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Scritto da Biagio Giordano   
martedì 07 settembre 2010

Creepshow
Titolo originale: Creepshow
USA: 1983. Regia di: George A. Romero Genere: Horror Durata: 103'
Interpreti: Hal Holbrook, Adrienne Barbeau, Viveca Lindfors, Fritz Weaver, Leslie Nielsen, E.G. Marshall, Ed Harris, Ted Danson
Sito web ufficiale:
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 1984
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Biagio Giordano
L'aggettivo ideale: Solido
Scarica il Pressbook del film
Creepshow su Facebook

CreepshowCreepshow è un film horror USA del 1982 con varie striature umoristiche nere e da commedia, diviso  in cinque parti è diretto con grande destrezza dal geniale  G.A. Romero, maestro del genere.
Il film è sceneggiato dallo scrittore Stephen King autore di numerosi best seller di tipo horror che nel film compare anche come attore, precisamente nel secondo episodio dal titolo La morte solitaria di Jordy Verrill.
All’inizio del film, (con Tom Akins, Joe king, Tom Savini), nella prefazione ai diversi racconti, un padre moralista, autoritario e dal comportamento molto contradditorio perché più volte scoperto dal figlio nel bagno a sfogliare riviste oscene, sgrida e picchia in presenza della madre il suo bambino amante dei  fumetti horror, il piccolo è un accanito lettore  di giornaletti surreali neri con tanto di bonzi, spettri, cadaveri che scoperchiano le loro tombe, fantasmi e spiriti che rappresentano vere e proprie reincarnazioni macabre di  personaggi reali morti in modo violento.

Il dispotico genitore dopo aver  ammonito violentemente il bambino, tanto da renderlo collerico e vendicativo, getta l’ultima rivista in mano al figlio, dal titolo Creepshow, nell’immondizia rimanendo un po’ sorpreso e impaurito del successivo forte  rombo di un tuono che sembra preannunciarli guai per il suo stesso futuro.
Dalla rivista horror del  piccolo Billy (Joe King figlio di Stephen King), nascono le 5 storie del film.
In Father’s Day, La festa del papà, (con Viveca Lindfors, Carrie Nye, Ed Harris, Elizabeth Regan, John Amplas), un dispotico e aristocratico vecchio padre, massacrato alcuni anni  prima dalla figlia con un pesante portacenere di ceramica, ritorna in vita come bonzo assetato di vendetta. La figlia già psicolabile che lo aveva ucciso per ricambiare l’assassinio del proprio amante ottantenne eliminato dal padre geloso durante una battuta di caccia, rimane psichicamente alterata per tutta la vita.
Ogni anno la donna, ossessionata dal ricordo, si reca sbronza nella tomba del padre con una bottiglia di whisky,  ricordando con tormento ma sempre con una punta di compiacimento il tragico evento.
Un giorno, in presenza della donna, il defunto genitore, corroso dai vermi,  esce  dalla tomba,  con la chiara intenzione di  punire lei e tutta la famiglia; è il giorno della  Festa del papà, l’anniversario che evoca tutta la drammaticità di quei fatti di sangue.
In quella  tragica  giornata  l’omicidio dell’anziano genitore era avvenuto dopo che gli era stata negata ripetutamente la torta della festa,  insistentemente richiesta dall’uomo in un modo infantile, lamentoso,   che rispecchiavano tutti i suoi  pesanti 180 anni.
In The Lonesome Death of Jordy Verrill, La morte solitaria di Jordy Verrill, (con Stephen King, Bingo O’ Mallley), un contadino ingenuo e un po’ alcolizzato (lo stesso Stephen King) assiste di sera alla caduta di un piccolo meteorite nei pressi della propria abitazione; convinto di poter fare un affare, raffredda con l’acqua la pietra  rovente ma il meteorite si spacca perdendo molta  importanza estetica e scientifica;  nel frattempo Verrill scopre delle bollicine bianche sulle dita della mano, dopo un po’ di tempo diventano ciuffi di erba verde,  il fenomeno è causato da un misterioso virus proveniente dal meteorite in grado di  espandersi  rapidamente su tutto il suo corpo trasformandolo in un smisurato uomo-pianta. La caduta del meteorite provoca nell’intera zona un gigantesco aumento della vegetazione; Verrill scoraggiato e impaurito per quanto gli sta accadendo penserà di uccidersi ma teme di sbagliare mira con il suo fucile.

In Something to Tide You Over, Alta marea,  (con Leslie Nielsen, Ted Danson, Gaylen Ross) un marito tradito, dopo aver scoperto con un registratore fonico l’infedeltà della moglie, organizza ad arte una crudele vendetta, con tanto di televisione a circuito chiuso che gli permette di seguire in diretta l’agonia dei due giovani amanti.
L’uomo seppellisce la coppia in riva al mare, fino all’altezza del collo, con la minaccia di una pistola.
La moglie e l’amante, vengono sotterrati  in  due  punti della spiaggia  lontani tra loro di 1 KM,  e lasciati in balia della crescente marea; le onde  sempre più lunghe e minacciose arrivano al punto di   sommergere  le  teste dei due sventurati, asfissiandoli; il finale riserverà un’apprezzabilissima sorpresa  appagando il bisogno di giustizia che pervade per tutto il film lo spettatore.
In The Crate, La cassa (con Hal Holbrook, Adrienne Barbeau, Fritz  Weaver, Don Keefer, Christine Forrest), un professore universitario accusato insistentemente dalla moglie di debolezza congenita e di ogni genere di irrisolutezza, nonché di impotenza sessuale,  scopre un mostro sanguinario, ultracentenario, rinchiuso in una cassa, e dopo aver rischiato la vita per liberarlo se ne servirà per sbarazzarsi della sempre più intollerabile consorte. Il mostro, dopo essere stato pericolosamente usato, viene di nuovo  rinchiuso nella cassa e buttato in mare, ma non sembrerà affatto intenzionato a morire.

In They’re Creeping  Up on You, Strisciano su di te, (con E.G. Marshall), un ricco anziano ossessionato dalla pulizia e dagli scarafaggi si ritrova a un certo punto assediato, dopo un black out elettrico, quasi per ironia della sorte, proprio da un esercito di bacherozzi che sembrano voler divertirsi della sua patologica fissazione spuntando numerosi da ogni fessura e aggredendolo brutalmente. L’uomo vedrà infilarsi gli scarafaggi  in ogni cavità del suo corpo.
Dopo la rappresentazione dei vari  episodi il padre di Billy verrà colpito in tutto il suo corpo da punture di spilli che il figlio nascosto affonda su  una bambola Woodoo vendicandosi così sadicamente, con la magia, dei torti arrecati al suo giocoso immaginario di bambino.

Il film è un piacevole e certamente riuscito omaggio ai fumetti della Ec Comics di Wiliam Gaines, più volti censurati, che negli anni ’50 ebbero una certa popolarità tra gli adolescenti; forse nel film non è del tutto riuscita la combinazione tra orrore (buoni  gli effetti speciali di Tom Savini) e umorismo nero, la loro ricercata fusione funziona bene solo nel primo episodio, poi rimane un po’ sfasata, forzata, e l’umorismo rimane eccessivamente separato dal resto delle tensioni horror, divenendo una sorta di  rumore.
Romero in Creepshow supera se stesso, perfeziona la forma espressiva fumettistica sempre considerata dai critici di interessante  valore visivo per il cinema, omaggia generazioni di registi, compreso quella di Dario Argento  scopiazzando qua e là musiche e inquadrature prese da diversi film compreso Profondo rosso,  di cui copia il ritmo di alcune musiche legate alle situazioni sceniche più tese e il volto horror di turno situato magistralmente dietro uno specchio, un falso quadro, o un finestrino circolare di una porta di casa.
Romero in questo film è straordinario, cura le inquadrature  con un inedito spirito creativo, quasi da artista-folle, ispirato, sottolineando i numerosi punti di contatto che il cinema può avere con le tavole dei fumetti, da sempre considerati visivamente famigliari con la settima arte idonei cioè a un proficuo scambio di posizioni formali e contenutistiche.
Romero fa  trapassare, all’inizio, durante e alla fine di ogni episodio, l’immagine fotografica chiave della scena ripresa, nella corrispondente immagine fumettistica tratta dal giornalino Creepshow.
La recitazione è sempre sopra le righe, per certi aspetti  anche sorprendente, sia per la sicurezza dei dialoghi sia per  la spontaneità espressiva dei volti; il doppiaggio verbale in  italiano è pressoché perfetto, confermando la nostra felice tradizione professionale in questo campo, i colori sono accesi e a volte, nei momenti di maggior brivido, appaiono del tutto irreali (fotografia di Michael  Gornick che dirigerà il film successivo) contribuendo ad accentuare la suggestione che un buon horror deve sempre avere.

 
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