Il custode
USA: 2005. Regia di: Tobe Hooper Genere: Horror Durata: 94'
Interpreti: Dan Byrd, Stephanie Patton, Tarah Paige, Price Carson, Greg Travis, Alexandra Adi
Recensione di: Paolo Zelati
Wes Craven sostiene che il genere horror funziona "ciclicamente", cioè
torna al successo ogni 15 anni, Joe Dante invece spiega il rinnovato
successo dell'horror imputandolo al tormentato periodo storico che il
mondo sta vivendo e che, quindi, verrebbe esorcizzato e rappresentato da
questo tipo di cinema.
Comunque stiano le cose, il risultato più evidente di questa rinascita
lo troviamo nel "ripescaggio" subito da alcuni registi dei quali
avevamo perso le tracce.
Tobe Hooper è forse il più illustri di questi desaparecidos: dopo lo
straordinario esordio targato 1974 con "Non aprite quella porta", la
carriera del simpaticissimo texano avanza ad alti (Poltergeist) e bassi
(The Mangler) fino a perdersi - durante gli anni 90 - in oscure
produzioni televisive.
Ma nel 2004 ecco che i fan di Hooper (tra i quali chi scrive) tirano un
sospiro di sollievo: "The Toolbox Murders" è sporco, violento,
tesissimo e cattivo, insomma pura exploitation d'autore che riporta il
Papà di "Leatherface" ai fasti di un tempo.
E infatti in Italia, nessuno se lo fila.
Ora invece esce "Il guardiano", un film sfortunato e pasticciato che
non ha trovato una distribuzione theatrical nemmeno negli USA.
La storia: una mamma (Denise Crosby, cioè la Rachel di Cimitero
Vivente) con i suoi due bambini si trasferisce in una piccola città con
lo scopo di rilevare una vecchia ditta di pompe funebri abbandonata.
Una volta trasferitisi nella casa, i tre scoprono che una strana figura
si aggira, di notte, tra le tombe e che il sottosuolo è infestato da
una strana alga nera che risveglia i morti e riesce a possedere i vivi.
Raccontare oltre sarebbe inutile.
Il guardiano è un film che regge per tutto il primo tempo, grazie ad
una coinvolgente narrazione old style con la quale Hooper ci presenta
luogo e personaggi (abbastanza interessanti) e getta le base per lo
svolgimento della storia.
Poi il delirio.
Il secondo tempo sembra fatto apposta per farci esclamare: "Ma no! Ma
che peccato!": la logica se ne va in vacanza e Hooper, autocitandosi
qua e là e adottando uno stile "over the top" probabilmente non adatto
alla sceneggiatura di Anderson e Gierasch- accumula zombie,
possessioni, alghe assassine, mutanti ed effettacci da sagra di paese
come se ci trovassimo in un incubo horror di un teen-ager anni 80.
Provaci ancora Tobe!
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