Titolo: Passengers
Titolo originale: Passengers
USA 2016 Regia di: Morten Tyldum Genere: Fantascienza Durata: 116'
Interpreti: Jennifer Lawrence, Chris Pratt, Michael Sheen, Laurence Fishburne, Jamie Soricelli, Aurora Perrineau, Kimberly Battista, Shelby Taylor Mullins, Marie Burke
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Nelle sale dal: 30/12/2016
Voto: 5,5
Recensione di: Ciro Andreotti
L'aggettivo ideale: Sospeso...
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Cinquemila passeggeri ibernati criogenicamente nel ventre di una nave spaziale stanno viaggiando alla volta di Homestead II, una nuova colonia distante centoventi anni dal pianeta terra. A viaggio non ancora ultimato Jim Preston, meccanico che vuole raggiungere Homestead II per riuscire a costruirsi una nuova vita, si risveglia con il terrore di rimanere sull’astronave per il resto della sua esistenza.
Un viaggio interstellare che inizialmente pare uscito dal mondo distorto di Twilight Zone o frutto della mente di qualche scrittore di romanzi pulp dei ’50, al quale s’aggiunge una coppia di attori in chiara rampa di lancio, Chris Pratt e Jennifer Lawrnece, al servizio del regista scandinavo Morten Tyldum, reduce dal successo di The Imitation Game, e che firma un nuovo Blockbuster capace di cogliere una doppia candidatura agli Oscar (scenografia e colonna sonora).
La pellicola però, pur riuscendo a toccare vertici d’incasso al botteghino, non convince del tutto a causa di una repentina virata di genere superata la prima metà del guado, riguardante il dramma della solitudine di un uomo, Chris Pratt, finalmente in un ruolo che non fa della sola fisicità la sua arma vincente.
Un uomo che non vuole dichiararsi sconfitto da un errore del sistema e che pur vedendo l’arrivo di nuovi passeggeri unirsi al suo stesso dramma: Laurence Fishburne, e Jennifer Lawrence, nel ruolo di una scrittrice e giornalista, non sa come riuscire a sfuggire a morte certa.
Si strizza quindi l’occhio a 2001 Odissea nello Spazio ma senza la medesima capacità narrativa di Kubrick, creando un film che maschera e mischia male fantascienza, dramma personale e una Love Story nemmeno troppo difficile da immaginare, sprecando alla fine una bella occasione per poter riscrivere un genere sempre molto difficile da inquadrare.
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