Dorian Gray
Titolo originale: Dorian Gray
Gran Bretagna: 2009 Regia di: Oliver Parker Genere: Fantasy Durata: 112'
Interpreti: Ben Barnes, Colin Firth, Ben Chaplin, Rebecca Hall, Fiona
Shaw, Emilia Fox, Rachel Hurd-Wood, Caroline Goodall, Pip Torrens,
Douglas Henshall, Maryam D'Abo, Michael Culkin, Johnny Harris, David
Sterne, Jo Woodcock, Hugh Ross, Max Irons, Noli McCool, Louise Rose,
Tallulah Sheffield, Paul Warren, Aewia Huillet, Lily Garrett
Sito web:
Nelle sale dal: 27/11/2009
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Rivisitato
Non è la prima volta che il regista Oliver Parker porta sul grande schermo delle trasposizioni di classici intramontabili della letteratura, e di opere di Oscar Wilde ne ha già trasposte due: “Un marito Ideale” (1999) e “L’importanza di chiamarsi Ernest” (2002). Il ritratto di Dorian Gray è uno di quei classici a cui non poteva dire di no.
Parker ha amato il libro e ha fatto di tutto affinchè fosse lui a realizzare il film. Inizialmente il progetto è stato portato avanti dal produttore Barnaby Thompson, col quale il regista aveva già lavorato e di cui è amico.
Dorian Gray è un giovane di vent’anni, bello e ingenuo. Arrivato a Londra fa subito amicizia con Henry Wottom, un uomo cinico, almeno all’apparenza, che insegna a Dorian a lasciarsi andare e godersi i piaceri che la vita può offrirgli, grazie alla sua giovinezza e indiscussa bellezza. Nel frattempo Dorian posa per l’amico pittore Basil Hallward, che dipinge il suo ritratto catturando l’essenza vitale del ragazzo. Tutti ne rimangono meravigliosamente colpiti, Dorian stesso, visto il ritratto, pronuncia della parole che saranno fatali, per mantenere la giovinezza e la natura di quell’istante, fermato nel dipinto, darebbe la sua anima in cambio.
Quelle parole dette quasi per gioco si avverano e Dorian subisce un’evoluzione nel carattere, prima timido e impacciato, diviene un grande amatore privo di scrupoli. Il dipinto, nascosto in soffitta, diventa sempre più ripugnante e mostruoso ogni qualvolta Dorian commette un’azione riprovevole, lasciando, di contro, il suo viso di un immutato candore. Quando Basil mette alle strette Dorian perché gli presti il ritratto per qualche giorno, scoperto il suo segreto il ragazzo lo uccide. Gli anni passano Dorian non invecchia rispetto al deterioramento delle altre persone, questa vita fatta di solitudine comincia a pesargli e i conti da pagare col proprio destino non tardano ad arrivare.
Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde (da cui è stato tratto il film) è stato pubblicato per la prima volta nel 1890 ed è considerato una delle più grandi opere del genere gotico classico.
Oliver Parker è riuscito a creare un’atmosfera tetra che accompagna Dorian nella sua discesa negli inferi, i vicoli e le stadine della Londra ottocentesca sono degni di Jack lo squartatore, nell’oscurita si cela il mistero e nell’udire i rumori sinistri si palesa una realtà impronunciabile.
L’elisir di eterna giovinezza ha un prezzo molto alto, un po’ come accade nel Faust di Goethe (il personaggio è molto antico, risale al romanzo in prosa “D. Johann Fausten, il famoso mago e artista di magia nera”, pubblicato a Francoforte nel 1587).
Il tema principale del film è il desiderio innato nell’uomo di non invecchiare, o almeno di rallentare questo corso inevitabile della vita, tutti sarebbero ammaliatiati dalla possibilità di rimanere sempre giovani e di non morire. I secoli passano ma questo tema è sempre attuale ed ecco perché il romanzo di Oscar Wilde non invecchia mai. In epoche diverse l’uomo ha sempre cercato di arrestare i segni del tempo che passa sul proprio corpo, con metodi diversi si è giunti al giorno d’oggi ad utilizzare il bisturi. Attraverso la chirurgia estetica uomini e donne hanno chiuso il cerchio iniziato con la chirurgia generale, prima gli organi interni per allungare la vita, poi l’aspetto esteriore per sentirsi giovani e belli.
Lo sceneggiatore Toby Finlay ha creato una versione diversa del libro, ma le tematiche sono rimaste immutate. Il film dà risalto, sviluppando maggiormente la figura di Henry e introduce sua figlia che si relazionerà con Dorian.
Nella parte centrale del film Parker e Finlay si sono molto concentrati sui piaceri sessuali del protagonista, sottraendo visibilità e peso al rapporto che sussiste tra Dorian e il suo ritratto, ai suoi demoni interiori e a un’atmosfera d’inquietitudine, presente ma non accentuata.
Il ritratto ha il peso di un personaggio all’interno del racconto, raffigura il lato oscuro di Dorian, comunica, a suo modo, con lui, subisce una lenta evoluzione inversamente proporzionale a quella degli altri personaggi.
Dorian è ingenuo e innocente, conosce la distinzione tra il bene e il male e se ne proccupa all’inizio, Henry è un uomo misterioaso, non si capisce da cosa sia motivato, è bravo a impartire lezioni di vita a Dorian, senza però parteciparvi, si limita a osservare ciò in cui il ragazzo si trasforma col passare del tempo, essendone soddisfatto. Le sue parole hanno plasmato un animo gentile in uno dissoluto, convincendolo di fare cosa giusta.
I due attori Colin Firth (Henry) e Ben Barnes (Dorian) hanno saputo creare la giusta alchimia tra i rispettivi personaggi, lasciando emergere quella complicità che serviva allo scopo.
Avevano già lavorato insieme in “Un matrimonio all’inglese” (2008) di Stephan Elliott , anche se in quell’occasione i loro personaggi non erano a così stretto contatto.
Oliver Parker ha creato una versione interessante e piacevole, con qualche tocco in più sarebbe stata maggiormente inquietante.
|