Titolo: Prometheus
Titolo originale: Prometheus
USA: 2012. Regia di: Ridley Scott Genere: Fantascienza Durata: 124'
Interpreti: Michael Fassbender, Charlize Theron, Idris Elba, Noomi
Rapace, Patrick Wilson, Guy Pearce, Rafe Spall, Logan Marshall-Green,
Sean Harris, Kate Dickie
Sito web ufficiale: www.projectprometheus.com
Sito web italiano: www.prometheusilfilm.it
Nelle sale dal: 14/09/2012
Voto: 7,5
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Rivelatore
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Non sono molti i film di cui si attende l’uscita in sala con trepidazione e la voglia di constatare se una promessa implicitamente fatta viene poi mantenuta.
“Prometheus” è uno di questi. Il prologo rappresenta la promessa di ciò che sarà il film.
Con “Prometheus” Ridley Scott torna al genere che tante soddisfazioni gli ha dato in passato.
Basti pensare ad “Alien” (1979) – suo secondo lungometraggio – che ha rivoluzionato il modo di fare film di fantascienza, diventando un cult, senza dimenticare “Blade Runner” (1982).
Un gruppo di esploratori e scienziati si avventurano in un viaggio lontano da casa, a bordo della nave spaziale Prometheus, per scovare indizi sulle origini dell’umanità.
La dottoressa Elisabeth Shaw è convinta di trovare le risposte tanto desiderate, ma ciò in cui la squadra si imbatte non è pacifico come la scienziata crede all’inizio.
La donna si troverà a lottare per la sopravvivenza sua e dei suoi compagni.
In “Prometheus” il regista affronta domande a cui l’essere umano cerca da sempre di rispondere. Scott ha inventato un intero mondo partendo da una figura appena accennata in “Alien”, ovvero la creatura fossilizzata con il petto squarciato, che si vede all’inizio del film.
“Chi era? Da dove proveniva? Qual era la sua missione? Che tecnologia possedeva? Pensavo che queste domande potessero rappresentare la base per produrre idee importanti” rivela il regista.
L’intento primario è stato quello di creare qualcosa che avesse “verità, originalità e forza”. Se però “Prometheus” ha preso vita come un prequel di “Alien”, si è poi sviluppato in qualcosa di molto più complesso e organico, ed è diventato un altro universo.
La storia è ben argomentata, lascia la voglia di sapere cosa accade dopo il suo epilogo, riesce a catalizzare l’attenzione, nonostante ci siano situazioni familiari e presumibili.
Gli scienziati del film vogliono incontrare i loro creatori spingendosi oltre e sfidando di fatto ‘gli dei’, come ha fatto nella mitologia greca Prometheus, donando il fuoco agli esseri umani.
Il titolo nasce da qui.
Il film parla di ciò che l’uomo vuole ottenere: avere la consapevolezza delle sue origini e il perché è stato creato – come dice chiaramente il dott. Holloway in una scena.
“La nostra vicenda affronta quello che potremmo trovare e punta su una visione pessimista” spiega Scott e infondo questa visione è riconducibile al comportamento umano quando in passato sono stati colonizzati nuovi territori, compiendo un sopruso nei riguardi dei nativi.
L’interesse del regista è stato creare una verosimiglianza che potesse scuotere e spaventare il pubblico, dandogli anche la chiave per riflettere su se stesso. Il desiderio è che lo spettatore si immerga totalmente in questo universo, come se anche lui fosse lì, facendogli provare quella sensazione di disagio e d’inquietudine che fa rabbrividire, nel pensare di stare nei panni dell’uno o dell’altro personaggio.
Figura ricorrente, nei film di fantascienza e qui presente, è quella di colui che vuole ingannare la morte soddisfacendo il desiderio atavico di non morire.
Per ciò che riguarda la scelta degli attori veste i panni di Elisabeth Shaw, Noomi Rapace, che sprigiona energia e forza vitale, rispecchiando appieno i diversi stati emotivi in cui viene a trovarsi il suo personaggio: prima scienziata dall’indissolubile credo, poi una donna che lotta per la sopravvivenza.
Per ciò che riguarda gli aspetti tecnici e l’ambientazione, buona parte dei set sono stati costruiti partendo da zero, per dare vita a una realtà tangibile. “Quando giri su set concreti tutti si comportano in maniera naturale e spontanea, perché sentono di ritrovarsi immersi nella realtà” ha dichiarato lo scenografo Arthur Max.
La produzione ha effettuato le riprese nei Pinewood Studios in Inghilterra, in cinque dei suoi teatri di posa, dove sono stati allestiti 16 set. Si può notare una straordinaria attenzione per i dettagli sia degli oggetti che delle apparecchiature. Dopo 15 settimane nei teatri di posa, cast e troupe si sono diretti in Islanda per girare le sequenze conclusive e il prologo.
“Prometheus” vi porterà per mano in un viaggio che non vi aspettate….o forse si!....vivendo un’esperienza visivamente appagante.
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