Io sono leggenda
Titolo originale: I Am legend
USA: 2007. Regia di: Francis Lawrence Genere: Horror Durata: 100'
Interpreti: Will Smith, Alice Braga, Dash Mihok, Charlie Tahan, Salli Richardson, Willow Smith
Sito web: www.iamlegend.warnerbros.com
Nelle sale dal: 11/01/2008
Voto: 6
Recensione di: Tommaso Politi
Un problema del cinema americano è il dopo undici settembre.
Dopo l’undici settembre è successo che ha iniziato a esistere la definizione di cinema americano “dopo undici settembre”: in un primo momento avrebbe potuto indicare, al di là dei generi, un certo cinema che come oggetto aveva la grande questione politica americana, il tema della democrazia da esportare, l’assoluta, congenita tensione al datti da fare che vedrai quanti frutti potrai raccogliere.
E’sicuramente difficile non prescindere dalle torri gemelle ma non è altrettanto necessario riferirsi con una certa insistenza all’evento. Will Smith spesso si è trovato ad essere il personaggio tra le cui mani si componeva lentamente la soluzione alla catastrofe, imminente o già avvenuta; in questo film non è da meno e per di più ha il compito di ricordare a se stesso, ultimo uomo sulla terra, che tutto dovrà ripartire da New York, grado zero, come lui stesso definisce. Staremo a vedere.
Emma Thompson è una scienziata che scopre il rimedio per il cancro: si ingentilisce, si domina un virus e lo si conduce per mano attraverso l’organismo malato. La sperimentazione non ha buon esito e scoppia un’epidemia su scala mondiale; Will Smith è un graduato-scienziato dell’esercito americano che ha il compito di sanare l’errore. Immune, condivide la città di New York, il cui possesso è tornato alla natura, con le creature della notte, già umani entrati in contatto con il virus, fotofobici, regrediti ad uno stadio imprecisato del percorso evolutivo. Con tenacia e uno stato d’animo corroborato dalle vibes di un altro scienziato, Bob Marley (similitudine a nostro avviso poco sottile), isolerà l’antidoto e lo metterà, prima di sacrificare la propria vita, nelle mani di una superstite, incontrata verso la metà del film.
L’ immagine di New York paralizzata, immobilizzata nei suoi ultimi istanti di vita, con le automobili bloccate in estremi ingorghi, i grattacieli dimora di uccelli, le strade riconquistate dalla natura, è piuttosto suggestiva: una savana dove ci si deve procurare cibo, branchi di cervi che sfrecciano attraverso le carcasse metalliche, confrontare con gli altri predatori.
La prima parte del film è decisamente migliore, il racconto si snoda attraverso una scena ben costruita senza indulgere troppo alle potenzialità del digitale e lo sviluppo narrativo è ben supportato nonostante la sola presenza di due attori (Smith e il suo cane). Non mancano le colluttazioni con le creature della notte, gruppi di esseri infetti con caratteristiche simili a quelle dei vampiri, e esplosioni assordanti, segnale inequivocabile del fatto che la storia sta volgendo al termine. La struttura diegetica è lineare, convenzionale nonostante l’utilizzo di flash-back che mettono lo spettatore a conoscenza della morte della famiglia del protagonista e di qualche indicazione sul pre-collasso.
Il film prosegue una tradizione che prende origine dal libro di Matheson: Ragona, 1964, L’ultimo uomo sulla terra, in cui il superstite è impersonato da Vincent Price e Occhi bianchi sul pianeta terra di Sagal, 1971, con Charlton Heston, forte e impeccabile.
Il genere umano è sconfitto, ormai il mondo, la città di New York, è dimora di altri esseri e Neville altro non è che un intruso in un luogo svuotato della propria storia, un luogo primordiale dove le uniche regole sono quelle che la natura sta lentamente reintroducendo, dove il più forte è una nuova razza generata dall’errore umano.
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