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Scritto da Francesca Caruso   
martedì 04 febbraio 2014

Titolo: Ricerche diaboliche
Titolo originale: Monster on the Campus
USA: 1958. Regia di: Jack Arnold Genere: Fantascienza Durata: 76'
Interpreti: Joanna Moore, Arthur Franz, Judson Pratt, Troy Donahue, Nancy Walters, Phil Harvey, Whit Bissell, Helen Westcott, Alexander Lockwood, Ross Elliott, Eddie Parker
Sito web ufficiale:
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 1960
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Sottovalutato

ricerche_diaboliche.jpg“Ricerche Diaboliche” (Monster on the Campus, 1958) è disponibile in Dvd Golem Video sul portale dei collezionisti di cinema www.dvd-store.it , ricco di una miriade di titoli in promozione. È l’ultimo fanta-horror diretto dal grande Jack Arnold, che poi si dedicherà agli altri generi cinematografici e alle serie tv.
Non amato particolarmente dallo stesso regista, che - in un’intervista a Mark McGee nel 1979 - ammette di averlo girato per far contento l’amico Joe Gershenson, capo del settore musicale della Universal.
“Ho provato a prendere una brutta sceneggiatura e farla sembrare buona” ha spiegato.
E ci è riuscito. “Ricerche diaboliche” è un film che in molti hanno sottovalutato, mentre ha in sé diversi elementi cari al cinema di Arnold resi ottimamente.

Donald Blake è un paleontologo e insegna in un campus universitario. Un giorno gli viene consegnato un celecanto (un particolare pesce che ha mantenuto le sue caratteristiche primordiali). Dal furgone sul quale si trova fuoriesce dell’acqua insanguinata, il cane Samson ne ingerisce un po’ e diventa violento.
Successivamente il professore nel maneggiarlo si ferisce, inizia a sentirsi male e viene accompagnato dalla sua assistente Molly a casa. Mentre la donna telefona al pronto soccorso viene aggredita da un essere misterioso. La fidanzata del professore trova la casa messa a soqquadro e lui svenuto sul retro. Ciò che l’atterrisce è il corpo senza vita di Molly appeso a un albero. Donald viene sospettato immediatamente di essere l’omicida, ma quando i poliziotti scoprono delle impronte di una mano deforme, rivolgono l’attenzione ad una terza persona.
Le stranezze si accumulano e Donald sospetta che ci sia qualche collegamento col plasma del celecanto.
Farà l’impensabile per dimostrare la sua tesi. Jack Arnold rimarca come il mostro sia dentro l’essere umano, tematica già espressa, ma mai così direttamente. Ciò che viene sottolineato è come la razza umana debba stare attenta ai propri istinti primordiali, che generano violenza e distruzione. Se l’essere umano non corre ai ripari si autodistruggerà.

Con quest’uomo primitivo il regista riconduce lo spettatore al mostro della laguna nera: come lui infatti segue il suo istinto di sopravvivenza, non conoscendo altri sentimenti. Non è cattivo di per sé e solo ciò che l’uomo era un tempo lontano.
Le sembianze del mostro sono mostrate a film quasi concluso, lasciando crescere la curiosità, la suspense e l’inquietudine per qualcuno o qualcosa che non si vede, spingendo ad immaginarselo.
L’ambientazione è un campus universitario, e se ha qualche punto di contatto col film “I Was a Teenage Werewolf” (1957), è anche vero che è uno degli anticipatori di quella che sarà la moda dei film horror degli anni ’70 e ’80.
Inoltre si parla ancora una volta di un’alterazione dovuta alle radiazioni, come in molti film dell’epoca, responsabilità quindi dell’uomo e delle sue scelte, fatte senza pensare alla sicurezza di se stesso e del pianeta sul quale vive.
Arnold si fa portavoce della presa di coscienza del suo protagonista, il quale nell’epilogo dimostra di assumersi la responsabilità di ciò che ha fatto.

Quello davanti al quale lo spettatore si trova non è più uno scienziato, ma un uomo che è incapace di sopportare le atrocità commesse. Mette in atto una punizione che si auto-infligge per uccidere il mostro. Non può comportarsi altrimenti per come il regista lo descrive lungo l’arco narrativo.
Dopo aver affrontato e sgominato tante tipologie di mostri: dalla tarantola gigante al mostro della laguna nera, agli alieni, in questo film sconfigge il mostro più inquietante di tutti – quando si lascia guidare dall’irrazionalità – l’essere umano. Forse Arnold ha creduto di aver detto tutto e per questo decide di affrontare nuove sfide, non girando più fanta-horror.
Ciò che ha fatto, lo ha fatto bene e non solo le generazioni dell’epoca, ma anche quelle future gliene rendono merito. Da avere.

 
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