Joshua
Titolo originale: Joshua
USA: 2007. Regia di: George Ratliff Genere: Horror Durata: 105'
Interpreti: Jacob Kogan, Sam Rockwell, Vera Farmiga, Celia Weston, Dallas Roberts, Michael McKean
Sito web: www.foxsearchlight.com/joshua
Nelle sale dal: 11/07/2008
Voto: 6,5
Recensione di: Pasquale Russo
E’ consuetudine associare il concepimento di un figlio ad un vero e proprio miracolo; ad un momento unico nella vita, di gioia e di amore. In casa Cairn, invece, l’arrivo della piccola Lily getterà la famiglia in un’agghiacciante spirale autodistruttiva: Abby, la madre, cadrà preda di un pesante esaurimento nervoso mentre Brad, il padre, frustrato dalla vita familiare, comincerà a trascurare il proprio lavoro. Nel frattempo Joshua, il primogenito, vedendosi improvvisamente usurpato dell’amore e delle attenzioni dei propri cari, deciderà di fargli pagare quella che lui riterrà essere una grave mancanza d’affetto.
Trama dal retrogusto polanskiano quella di Joshua: condita di una buona dose di tensione, che una volta tanto viene generata dalle opprimenti atmosfere domestiche piuttosto che da un terrore personificato. Perché nonostante Joshua venga presentato come un essere diabolico, è in realtà la dimora familiare ad identificarsi col male puro.
Le stanze sembrano voler ingoiare i protagonisti mentre essi cercano disperatamente di restare uniti, e non cedere alla follia. Ma mentre la morsa si stringe ognuno di loro rimane sempre più solo. Malgrado alcune forzature, la sceneggiatura di Joshua risulta interessante, soprattutto, grazie all’eccellente caratterizzazione dei due genitori: Abby, madre simbolo di un’angosciante, e verosimile, instabilità psicologica, che a lungo andare degenererà in un’incontrollata isteria e Brad, modello comportamentale che reprime la propria rabbia per poi implodere nella paranoia più assoluta.
Da questo punto di vista bisogna render merito ai due superbi interpreti: Sam Rockwell in forma smagliante, come al solito, e Vera Farmiga che sbalordisce ancora di più per l’inusuale, e sempre più rapida, crescita artistica.
Tra i due si avverte una fantastica alchimia, fondamentale per un film del genere.
Si affianca a loro il piccolo Jacob Kogan che, nonostante abbia l’aspetto ideale per impersonare il mefistofelico Joshua, non sempre riesce ad essere all’altezza della situazione. Se non altro, bisogna dargli atto che, al suo esordio, egli si cimenta in un ruolo per nulla facile.
Se il riferimento a Rosmary Baby si avverte nell’ambiguità imperante all’interno della vicenda, per il resto della pellicola gli omaggi e le citazioni si sprecano: dallo scandirsi del tempo in maniera kubrickiana, allo stile di Joshua che spesso e volentieri ricorda quel Damien di Omen.
Insomma, un film non proprio originalissimo il cui fascino risiede nell’anima squisitamente retrò dell’intero prodotto. Classico nella veste e asciutto nella messa in scena, Joshua stimola riflessioni sul groviglio di sentimenti nel rapporto genitori-figli, sempre più spesso banalizzato al cinema, e usa un linguaggio sincero per farlo.
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