Dead Mary
Titolo originale: Dead Mary
USA: 2007. Regia di: Robert Wilso Genere: Horror Durata: 103'
Interpreti: Dominique Swain, Marie-Josée Colburn, Steven McCarthy, Maggie Castle, Michael Majeski, Reagan Pasternak, Jefferson Brown
Sito web:
Nelle sale dal: In dvd - Inedito
Voto: 4
Trailer
Recensione di: Denis Zordan
La situazione di partenza l’abbiamo vista mille volte nel cinema americano: un gruppo di giovanotti si ritrova in luogo isolato per trascorrere il weekend in compagnia.
Del gruppo di amici di lunga data fanno parte Matt e Kim (Dominique Swain, l’ex Lolita di Adrian Lyne), il cui rapporto sembra ormai alla fine; la mangiatrice di uomini Eve; i fidanzati di una vita Dash ed Amber, che si sono finalmente sposati (anche se Dash, lo scopriamo dai discorsi degli amici tra una birra e una canna, tradisce da sempre l’ingenua mogliettina); Baker e la sua nuova ragazza Lily, la più giovane del gruppo, unica estranea al sodalizio e perciò la più emarginata. Nella noia della serata (e per fortuna che doveva essere un weekend divertente), qualcuno ha l’idea di giocare ad uno di quegli stupidi passatempi che, evidentemente, devono piacere tanto ai giovani rampolli americani: evocare una strega defunta attraverso lo specchio. A turno, tutti si dovranno chiudere in bagno con una candela accesa e chiamare per nome tre volte “Maria la Defunta”, appunto la “Dead Mary” del titolo. Sarà, come da copione, l’inizio di una carneficina.
Gli sceneggiatori del film, Peter Sheldrick e Christopher Warre Smets, devono aver lavorato veramente al minimo sindacale. Il thriller diretto da Robert Wilson (difficile parlare di vero horror) gira infatti a vuoto fin dal principio. Inutile dire che le idee sono rubacchiate qua e là: lo spunto di chiamare la strega dall’oltretomba stando in piedi dinanzi allo specchio è il medesimo dell’interessante Candyman (1992) di Bernard Rose, mentre la mattanza con reciproci sospetti tra i ragazzi richiama immediatamente la serie di Scream e un’infinità di altre, spesso dimenticabili, pellicole.
L’unica trovata che i due scellerati sceneggiatori riescono a concepire per seminare dubbi e panico tra i ragazzi è quella di mantenere in vita gli uccisi, in modo che possano inquietare e sproloquiare a vanvera accusando tutti di tradimenti (anche qui, come sempre, sembra che tutti abbiano scopato con tutti, ovviamente all’insaputa del partner seguendo il solito cliché sessuofobico).
Si ha anche la sensazione che i soldi per gli effetti speciali fossero davvero pochi, e che siano finiti dopo la maschera da zombi che Matt, il primo a finire morto ammazzato, si ritrova ad indossare.
Si aggiunga che lo script si adagia nelle solite abusatissime convenzioni, con i cellulari che non funzionano perché non c’è campo (e quando mai?), mentre i dialoghi continuano ad annunciare l’arrivo di un altro amico, Ted, che non vedremo mai (e allora a che serve parlarne? non è mica Godot…)
Detto in soldoni, questo thrilleruccio non è forse buono nemmeno per un sabato sera di poche pretese: non spaventa mai, non diverte, non inquieta.
I protagonisti non sono neppure simpatici, e di sesso tra loro non ce n’è manco l’ombra.
La Swain, pur avendo la parte della protagonista, non si distingue minimamente dagli altri e sostanzialmente è indifferente che a morire sia uno o l’altro del gruppo.
Lo spunto soprannaturale rimane mero pretesto narrativo (la strega non si vedrà mai) e la noia dello spettatore è garantita.
Insomma, un film che potete tranquillamente tralasciare senza sentirvi in colpa.
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