Titolo: The Woman in Black: Angel of Death
Titolo originale: The Woman in Black: Angel of Death
Gran Bretagna: 2015. Regia di: Tom Harper Genere: Horror Durata: 90'
Interpreti: Helen McCrory, Jeremy Irvine, Oaklee Pendergast, Matthew David McCarthy, Leilah de Meza, Phoebe Fox, Amelia Pidgeon, Leanne Best, Claire Rafferty, Alfie Simmons, Adrian Rawlins
Sito web ufficiale: www.hammerfilms.com/ourwork/77/the-woman-in-black-angel-of-death
Sito web italiano:
Nelle sale dal: Prossimamente
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Claustrofobico
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Patinata e seducente divagazione horror di un cinema un po' insincero,quasi una improbabile commistione di generi,sfumati appena per declinare una identità soddisfatta,"The Woman in Black:Angel of Death" ha più il fascino dell'apparenza che della forma
Rivestito di quello smalto un po' nostalgico e assorto in tonalità seppie e desaturate dei ricordi del secondo Grande Conflitto,questo lavoro inglese come il suo regista Tom Harper,lo sceneggiatore Jon Croker e la scrittrice dell'originale omonimo romanzo Susan Hill,è un adulatorio movimento di spettacolo che destabilizza le aspettative,forse non le delude,ma certamente le condiziona con una buona dose di savoir faire di mestiere.
Sequel del più intenso e silenzioso primo titolo di James Watkins"The Woman in Black:Angel of Death" - in cui l'Angelo è figura del tutto inesistente e pretestuale - è cinema un po' travestito,quasi un gioco di rimessa che propone un horror nei trucchi languidi di un palcoscenico d'epoca,che fa sortire l'effetto trasversale della paura ambrata come una fotografia antica.
Nel 1941,nel corso dell'incursione aerea nazista su Londra,l'insegnante Eve Parkins (Phoebe Fox) conduce i suoi allievi fuori città.
Uno di loro,Edward (Oaklee Pendergast) è rimasto orfano e,dopo aver perso entrambi i genitori nei bombardamenti,ha perduto la parola per lo shock subito. Edward comunica solo tramite bigliettini e disegni ed è preso di mira dai compagni,ma è anche protetto e accudito da Eve,che per lui nutre un profondo e sincero senso materno.
Rifugiatasi con i ragazzi a Eel Marsh House,la casa infestata dell'originale "Woman in Black",Eve incontra l'affascinante Harry (Jeremy Irvine),ma dovrà anche vedersela con l'identità maligna della donna del titolo,che nella sua vendetta,non risparmierà neppure le giovani vite di alcuni dei bambini di Eve.
Pervaso di un respiro livido e atmosfere gotiche,il film raccoglie i sensi della paura e li convoglia da uno scenario storico/bellico al claustrofobico palcoscenico di Eele House,permeandolo di tonalità smunte e pallide fotografie,in contrasto con le aggressioni visive richieste dagli horror di declinazione ordinaria.
Ma tra i mille vizi di rituali clichès,spuntano qua e là guizzi di cinepresa esperta,inquadrature sì convenzionali e telefonate,ma anche recanti schizzi di occhiate allusive e indizi in sospensione,rapidi o lenti moti di camera,ben disposti da un fecondo montaggio (Mark Eckersley) e fotografia di ottimo linguaggio (George Steel).
Sbirciando fra "L'Evocazione","Sinister","Insidious","The Others","La Madre","Annabelle",ed altre solide eco di genere e riflettendo sulle lenti di James Wan,Guillermo del Toro e Jaume Belaguerò,Harper inciampa in qualche modello,si aggira in stanze che scricchiolano,indulge sul sonoro,cercando di virtualizzare stereotipi e clichès senza il rischio di banalizzare il lavoro.
Il sottotesto che fa da sfondo al film lo recita la direttrice del gruppo Jean Hogg (Helen McCrory),"...il più rigido dei soldati-secondo suo marito- che non addestra uomini ma che combatte il peggiore dei nemici che vive dentro ogni persona : la paura,l'oscurità,la disperazione".
Edward è vittima della propria paura,figlia del trauma subìto che lo emargina fra le mura del silenzio.
Lo spettro di Jennet,"The Woman in Black",vive nell'oscurità della perdita del figlio cui dovette rinunciare.
La colpa flagella Harry con i colpi del rimorso per non avere fatto quanto poteva per la sua squadra,restando lui solo sopravvissuto.
Eve rivive l'incubo di un figlio abbandonato.
"L'ossessione per un passato dolente è un fardello troppo pesante da portare" le dice Harry.
Questo fil rouge,il regista lo mette anche in scena come sintesi delle colpe annidate e strumento di morte avvolto attorno al collo di una bambina.
"The Woman in Black:Angel of Death" è una Ghost story con poca aria per i protagonisti.
Jeremy Irvine sopravvive a stento nel modesto spazio riservato al suo personaggio,figura dai tratti marginali e ridotti all'essenziale.
Phobe Fox,dal canto suo,ha voce troppo bassa in una storia che pare bastare a sé stessa,senza dover ricorrere a profonde identità.
La sua Eve si muove tra gli eventi senza reggerne le sorti o scandirne il ritmo,quasi ospite di una vicenda che vive del proprio alito esoterico senza aver bisogno di chi lo incarni.
L'Edward di Oaklee Perdergast è il silenzioso e taciturno respiro del lavoro di Harper,attorno a cui gravitano forze di più anonima autorità.
"The Woman in Black:Angel of Death" non scova cose nuove e non si gloria di virtuosismi,eppure merita il legittimo plauso per uno spunto registico che grazia il film dal rischio dell 'iscrizione seriale.
Infine,peccato solo per la consuetudine prevedibile della scena in epilogo,non auspicabile invito ad altri seguiti.
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