Titolo: Terminator: Genisys
Titolo originale: Terminator: Genisys
Caratteristiche del Blu Ray in vendita dal 28 Ottobre 2015.
Film.
A ben vedere Genisys fa della portabilità uno dei suoi cavalli di
battaglia. Al netto dei numerosi refrain tratti dai primi due,
intramontabili Terminator, questo quinto capitolo annuncia fieramente la
stagione del «sempre connessi e dovunque», cavalcando l’epoca di cui è
figlio e farne un elemento determinante, senza troppo curarsi delle
potenziali critiche.
Che infatti sono arrivate, le più disparate peraltro.
C'è a chi infatti non andrà giù il ricorso reiterato ai fasti dei primi
due, condito di gag citazioniste e richiami vari che per alcuni potrà
sembrare parodia. Ma Genisys si muove su due livelli: il primo risale
alla presunta complessità della trama, con tante di quelle porte
lasciate aperte che la metà basta; l'altro, ovvero lo strato
sovrapposto, è il vero punto di forza, composto di azione ben
confezionata e passaggi spassosi. Se il primo livello mostra perciò il
fianco a legittimi lamenti, sul secondo c’è poco da recriminare: questa
quinta iterazione trova un equilibrio per cui l’operazione può dirsi in
larga parte riuscita.
È complesso attardarsi sulla trama senza correre il rischio di svelare
più del dovuto, ma ci provo.
L’esercito di John Connor (Jason Clarke) è
sul punto di avere la meglio dopo una lunga, estenuante guerra con le
macchine. Tuttavia il vero obiettivo è impedire che Skynet corra ai
ripari lanciando la prima, importante controffensiva in caso di
sconfitta: il primo Terminator.
Ma non ci riesce, perciò Kyle Reese (Jai Courtney), uno dei fedelissimi
di Connor, si offre volontario per tornare indietro nel 1984 e difendere
la madre del suo leader, ossia Sarah Connor (Emilia Clarke).
Da qui in avanti si avvicendano una serie di twist che, come accennato
sopra, poggiano su un terreno incerto; paradossi creati, immaginiamo, al
solo scopo di surriscaldare il cervello dello spettatore, il quale
invano cercherà di unire puntini che non ci sono. Ed è vero, la cosa
potrebbe indisporre, specie chi della coerenza e robustezza a certi
livelli non riesce proprio a fare a meno.
Un gioco a incastro in cui le tessere, va detto, raramente combaciano,
sebbene le regole siano le stesse che disciplinano la struttura di un
altro film, di recente uscita, basato proprio sui viaggi temporali,
ovvero Predestination.
L’unico elemento che accomuna il film dei fratelli Spierig a quello di
Alan Taylor, però, sta nell’asfissiante fatalismo al quale alla fine
approdano entrambi. Niente di più, niente di meno.
Il punto è che non è tutto qui. Ci sono delle logiche che attengono alla
proposta di un reboot così blasonato, oggi, per cui di certi
compromessi ci pare non si possa fare a meno. C’è chi ha scritto che
Genisys vada visto solo dagli amanti dei primi due diretti da James
Cameron, e c’è che chi ha rivolto l’invito opposto, nel senso che
proprio i fan dovrebbero tenersene alla larga. Solo che il film di
Taylor vanta un buon ritmo, delle parti action che funzionano ed alcuni
segmenti molto spassosi.
Ma soprattutto lui, Arnold, che a questo punto non è più una semplice
macchina antropomorfa bensì comincia anche interiormente ad aver
sviluppato “qualcosa” di umano.
«Vecchio ma non obsoleto» è il suo leitmotiv, il che a parere di chi
scrive ci sta tutto. Come per Jurassic World, sarebbe stato insensato
aspettarsi un’operazione che rinverdisse i fasti, ché oggi ai reboot di
opere leggendarie come queste serve tutt’altro. Ed infatti anche Genisys
è un'altra cosa, un altro film, alla cui base giace però un universo
che ha avuto il tempo di sedimentarsi nella coscienza cinematografica
collettiva - quella sorta di «mitologia» che al film di Trevorrow
purtroppo manca. Ed infatti i compromessi ai quali approdano Taylor e
soci ci sembrano di gran lunga più godibili rispetto a quelli di World,
proprio per via di quell’equilibrio tra richiami alla fonte ed
intrattenimento che l’uno raggiunge mentre l’altro no.
Ad ogni modo, scordatevi performance indimenticabili dai tre
protagonisti (Matt Smith non pervenuto… capirete il perché), ai quali
però non veniva chiesto, ci pare, di esporsi più di tanto. D’altronde lo
abbiamo già evidenziato e lo ripetiamo: questo film diverte,
mostrandosi meno ambizioso o addirittura “presuntuoso” di quanto lasci
intravedere. C’è la palese volontà di tenere il portone spalancato in
vista di un sesto capitolo, e per capirlo non c’è nemmeno bisogno della
sequenza finale dopo i titoli di coda. Ma se a fronte di queste
dinamiche non avesse corrisposto con del piacevole intrattenimento,
allora sì, avrebbe meritato il nostro scorno; stando così le cose, però,
si può anche glissare su certe furberie, che peraltro in un contesto
del genere non rappresentano nemmeno note così stonate.
Mi è peraltro piaciuto il discorso relativo al Terminator/T-800 meno
avanzato rispetto ai vari T-1000 e 3000 e che, a dispetto della sua
anzianità, riesce a sublimare il suo ritardo tecnologico mediante altre
componenti - tra cui la prima l’abbiamo evocata sopra, ovvero l’umanità.
Attraverso una dialettica di stampo hegeliano che, a distanza di ben
ventiquattro anni da Terminator 2, opera una sintesi che parla di
rinascita, nuova vita, tutto considerato. Se i due sceneggiatori fossero
riusciti a mescolare meglio le carte, anziché disseminare un certo
disordine, staremmo addirittura parlando del reboot migliore da qualche
tempo a questa parte - anche se, considerato il trattamento di Matt
Smith, è lecito supporre che in fase di montaggio siano subentrate
modifiche probabilmente importanti.
Ed invece Terminator Genisys è buon (nuovo) inizio, di quelli che ti
fanno mettere le mani nei capelli se pensi a cosa toccherà escogitare
per dargli un seguito (non invidiamo chi si occuperà del sesto), ma che
vissuto sul momento, «qui e adesso», offre dei più che validi spunti
anzitutto per svagarsi, e poi (poi!) anche per ragionare su come
Hollywood stia cambiando.
Perché che stia cambiando lo sappiamo tutti; sul “come” non siamo ancora
altrettanto ferrati. Insomma, più umorismo, "meno fantascienza" e
azione quanto basta. Prendere o lasciare.
Video.
Edito da Paramount e distribuito da Universal, Terminator Genisys approda nell’alta definizione Blu-ray del mercato Home Video italiano, seguendo quella che ormai è diventata una tradizione dei titoli blockbuster per quanto riguarda la distribuzione Universal. Infatti il film di Alan Taylor esce in diverse modalità: edizione 2D a disco singolo e confezionata in amaray, edizione 3D a doppio disco (uno per il 3D e uno per il 2D) sempre confezionata in amaray, un’edizione in steelbook (solo 2D) esclusiva per il circuito Media World e infine un cofanetto che contiene tutti i film della serie, Genisys compreso (solo 2D). Il seguente commento è relativo alla sola versione 2D e non vi saranno osservazioni sulla bontà tecnica dell’effetto 3D.
Terminator Genisys è girato interamente in digitale Arri Alexa a 2.8K e 3.4K e finalizzato in un master digitale a 2K di risoluzione (digital intermediate). Il lavoro svolto dal direttore della fotografia Kramer Morgenthau è stato quello di agganciarsi al lavoro originale dei film di Cameron e riprodurre un look abbastanza simile nei toni e nella resa ai film originali.
Di conseguenza si ha un quadro video molto attenuato nel contrasto rispetto alla maggior parte delle produzioni odierne e quasi monocromatico nelle tonalità dominanti (in genere quasi tutto grigio e blu). Questo prevalentemente nelle sequenze notturne o buie, come lo scontro tra i due Terminator nel 1984.
Ciò influisce molto sull’evidenza del dettaglio generale: benché li dettaglio generale sia alto con una texturizzazione ricca di dettagli fini, non si può fare a meno di notare una certa morbidezza generale, che non permette un’esaltazione degli elementi e quindi fa risultare l’immagine piatta, complici le caratteristiche citate in precedenza. Si tratta comunque di un quadro di alto profilo e di gran dettaglio, ma rispetto ad altre produzioni odierne e della stessa genesi digitale, Terminator appare una variazione insolita. Le sequenze diurne però fanno scorgere maggiormente i muscoli, esaltando gli incarnati e la tridimensionalità del quadro e in particolare i campi lunghi, come quello sul ponte, dove gli elementi sono tutti ben visibili e distinguibili, senza cali importanti. Stesso dicasi per le sequenze con gli effetti visivi digitali, dove anche in presenza dei suddetti elementi, non si riscontrano cali di definizione.
Un’altra caratteristica è la quasi totale assenza di rumore, in qualsiasi condizione, se non un forma lievissima del tutto impercettibile. Tale scelta risalta a seconda della sensibilità dello spettatore, ma un quadro così pulito può dare una sensazione di mancanza di spessore per chi è abituato a fotografie più ruvide, in particolare con l’ormai arcaico girato da 35 mm.
Il video è compresso in AVC, come da consuetudine a un livello medio di bitrate, vista anche la natura stessa del girato, risultando quindi del tutto trasparente, e replicando fedelmente il master 2K del film.
Audio.
Come da prassi per i prodotti Paramount, il doppiaggio italiano è un mix in 5.1 encodato in Dolby Digital a 640 kbps, mentre la traccia inglese gode della piena codifica lossless Dolby TrueHD a 7.1 canali, al cui interno vi sono i metadati necessari per usufruire dei vantaggi del sistema audio Dolby Atmos, che ha bisogno di un sintoamplificatore abilitato a leggere le informazioni e riprodurre correttamente il sistema.
La traccia italiana di Terminator Genisys può tranquillamente definirsi come esemplare, un perfetto esempio dello standard qualitativo attuale dei mix confezionati da parte degli editori, senza però offrire picchi particolarmente elevanti. I dialoghi sono solidi, perfettamente integrati nella scena sonora, senza saturazione nelle medie frequenze o nei picchi. Così come per gli effetti sonori e la colonna sonora, dove gli alti e i bassi risultano carichi e senza sbavature rilevanti.
Ottima anche la separazione e la direzionalità dei canali, in particolare nella scena iniziale dell’assalto della resistenza al cuore di Skynet o la lotta tra il Guardiano e John Connor nell’atto finale. Ogni sparo o esplosione è ben collocabile all’interno della scena e preciso nella direzione che percorre, con un buon lavoro dei posteriori e del sub.
La traccia inglese, anche senza andare a scomodare i vantaggi dell’Atmos, che aumenta virtualmente il numero di canali rendendo l’esperienza spazialmente completa, è in grado di soppiantare l’ottima esperienza italiana, con una maggiore spazialità, intensità degli effetti, dinamica e ricchezza di elementi nelle frequenze, attestandosi come un vero spettacolo tra i più intensi fin ora ascoltati.
Extra.
Come ormai è ben noto, il reparto dei contenuti speciali non è più quello di una volta e l’era dei documentari lunghi ore è riservata sempre più raramente a prodotti blockbuster sempre più usa e getta. Terminator Genisys non fa eccezione e si limita a tre featurette della lunghezza complessiva di venti minuti circa per ognuno. Le tre featurette si focalizzano superficialmente e in modo sommario al dietro le quinte del film, riuscendo comunque a dare un’idea sufficientemente buona della lavorazione, dando prima un’idea di base, quindi dalla nascita del progetto all a scelta del cast e poco altro.
Poi si focalizza sulla realizzazione dei set e degli effetti speciali e infine sul complesso lavoro degli effetti visivi, in particolare la scena dello scontro tra il Guardiano e il Terminator nel 1984. Nel complesso più che sufficiente, ma spiace come i contenuti siano sempre più sacrificati.
"Dinamiche di Famiglia"
"Infiltrarsi e Terminare"
"Modifiche: gli Effetti Visivi di Terminator Genisys"
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