Il mai Nato
Titolo originale: The Unborn
USA: 2009. Regia di: David S. Goyer Genere: Horror Durata: 87'
Interpreti: Odette Yustman, Gary Oldman, Carla Gugino, Meagan Good, Cam
Gigandet, Idris Elba, Jane Alexander, James Remar, Rachel Brosnahan,
Rhys Coiro, Gene Fojtik
Sito web: www.theunbornmovie.net
Nelle sale dal: 27/02/2009
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
Un nuovo e spaventoso incubo sta per risucchiare lo spettatore in una spirale demoniaca che viene da molto lontano, quando la genesi dei gemelli era circondata da un alone di mistero e uno scienziato pazzo diede l’innesto a esperimenti raccapriccianti sui bambini ebrei durante l’Olocausto.
Il Mai Nato racconta la vicenda di una giovane donna, che attraverso incubi inestricabili e allucinazioni che la terrorizzano, la spingono a fare luce sul passato della sua famiglia, sulla madre che si è suicidata abbandonandola quando ancora era una bambina e su un fratello gemello, morto ancor prima di nascere.
Scopre che un demone la perseguita e le farà terra bruciata intorno.
Riuscirà a scoprire la verità e chiudere quella porta che si è spalancata tra i due mondi, quello terreno e ultraterreno?
Il regista ha saputo introdurre delle idee originali in un film di genere. La maledizione ricaduta su una famiglia che deve essere rintracciata nella Germania nazista e l’universo dei gemelli del quale ancora non si conoscono tutte le sfumature a livello medico sono una buona base dove far poggiare le incognite di una storia che deve smuovere le viscere incutendo paura.
Si ha sempre paura di ciò che non si conosce o si crede di conoscere e poi si dimostra tutt’altro che piacevole.
Il regista ha cercato di realizzare una storia verosimile, attingendo da situazioni reali e possibili, perché secondo lui la parte realistica di film horror è quella che terrorizza maggiormente lo spettatore, gli fa gelare il sangue l’idea che ciò che vede sullo schermo possa accadere.
Un’altra peculiarità del film è l’utilizzo delle storie del folklore ebraico riguardo a un antico spirito chiamato dybbuk. È un anima dannata e girovaga che non trova pace e cerca di impossessarsi del corpo di una persona viva. Per sbarazzarsi di un dybbuk è necessario mettere in atto un esorcismo e così compare la religione, un’altra peculiarità.
La religione e i film horror sembrano spesso andare a braccetto e il motivo può essere rintracciato nelle varie forme di vita oltre la morte alla base del credo della maggior parte delle religioni.
L’immaginazione dei creativi cinematografici e letterari è da sempre fervida prospettando allo spettatore leggende e credenze fattibili al cinema.
Punto focale della storia è Casey (Odette Yustman). Il regista e sceneggiatore David Goyer ha delineato la protagonista come una giovane brillante e studiosa, che ha il fidanzato, una migliore amica e nonostante ciò è una persona solitaria, taciturna. Possiede un’aura di tristezza dovuta al dolore per la perdita della madre e al fatto che, dopo molti anni dall’accaduto, sia un argomento di cui non si parla.
Sia il padre sia Casey rifiutano di affrontare il proprio dolore, entrambi fingono di essere riusciti a superare il trauma. I realizzatori volevano un volto nuovo per il personaggio di Casey e dopo aver visionato centinaia di attrici è stata scelta Odette Yustman. Il regista la scelta perché è semplice, bella ed ha un aria particolare che la rende simpatica allo spettatore che vorrebbe proteggerla durante tutto il suo percorso infernale.
Un personaggio tra quelli che stanno più vicini a Casey e la proteggono è il fidanzato Mark, interpretato da Cam Gigandet. I realizzatori avevano bisogno di un attore in grado di essere sia il sensibile fidanzato che la persona posseduta dallo spirito maligno in cui si trasforma, e dopo aver vestito i panni dell’inarrestabile vampiro James in “Twilight”, come dare torto a questa scelta indovinata.
David Goyer ha scelto come location Chicago, in quanto c’era la necessità di una città dove facesse abbastanza freddo perché ci fosse la neve a marzo. Dai primi minuti del film grazie al parco innevato completamente deserto in cui Casey fa una corsa, lo spettatore percepisce un’atmosfera diversa dal solito, carica di tensione.
Il film inizia con le migliori premesse possibili e prosegue anche meglio, però poi si fanno avanti dei cliché, ben incasellati, ma pur sempre scontati.
Se il film accanto agli elementi nuovi e originali avesse affiancato altri elementi nuovi, invece di riproporre l’esorcismo e il maligno che si svela attraverso un bambino, sarebbe stato più incisivo nel suo intento: terrorizzare. Detto ciò, buona visione.
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