Titolo: The Last Days on Mars
Titolo originale: The Last Days on Mars
Regno Unito: 2013. Regia di: Ruairi Robinson Genere: Fantascienza Durata: 95'
Interpreti: Liev Schreiber, Romola Garai, Elias Koteas, Olivia Williams, Johnny Harris, Goran Kostic, Tom Cullen, Yusra Warsama
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Nelle sale dal: Inedito
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Frettoloso
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Quando nel 1979 Ridley Scott ha rinvigorito l'unione fra horror e fantascienza,(ma già nel '56 McLeod Wilcox aveva già avuto già qualcosa da proporre nel "Pianeta Proibito"),gli Studios si fregavano le mani e,mentre alle platee tremavano le ginocchia,il cinema innaffiava il terreno fresco per le stagioni a venire.
Non seguì solo erba verde e la chiave di Alien,la paura dell'ignoto che rovista nelle viscere dello spettatore,il più delle volte si è vanificata nelle infinite riletture di titoli successivi più o meno significativi in via scenografica ma sicuramente meno suggestivi dal punto di vista empatico,considerazione estesa anche al presunto prequel "Prometheus".
All'incrocio dei due generi si inciampa anche in "The Last Days On Mars",debutto sul grande schermo del regista irlandese Ruairi Robinson,su una sceneggiatura di Clive Dawson,ispirata al breve romanzo "The Animators",di Sydney J. Bounds.
"The Last Days" è sostanzialmente un raccoglitore di memorie,nel quale vengono versate in maniera assai casuale e frettoloso i componenti più elementari per la realizzazione di un cinema quanto mai impersonale e prevedibile,dove batteri extraterrestri si mescolano a zombie e contagi sul palcoscenico dei deserti del Pianeta Rosso (ma nella realtà è la Giordania) e nei corridoi di una nave spaziale.
Dopo sei mesi passati su Marte alla ricerca di forme di vita,i membri di una squadre di studiosi e scienziati si preparano tornare sulla Terra a bordo dell'Aurora.
Ma a 19 ore dalla partenza dalla Base Tantalus,un membro dell'equipaggi,Marko (Goran Kostic),si allontana dalla stazione con il permesso strappato al capitano Brunel (Elias Koteas) e scopre in un crepaccio una colonia di organismi fossili,ritrovamento che l'uomo non desidera condividere con i colleghi.
Quando Marko tornerà a bordo della nave,contagiato da un virus e divenuto uno zombie mutante,Vincent (Liev Schreiber),Rebecca (Romola Garai),la frustrata Kim (Olivia Williams) e il resto della squadra,dovranno affrontare il dilagare di un'infezione che trasforma gli uomini in non morti.
Nulla sfila davanti agli occhi che non sia già stato visto nelle trame ordinarie di un cinema contagiato dalla noia della ripetizione e tra i vagheggiamenti di "2001-Odissea nello spazio" si infilano titoli di ogni merito,da "Alien" al minimalista "Moon",da "Pandorum" a "Il Pianeta Rosso",fino all'impossibile "Apollo 18".
Robinson ha da rispettare un budget,e si nota,ma pare perdere fantasia e spirito,confonde l'economia dei mezzi con il manierismo e imbastisce una narrazione che sa subito di posticcio e si trascina con fatica e stanchezza.
L'introduzione è lunga e macinata negli stereotipi e il secondo rullo si fa attendere dopo un prologo sfibrante e senza consistenza.
L'evidente ambizione ad maiora resta sofferta come poca brace sotto troppa cenere e il film non brilla d'intuizioni,si spegne d'interesse e non afferra attenzioni.
"The Last Days",al di là dei contenuti,è un lavoro dove talento e risorse non spiccano il volo e lo slancio resta limitato come un aquilone con il filo corto.
La formula è logorata dall'usura e la composizione del lavoro resta ancorata ai clichès di rito,dove urla,trasformazioni genetiche,zombie,gorgoglii,esauriscono il vocabolario del cinema degli infettati,che questi si trovino sulla Terra o nello spazio,da "World War Z",a "Fantasmi da Marte",alla saga dei "28 giorni dopo".
Senza alcuna chimica reciproca,attori di tutto rispetto come Schreiber,Romola Garai,Elias Koteas si muovono in scena,ma senza anima ed empatia.
Il montaggio,ora lento e snervante,ora frenetico e incomprensibile,è vittima di un delirio stroboscopico che invece di corroborare il senso della dinamica,ha l'effetto irritante dell'esagerazione.
Sicuramente mosso da buone intenzioni e da un dosato senso di ambizione,qui Robinson non ha le ali per prendere quota e fallisce il bersaglio dell'esprit.
Il suo universo resta lontano da quello di Urania di Fruttero e Lucentini,da quello dei "Confini della realtà" di Ron Serling,da quello degli spazi di Asimov,da quello dove si annida il mistero e la paura si aggrappa alle viscere.
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