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Dracula (1931) PDF Stampa E-mail
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Scritto da Biagio Giordano   
martedì 13 luglio 2010

Dracula (1931)
Titolo originale: Dracula
USA: 1931. Regia di: Tod Browning Genere: Horror Durata: 75'
Interpreti: Bela Lugosi, Edward van Sloan, David Manner, Helen Chandler, France Dale, Dwight Frye, Herbert Bunston
Sito web:
Nelle sale dal: 16/09/1932
Voto: 7,5
Trailer
Recensione di: Biagio Giordano
L'aggettivo ideale: Raffinato
Scarica il Pressbook del film
Dracula su Facebook

DraculaVoltaire scrive: “Non si sentiva parlare che di vampiri fra il 1730 e il 1735: se ne scopriva dappertutto, gli si tendevano agguati, gli si strappava il cuore, li si bruciava. Qualcosa di simile a quanto era capitato agli antichi martiri cristiani. Più se ne bruciavano e più se ne trovavano […]”.

“La caccia ai vampiri in definitiva diventava una lotta contro la superstizione. Ma non c’è modo migliore per far trionfare una superstizione che combatterla. Quale figura del diabolico, l’idea di vampiro è figlia dell’illuminismo e si afferma dopo il barocco, dopo cioè quell’horror vacui che contraddistingueva la perdita della centralità proposta dal barocco. Non è casuale che in questi secoli la storia dei vampiri provenga dall’est europeo (Vlad, l’impalatore dei turchi) e presupponga una lotta feroce tra cristianesimo e paganesimo. Da notare che la questione del sangue è un tratto tipico del politeismo pagano, là dove invece il monoteismo ebraico-cristiano ha elaborato la vicenda del nome. Basti evocare ad esempio, la portata vampiristica del rito dell’eucarestia quale tratto pagano recuperato dal cristianesimo: “ prendete, questo è il mio corpo e questo è il mio sangue” (Giancarlo Ricci dal saggio Vampirismo).
Da questa premessa storico-filosofica si può desumere come la faccenda del vampirismo, da un punto di vista un po’ più analitico  sia tutt’altro che una questione  chimerica, superficiale o esclusivamente fantastica, a tutt’oggi infatti nell’ambito degli studi psicanalitici classici essa richiama a un impegno in formulazioni di logiche legate a fantasmagorie di estrema rilevanza inconscia,  le cui radici affondano nel mito della sacralità e venerabilità laiche del sangue che tanto hanno contribuito alla costituzione di dottrine religiose integraliste e ideologie fondamentaliste.

Dopo Nosferatu (“non morto”), del 1922, capolavoro muto di Murnau che raffigurava un vampiro dalle sembianze mostruose e deformi, il cinema con il Dracula (1931) di Tod Browning  propone  un vampiro dalle sembianze diverse, più adeguate alle regole estetiche del cinema anni ’30 dove si ricercava l’eleganza e il buon gusto.
Browning  riveste il personaggio di  Dracula di nobiltà, raffinatezza e garbo, affidandone la recitazione ad un interprete che già lo impersonava con successo al teatro: l’attore ungherese Bela Lugosi,  degno sostituto dello scomparso Lon Chaney, “l’uomo dai mille volti”, designato in un primo momento dal produttore Carl Laemmle nel ruolo di Dracula  e che muore poco prima dell’inizio del film.
Il film è ispirato al romanzo di Bram Stoker del 1897 ma se ne distanzia in diversi punti, avvalendosi  di una sceneggiatura  stesa per il teatro da Halmiton Dean e John Baldeston che costruiscono  personaggi e intrecci in un modo del tutto nuovi.
Tod Browning era già noto per film come  Lo sconosciuto (1927), La serpe di Zanzibar (1928); dopo il film di grande successo Dracula (1931),  girerà anche Freaks (1932), I vampiri di Praga (1935), La bambola del diavolo (1936) confermandosi un regista di grande talento espressivo.

La fotografia di Carl Freund giganteggia per suggestione espressionista e ricercatezza compositiva lanciando definitivamente il grande fotografo espressionista nell’olimpo dei geni visivi della storia della cinema.
La casa produttrice Universal manterrà il suo predominio nel genere horror fin quasi alla fine degli anni ’50 con notevoli risultati sia di botteghino che di qualità, dopodiché inizierà l’era della britannica Hammer.
Il film Dracula (siamo nel 1987) inizia con una lussuosa carrozza che corre sobbalzando tra le strade polverose  attorcigliate tra le gigantesche montagne dei Carpazi, lambite a tratti da banchi di nebbia improvvisi. All’interno della carrozza tra diversi passeggeri c’è anche Renfield (Dwight Frye), un agente immobiliare inglese che viene mandato in Transilvania per far firmare al conte Dracula il contratto d’affitto dell’abbazia inglese di Carfax.
Nonostante le proteste di alcuni passeggeri per i forti sobbalzi della carrozza, uno di essi, residente in quei luoghi, invita il cocchiere a non rallentare, per arrivare al più presto al paese, precisamente prima del calar della notte.
La notte in cui si stava per entrare era infatti quella di Valpurga: 30 Aprile; la vigilia di Calendimaggio (vigilia di Beltane).
Tra le varie e innumerevoli leggende sparse per l’Europa del nord, quella di quei luoghi si discostava per gravità degli eventi che si presumevano sarebbero insorti, si pensava infatti che Valpurga fosse la notte in cui Dracula e le sue tre mogli uscissero dalle tombe del loro castello per bere sangue umano oltre che animale, soddisfacendo la loro bramosia di vita con una sorta di orgia cannibalica senza limiti, a spese di molte vite umane.
Al calar della notte Renfield, cambiata carrozza in paese, raggiunge inquieto il Castello del conte dopo aver constatato con orrore che  alla guida del mezzo c’era solo un pipistrello.

Durante il colloquio con il raffinato e gentile conte Dracula l’inglese beve un vino speciale offerto dal nobile della  transilvania che dopo un po’ lo farà assopire consentendo a Dracula di morderlo sul collo e quindi vampirizzarlo.
Successivamente a bordo della nave a vela  Vesta i due raggiungono a stento l’Inghilterra salvandosi miracolosamente da un forte nubifragio che farà quasi naufragare la Vesta.  Dracula dorme in  una cassa contenente terra natia l’unica che gli consentirà di rimaner vivo di notte. Renfield è nel frattempo diventato completamente pazzo, succube della volontà del conte con cui comunica per telepatia; per vivere si nutre di insetti, ragni, mosche.
Arrivati a Londra Renfield viene rinchiuso in un manicomio mentre Dracula entra in contatto, durante una rappresentazione  teatrale,  con i suoi vicini di casa, Mina, Jonathan Harker, Lucy.
Mina ( Helen Chandle)  è la bella fidanzata del collega di Renfield Jonathan Harker (David Manners), il conte transilvano seduce Mina e la sua amica Lucy mordendole nel collo, ma Harker grazie alla collaborazione scientifica del professor Abraham Van Helsing (Edward Van Sloan) che sa come individuare i capi vampiri e distruggerli riuscirà a sventare i piani diabolici del conte conficcandogli un paletto nel cuore. Renfield  che aveva tradito il conte dando notizie sui suoi piani diabolici era stato in precedenza ucciso da Dracula nel Castello.

Con la morte di Dracula Mina guarisce, ridiventa normale e può sposare finalmente Harker.
Per quanto riguarda gli intrecci, lo spettacolo più  emotivo della prima parte del film, girata nei Carpazi, è superlativa, la curiosità per quello che sta per accadere ai passeggeri della carrozza e l’atmosfera suggestiva  carica di paure e tensioni di ogni genere sono ben congeniate e sviluppate in tempi giusti ben dosati, tali da non far calare le attese.
La seconda parte in Inghilterra è un po’ scontata, si lascia troppo intuire, facendo calare negli spettatori paure e apprensioni per le sorti dei personaggi.
Da notare la grande raffinatezza di Browning nella scelta di non presentare direttamente gesti cruenti, ma nell’alludervi soltanto, ad esempio egli non mostra mai il momento in cui Dracula è a contatto con il collo delle vittime, né successivamente mostra i segni dei canini sulla pelle, e nemmeno lascia intravedere i due denti sporgenti al momento dell’atto di succhiare: tipici dei vampiri.
Forse come ha scritto qualche critico acuto ciò è dovuto al fatto che, interpretando comunemente l’atto del mordere sul collo come un sostituto dell’atto sessuale, Dracula mordendo Renfield avrebbe destato negli spettatori il sospetto di essere bisessuale, attenuando quindi l’atmosfera drammatica (siamo nel 1931 in pieno puritanesimo americano) di cui il suo personaggio era portatore, con conseguente tendenza all’ilarità, tipica delle scene vampiresche in cui inaspettatamente un personaggio vampiro supposto di sesso maschile  morde sul collo una vittima dello stesso sesso, il rischio di un effetto parodia sarebbe stato effettivamente forte e bene ha fatto Browning ad aggirare l’ostacolo dimostrando per i tempi dell’epoca genialità e perspicacia non comune.

 
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