Titolo: La Cosa (2011)
Titolo originale: The Thing
USA, Canada: 2011. Regia di: Matthijs van Heijningen Jr Genere: Fantascienza Durata: 103'
Interpreti: Mary Elizabeth Winstead, Joel Edgerton, Jonathan Walker, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Eric Christian Olsen, Ulrich Thomsen, Kim Bubbs, Stig Henrik Hoff, Trond Espen Seim, Jørgen Langhelle, Kristofer Hivju, Jan Gunnar Røise, Jo Adrian Haavind, Henrik Hoff, Dan Cristofori, Joe Vercillo
Sito web ufficiale: www.thethingmovie.net
Sito web italiano: www.cinema.universalpictures.it/website/lacosa
Nelle sale dal: 27/06/2012
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Promosso!
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Antartide,inverno 1982.
Un cingolato avanza fra i ghiacci accecanti.
A bordo ci sono tre persone.
Un uomo racconta una barzelletta sconcia,un altro ride,il terzo è intento ad ascoltare i segnali della radio di bordo.
In sottofondo ritma il battito monotonico,simile al pulsare di un cuore,che 30 anni fa chiudeva un film dallo stesso titolo.
L'uomo alla radio rompe l'atmosfera goliardica e chiede silenzio;dalla radio gli arriva un segnale troppo particolare per essere ignorato.
Trent'anni fa "La Cosa" di Carpenter apriva sullo stesso biancore infinito.
Sulla distesa gelata,al posto del veicolo,correva un cane.
Da un cielo molto vicino,un elicottero gli piombava addosso con a bordo degli uomini armati di fucile.
Urlando,gli uomini sparano al cane.
Ma il cane riesce a fuggire e trova riparo in un centro di ricerca americano.
Sono le immagini in apertura di un cult reso capace di superare qualsiasi tempo senza ferirsi dei segni dell'età,icona di un cinema per ogni epoca e ogni pubblico che allora,piombato nel buio delle sale,sgranava gli occhi su queste immagini,trattenendo un respiro smorzato e domandandosi all'unisono del perchè nel mezzo del Polo Sud,un cane venisse braccato in quel modo.
Carpenter aveva già raggiunto il suo obiettivo in pochi secondi di pellicola.
Il regista Matthijs van Heiningen Jr. apre "The Thing",suo lavoro d'esordio per il grande schermo,sviluppando un equivalente senso di stridente disarmonia fra due situazioni in conflitto fra loro,una ilare e grottesca - la barzelletta - e la successiva allarmante e montata su due componenti che violentano la quieta apparenza,trasformandola nell'atmosfera innaturale del mistero e del pericolo.
Nel film di Carpenter,al primo movimento - il cane - fa seguito la tragedia consumata in fretta alla base americana,con l'uccisione dei norvegesi.
Con la loro morte,il motivo della caccia al cane non potrà essere spiegato.
Dopo la premessa,il film comincia a narrare la sua storia.
A nemmeno 4 minuti dall'inizio di "The Thing",van Heijningen spezza i respiri del pubblico frantumando la crosta di ghiaccio e facendo precipitare il cingolato nel ventre della tundra.
Anche qui,il film inizia il suo racconto.
Quello che segue è la storia di quanto successe prima dei fatti narrati da Carpenter.
Terzo adattamento per il cinema del romanzo di John W. Campbell "Who Goes There?",cui Howard Hawks si ispirò per produrre il suo "La Cosa da un altro mondo" ("The Thing From Another World"),diretto da Christian Nyby,classico della Scince Fiction con abbondanti dosi di un orrore che allora fu forte allegoria dei pericoli d'oltrecortina e alla minaccia marxista (cfr. "L'invasione degli ultracorpi").
Van Heijningen resta fedele allo schema del suo predecessore del 1982,esamina a fondo il linguaggio del film di Carpenter e lo elabora in un lavoro con identità e personalità proprie,pur nei fitti richiami ai titoli del catalogo del fanta-horror di cui l' "Alien" di Scott aveva aperto la pagina di un nuovo capitolo solo tre anni prima del lavoro di Carpenter (si veda la sequenza dell'astronave aliena sepolta nei ghiacci da 100.000 anni e,per confronto,la sequenza della scoperta dell'astronave madre aliena nel lavoro di Scott,o l'analogia fra i due film nelle sequenze in cui le creature irrompono nella realtà rispettivamente dell'equipaggio e degli scienziati,esplodendo da un corpo umano e dalla nave spaziale,rendendosi libero pericolo invisibile e inafferrabile.
Come in "Alien" e in "La Cosa",qui il protagonista è la paura,elemento senza linguaggio,che parla attraverso i silenzi dell'ignoto,pescando nel profondo delle ansie e dell'inquietudine e beneficiando di un ritmo narrativo intenso e vibrante e di un impianto scenografico fortemente condizionante l'immaginario.
Van Heijningen imposta una sottrotrama sociale,ponendo un accento particolare sul confronto fra le squadre americane e norvegesi,qui raccontato quasi nei termini di un conflitto culturale che a sua volta va ad alimentare il clima di sospetto e ambiguità che innerva la narrazione.
Nessuno dei personaggi della storia è messo in particolare risalto sulla scena.
Il protagonismo qui è situazionale e beneficia l'atmosfera di tensione e di ansia che si viene a creare per un pericolo senza una forma e un'identità propria.
Dopo lo scontro iniziale fra lo scienziato norvegese Sander (Ulrich Thomsen) e Kate (Mary Elisabeth Winstead),paleontologa reclutata dal ricercatore per studiare la formazione dei ghiacci che custodiscono la nave aliena,il clima di tensione fra i due gruppi si inasprisce,la figura caratteriale di Kate cambia aspetto nel contesto del racconto e le posizioni dei personaggi retrocedono,per lasciar posto alla suspence che pervade il racconto,diversamente dal lavoro di Carpenter,dove le attenzioni sono costantemente rivolte alla figura di Kurt Russell.
Kate resta al timone come nuova Ripley,personaggio chiave rimasto solo a dare la forma al rapporto fra uomo e pericolo.
Il regista tesse il suo racconto ricorrendo spesso agli stilemi visivi del film di Carpenter,inquadrature di corridoi vuoti,prospettive quasi deformate,desaturazioni cromatiche,disturbanti contrasti fra interni soffocanti ed esterni lacerati dalle intemperie,cadute di suoni e rumori.
E,un po' dovunque,un cane.
Van Heijningen supera il pericolo del deja vu,risolvendo il problema di un'emozione per uno stupore già raccontato trent'anni fa con gli stessi effetti e lo stesso linguaggio,allora competenti a quel periodo,oggi più digitali ed elaborati.
La discriminante è generazionale.
Chi avesse visto Carpenter,potrebbe avere in sofferenza il senso di sorpresa per qualcosa di già raccontato.
Chi incontrasse la storia per la prima volta con Van Heijningen,potrebbe privilegiare di una verifica con un confronto con il cult che gli fa da sequel.
"The Thing" è benvenuto testimone del cinema dello spettacolo,lavoro di questa epoca ,felice coniugazione fra horror e fantascienza e riuscito capitolo nuovo di un'avventura con così tanti anni addosso,ripresa e declinata per questi tempi e pervasa da una tensione mai allentata dall'incipit all'epilogo mixato con i titoli di coda.
Da qui ricomincerà Carpenter.
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Commenti
Il film di Carpenter resta inarrivabile ma questo prequel intrattiene bene per tutta la sua durata tra scene dove regna la suspense e l'horror e scene dove invece è l'azione frenetica a farla da padrone. Inoltre mi sono piaciuti molto i dettagli, con cui questo prequel va ad incastrarsi perfettamente con il cult dell'82.
Probabilmente il regista poteva osare di più specialmente sul finale nella scena ambientata sull'astronave o sul tema delle imitazioni da parte della cosa, ma è riuscito comunque a trovare delle buone idee e a prendere strade differenti rispetto al film dell'82 pur rimanendo fedele al lavoro di Carpenter. La scena "spalmata" durante i titoli di coda è la ciliegina sulla torta. Non una torta sensazionale, ma che di sicuro piacerà agli amanti dei fanta-horror.
Voto: 7
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