La casa dalle finestre che ridono
Titolo originale: La casa dalle finestre che ridono
Italia: 1976. Regia di: Pupi Avati Genere: Horror Durata: 110'
Interpreti: Gianni Cavina, Lino Capolicchio, Giulio Pizzirani, Francesca
Marciano, Bob Tonelli, Pina Borione, Eugene Walter, Pietro Brambilla
Sito web ufficiale:
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 1977
Voto: 8
Trailer
Recensione di: Ciro Andreotti
L'aggettivo ideale: Pregevole
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Stefano, un giovane restauratore di quadri e affreschi, viene chiamato in un piccolo paese del ferrarese per restaurare un affresco riguardante il martirio di San Sebastiano, opera ultima di Buono Legnani, pittore pazzo e denominato “Delle Agonie” perché amava ritrarre esclusivamente persone agonizzanti e in punto di morte.
Una volta rincontrato l’amico, che l’aveva proposto all’amministrazione comunale, Stefano viene a conoscenza della storia relativa ad una “Casa dalle finestre che ridono” che molto ha a che fare con la vita del Legnani. Ben presto in paese comincia una scia di omicidi e gli abitanti non vedono più di buon occhio il giovane restauratore che nel frattempo ha cominciato ad indagare sulla vita del pittore.
Notevolissima prova di regia da parte di un Pupi Avati di annata che così efficace e tirato a lucido l’avevamo visto solamente con “Regalo di Natale” e “l’Ultimo Minuto”.
Girato in tutta fretta, con pochissimi mezzi e una troupe ridottissima: La casa dalle finestre che ridono può, assieme a, “Profondo Rosso” e “L’Uccello dalle Piume di Cristallo” fregiarsi di essere uno degli Horror Cult della cinematografia italiana dei‘70.
Avati si attornia di alcuni tra gli attori simbolo del suo cinema: meraviglioso Gianni Cavina nella parte dell’ubriaco del paese e Capolicchio in quella del restauratore – detective.
Entrambi però questa volta preferiscono calarsi in una realtà ben differente rispetto a quella cui il regista bolognese ci ha da sempre abituato. Una trama asciutta ma molto efficace, una serie di attori perfettamente calati nei loro ruoli, una musica agghiacciante e un colpo di scena finale legano lo spettatore alla sedia per tutto il corso della proiezione facendolo immergere nel verde della campagna ferrarese ai confini con il Veneto in una sorta di mondo parallelo che cela negli angoli di un anonimo paese numerosi intrighi dietro alla figura di Buono Legnani e alla famiglia di quest’ultimo.
Avati nonostante, come già detto, giri per questa volta, un film ben lontano dai suoi canoni standard, non rinuncia comunque a saccheggiare i ricordi della sua infanzia con una serie di luoghi e personaggi incontrati nel corso della sua vita uno su tutti Coppola l’ubriaco interpretato da Cavina.
Nel complesso un piccolo ed imperdibile capolavoro poi in seguito riveduto e corretto da altri registi, fra tutti Carlo Mazzacurati con “La giusta Distanza” e Andrea Molaioli con “La ragazza del Lago” che con pochi e brevi accorgimenti hanno saputo trarre palese ispirazione dalla pellicola di Avati per creare altre due splendide pellicole.
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