Morgan Lily, George Segal, John Billingsley, Jimi Mistry, Thomas McCarthy, Patrick Bauchau, Anna Mae Routledge, Liam James, Johann Urb, Chin Han, Beatrice Rosen, Agam Darshi, Patrick Gilmore, Eve Harlow, Alex Zahara, Zlatko Buric, Alexandre Haussmann, Philippe Haussmann
Sito web: www.sonypictures.com/movies/2012
Nelle sale dal: 13/11/2009
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Muscolare

2012_leggero.jpegRoland Emmerich,il visionario regista che si esprime per immagini,torna alla sua prediletta enfasi catastrofica e racconta la fine del pianeta con questo “2012”,dopo le minacce planetarie di “Independence Day (’96) e “L’alba del giorno dopo” (’04),dopo essere passato per l’inquietante ritorno di “Godzilla” (’98).
E’ una vera festa per gli allenati ai virtuosismi della CGI,qui presentati in grande stile e su larga scala.
Emmerich ama la dialettica visiva a forti tinte e qui lo dimostra in maniera più che evidente.
Si assiste a due ore e quaranta minuti di spettacolari giochi d’artificio,intesi come pura finzione a fortissimo impatto emotivo.

In una sceneggiatura di stampo un po’ retrò,ammiccante alle forme tipiche degli anni ’60 quali il ricupero della famiglia americana,sfaldata in un declino sociologico,gli effetti virtuali distruggono il pianeta in un giocoso divertissement tra il grottesco e il seducente.
E’ la pura illusione che dirige il ballo,un esempio di prestidigitazione visiva che affascina da sempre la fantasia,non importa,o poco importa la densità dell’annuncio che si cela dietro le immagini.
La promessa del kolossal di Emmerich è mantenuta e l’eccesso è raccontato in rutilanti scene di disastri ecologici,terremoti,enormi onde anomale,città che sprofondano sotto la crosta terrestre,crolli di edifici-immagine,come San Pietro,sotto cui restano migliaia di persone tra cui il Papa ed il primo ministro italiano rimasto a pregare tra la sua gente anziché cercare salvezza nelle arche (!),o la Casa Bianca,per la seconda volta distrutta dal regista.
Le onde degli oceani impazziti sommergono l’Himalaya,la crosta terrestre si disloca ,il Polo Sud finisce nel Wisconsin
e l’universo umano collassa in un’incontenibile fiumana di affascinanti scene da finimondo,ironicamente innaturali.
Chi si dovesse domandare dove poter individuare la dimensione umana in questo suggestivo incubo visionario,potrebbe a stento trovare una vaga risposta nel tentativo del regista di impostare una indagine interiore dei protagonisti tesi ad incarnare i più elementari luoghi comuni del tradizionale canone moralistico in uso là dove l’analisi delle tematiche lascia il posto all’eccesso di tecnologia circense.

In questo muscolare esercizio di arte figurativa compare ogni sorta di macchiette e figurine ridotte a bizzarre pedine rese anonime nel baraccone delle frastornanti esplosioni visive.
Il Presidente americano,efficacemente di colore,si allinea con la dimensione etica di una decisione stoica e resta a morire con la propria Nazione.
Il suo secondo,preposto alle decisioni,è il disinibito consigliere di Stato che,al contrario, non si cura di null’altro se non della propria salvezza,coperta dal pretesto della salvaguardia della specie umana.
Poi c’è il profeta Woody Harrelson che grida al mondo via radio ed etere il sordido progetto dei potenti e la prossima catastrofe e viene investito dalla furia della natura con il proprio nome sulle labbra.
Cusack ha il viso da bravo ragazzo,frustrato scrittore,marito e padre in una famiglia spezzata che si ricomporrà in una ritrovata armonia anche a prezzo della figura dell’uomo che aveva preso il suo posto.
Chiwetel Eljiofor è l’integerrimo scienziato collaboratore della Casa Bianca,anch’egli afroamericano,che non accetta compromessi e si fa denuncia dell’ingiustizia e del fittizio potere di chi ha tanto denaro ma poca anima.
Tra le eco di pellicole passate,”The Day After Tomorrow”,”Terremoto”,”Poseidon”,”Independence Day”,”La tempesta perfetta”,si leva questo lieve canto morale venato di retorica un po’ stucchevole,che convince solo in parte.
In “2012” la fine del mondo non è filtrata nella prospettiva di un passaggio della civiltà e della Terra così come oggi la si conosce,da uno stato ad una nuova realtà ideale per un uomo nuovo che vivrà in un’era dove non ci saranno preconcetti razziali o strappi sociali.

Neppure il conflitto fra scienza e manipolazione politica si pone in primo piano.
Nella debole metafora del dilemma morale sulle decisioni da prendere a proposito della salvezza dell’umanità,si imposta un film dai connotati ben definiti.
Chi decidesse di vedere “2012”,si guardi bene dal fissare l’attenzione sulle indagini introspettive del didascalico campionario umano o su inesistenti sottotrame sulla ricerca di ideali smarriti e stravolti nel nome del profitto perseguito a scapito del pianeta.
Si limiti piuttosto a farsi rapire dallo scenario di alta spettacolarità di un kolossal tecnologico di grande effetto,dalla sceneggiatura sorprendentemente elementare ma non di meno dotato dell’apprezzabile fascino del puro divertimento. Esplosivo.

 
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