La città verrà distrutta all'alba
Titolo originale: The Crazies
USA, Emirati Arabi Uniti: 2010. Regia di: Breck Eisner
Genere: Horror
Durata: 101'
Interpreti: Timothy Olyphant, Radha Mitchell, Joe Anderson, Danielle Panabaker, Christie Lynn Smith, Brett Rickaby, Preston Bailey, John Aylward, Joe Reegan, Glenn Morshower, Larry Cedar, Gregory Sporleder, Mike Hickman, Lexie Behr, Robert Miles, Rachel Storey, Brett Wagner, Tahmus Rounds, Frank Hoyt Taylor, Lisa K. Wyatt, Justin Welborn, Chet Grissom
Sito web ufficiale: www.thecrazies-movie.com
Sito web italiano:
Nelle sale
dal: 23/04/2010
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Sobbalzante
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Dopo quasi quarant’anni dall’uscita nelle sale del film di George A. Romero, (che nel 1968 con “La notte dei morti viventi” ha fatto da apripista a un genere che durante gli anni ’70 ha visto il suo massimo splendore), oggi il remake de “La città verrà distrutta all’alba” trova terreno fertile per diventare nuovamente un film evento, curato dal regista Breck Eisner, che ha trovato l’approvazione dello stesso Romero, qui produttore esecutivo, per l’ottimo lavoro svolto.
In una tranquilla e operosa cittadina del Mid West, gli abitanti hanno una certa familiarità e amicizia che li unisce. Non ci sono mai stati accadimenti strani o esecrabili, fino al giorno in cui durante una partita di baseball, un uomo della collettività entra armato nel campo, con lo sguardo fisso nel vuoto. Lo sceriffo David Dutton lo intima di mettere giù il fucile, ma è costretto a sparargli.
Altri incidenti di maggiore gravità si verificano tra vicini e amici, lo sceriffo si mette a indagare. Il fondato sospetto che l’acqua potabile, di cui la comunità fa uso, sia stata contaminata da un virus, trova la sua certezza quando una squadra militare viene inviata ad arginare il perimetro della cittadina, facendo una selezione di coloro che sono stati contagiati dagli altri.
Il virus della rabbia, un’arma batteriologica sfuggita al controllo, si espande a dismisura e David, la moglie incinta Judy, il vice sceriffo Russell e Becca, assistente ospedaliera, si troveranno a doversi difendere su due fronti, sia dai militari che dai folli, come cita il titolo originale.
Con gli anni ’70 si apre una nuova pagina del cinema americano, in cui la comunicazione con il corpo prende il posto della parola. Un genere, quello horror, che mostra la decadenza del sogno americano, della speranza e di una progettualità per il futuro. Alla commedia sofisticata degli anni ’50 e ’60, dotata della formalità verbale di un pensiero, si sostituisce un genere cupo e spesso privo di un finale rassicurante, come lo può essere l’horror, che fotografa i cambiamenti in cui va incontro la società, sottolineandone le preoccupazioni. Il pensiero si tramuta in gestualità e istinto primordiale, la follia omicida prende il posto del raziocinio.
La differenza di questo film rispetto agli altri horror risiede nella provenienza del pericolo, non più dall’esterno, dall’estraneo, dallo sconosciuto. La minaccia è generata da ciò che è familiare, da persone amiche di cui ci si fida e non ci si aspetterebbe del male. Non solo si è impreparati ad affrontare il mostro, ma non si ha la forza di dover eliminare quello che ha ancora le sembianze di un amico.
Breck Eisner non si limita a fare un remake, ma ci mette del suo portando il film a un livello diverso, aggiungendovi un’azione catastrofica, portando lo spettatore a sobbalzare sulla sedia, creando un film ad alta tensione, grazie anche alla colonna sonora ineccepibile.
Eisner ha voluto porre l’accento sul punto di vista dei due coniugi, la storia viene raccontata attraverso gli occhi di David e Judy e il sentimento che entrambi mettono nell’aiutarsi e sostenersi a vicenda crea nello spettatore il desiderio che i due si salvino, aumentando di intensità durante l’arco del film.
Un elemento caratterizzante è la classica cittadina periferica, isolata, situata in un paesaggio sconfinato, ma soprattutto assolutamente aperto dove i personaggi si muovono in totale esposizione, faticando nel trovare una qualsiasi copertura. Il regista riesce a plasmare questa caratteristica per lo scopo voluto.
Un altro aspetto interessante è che il protagonista non è un eroe, il regista mette in scena un uomo normale che vuole metter su famiglia, insieme alla moglie stanno aspettando un bambino, e desidera una vita serena in seno alla sua casa.
È una persona comune che si vede costretta a fronteggiare circostanze straordinarie, dove emerge la sua forza d’animo, ma anche momenti di debolezza che riesce a mettere da parte.
È un personaggio nel quale ci si può rispecchiare, tanto quanto Judy, la futura mamma, che vuole proteggere il suo bambino e tira fuori la propria combattività.
Nel considerare questi due elementi (il pericolo proveniente dal familiare e un individuo comune in circostanze straordinarie) non si può non notare come ancora una volta si possa fare riferimento alla poetica di Alfred Hitchcock, maestro indiscusso della suspense, il primo che abbia visto in questi due tematiche il potere della destabilizzazione emotiva, e come i suoi insegnamenti siano permeati in ogni generazione di registi e sceneggiatori.
La città verrà distrutta all’alba è un film ben orchestrato e che riesce a tenere sempre attiva l’attenzione.
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