Giallo/Argento
Titolo originale: Giallo/Argento
Italia, USA: 2009. Regia di: Dario Argento
Genere: Horror
Durata: 90'
Interpreti: Adrien Brody, Emmanuelle Seigner, Elsa Pataky, Lorenzo Pedrotti, Luis Molteni, Robert Miano, Silvia Spross, Byron Deidra, Daniela Fazzolari, Valentina Izumi, Giuseppe Lo Console, Taiyo Yamanouchi, Barbara Mautino, Giancarlo Judica Cordiglia, Liam Riccardo, Anna Varello, Nicolò Morselli, Massimo Franceschi
Sito web ufficiale: www.myspace.com/giallomovie
Sito web italiano:
Nelle sale
dal: 01/07/2011
Voto: 5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Goffo
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Che peccato vedere le ossessioni di Dario Argento scolorire e sbiadirsi nello smalto già opaco che patina i lavori del maestro del brivido italiano da ormai più di un decennio.
“Giallo” segue i pallidi titoli delle Madri,proponendosi anch’esso come pellicola senza guizzi e colori,quasi che Argento voglia confermare una genialità assopita.
Il linguaggio visivo di un regista che ha segnato a fondo il cinema italiano di genere e ritraeva i volti della morte e della paura declinati nelle ansie dell’immaginario,sembra evaporare nelle realtà inconsistenti di un cinema amorfo e senza impronta,tradendo quel talento che dal 1970 traduceva con stile inconfondibile le ossessioni in immagini.
In “Giallo” lo spettatore soffre della privazione di un’aspettativa disillusa,un appuntamento con la paura,una porta sul buio,un’irruzione nell’inconscio,trovandosi a valutare che l’unico indotto del lavoro è una storia a stento riconducibile alla fantasia malata dell’artista dell’orrido,dilatata da psiche a morbosa fisicità. Torino.Il detective Enzo Avolfi (Adrien Brody) indaga su una serie di omicidi di fotomodelle rapite e brutalmente assassinate.
Il killer,reso subito noto,è un uomo deforme nel fisico e nell’anima,un omicida che porta in sé i traumi di un’infanzia guastata. Ma anche Avolfi è profondamente segnato da qualcosa che non gli dà pace e l’incontro con Linda (Emanuelle Seigner),sorella di una modella sequestrata dal maniaco,lo aiuta nell’indagine del caso e di quello che nasconde nel suo io chiuso nel buio.
La morbosa attenzione del regista all’essenzialità dei dettagli affiora incerta nella struttura del racconto in una banale impaginazione scenica ben diversa dalla scrittura visiva dei tempi migliori:i toni saturi dell’incipit chiamano “Suspiria” e “Profondo rosso”,i voli di camera ricordano le scene in apertura di “Opera”,ma nel labile impianto narrativo pare trasparire in filigrana la reticenza del regista ad aggiornare una modalità direttiva autentica ma segnata da un passaggio d’epoca.
Le soluzioni registiche che coniavano il cinema dell’orrore italiano di quarant’anni fa ,le inquadrature,i carrelli,le soggettive,i meccanismi di carico tensionale e gli impieghi sonori,sono elementi assenti in un apparato obsoleto tradotto in un ordinario racconto dai soffusi timbri noir già narrato in epoche e platee diverse da quelle di oggi,ma privato di quella suggestione che porta la firma della differenza.
Pare che Argento voglia conformare il suo cinema alla modalità fictionale dell’immagine televisiva,alla mediocrità di un uso a perdere forse oggi più praticato e consueto.
Lasciandosi alle spalle esoterismo,diavoli e stregoneria,il regista torna ad esaminare le ansie e i traumi che si annidano nelle pieghe di passati sepolti,ma il processo analitico esce impoverito di quell’empatia morbosa che respirava nei suoi migliori lavori ed il futile ricorso ai dettagli canonizzati in una regia un tempo firma di maestro,lascia questa debole storia in balìa di una vacua favola nera e di un nostalgico rammarico.
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